Zeppole dell’Immacolata

Zeppole dell’Immacolata

Zeppole dell’Immacolata

 

zeppole dell'Immacolata

Le zeppole dell’Immacolata sono un dolce tipico campano, in particolare della zona di Castellammare di Stabbia dove vengono preparate proprio in occasione di questa ricorrenza, una festività particolarmente sentita.

Le zeppole vengono preparate per tutto il periodo natalizio, si inizia a partire dal 27 novembre.

E’ una ricetta molto semplice e veloce di pasta lievitata senza uova, una pastella, che viene fritta e poi passata in uno sciroppo con miele e zucchero (come gli struffoli) e decorata con codette o confettini di zucchero colorati. Non manca una versione in cui vengono aggiunte le patate o anche una versione salata.

La mia versione delle zeppole è anche un omaggio agli sfinci siciliani che mangiava la mia cara Sister. Quindi l’impasto è stato arricchito con del latte, ma non ho messo zucchero, ho usato già la dolcezza naturale degli ingredienti, e ho poi ripassato le zeppole in uno sciroppo con miele di ciliegio… quindi dolce ma non troppo… una vera golosità da leccarsi le dita.

Ingredienti

250 g di farina 0

150 g di latte

150 g acqua

7 g lievito fresco

1 pizzico di sale

olio di semi per friggere q.b.

20 g di zucchero

100 g di miele di ciliegio ( o quello che preferite)

codette o confettini di zucchero colorate

In una ciotola capiente metto la farina setacciata. Sciolgo il lievito nel latte e acqua e poi lo verso sulla farina. Mescolo con una frusta o una forchetta, finché l’impasto non risulta bello liscio e senza grumi. Aggiungo una presa di sale, amalgamo bene. Copro con pellicola alimentare e metto in un posto al riparo e tiepido a lievitare per due o tre ore.

In una pentola capiente dai bordi alti porto a temperatura l’olio, poi con l’aiuto di uno o due cucchiai (bagnati nell’olio) formo delle piccole zeppole che faccio scendere e friggere. Appena sono dorate le scolo e faccio asciugare su carta assorbente e procedo con il resto dell’impasto.

Una volta cotte tutte le zeppole le tengo da parte e preparo lo sciroppo al miele. In un pentolino dai bordi alti faccio scaldare il miele con lo zucchero (e un cucchiaio di acqua se serve), vi immergo le zeppole e poi le sistemo, via via, su un piatto di portata sovrapponendole. Tocco finale prima di servire: decoro con le codette di zucchero colorate...

Torta di mele... l’ancienne

Torta di mele... l’ancienne

Torta di mele... l’ancienne


torta di mele l'ancienne

Un’antica ricetta francese per una particolare torta di mele. Sul web si trovano molte preparazioni simili, ma quale sia quella originale… chi lo sa? Tra le molte che ho letto quella che mi ha ispirato maggiormente l’ho trovata sul blog di Cristina Saglietti

Ne ho realizzate due versioni una semplice e una integrale, e sono state entrambe molto apprezzate. Per seguire proprio gli aromi francesi avrei dovuto usare il Cognac o il Calvados, ma non avendoli ho ripiegato sul Brandy. Ho scelto una varietà di mele locali antiche, le grigie di Torriana, che per gusto e consistenza assomigliano alle renette, ma si possono usare quelle che si preferiscono donando così alla torta consistenze, sapori e aspetto diversi. 

Altra cosa che è possibile variare in base al gusto e, perché no al periodo, sono gli aromi. Siamo in periodo natalizio e io ho voluto profumare tutto con la cannella, regalando così alla torta il colore della spezia sullo strato superiore, ben diverso se invece si usa solo la vaniglia.

Sono consapevole che in pasticceria cambiare le ricette è sempre un rischio, e potrebbe sembrare una mancanza di rispetto a chi ha lavorato per crearle e trovare il giusto equilibrio. Ma le mie modifiche sono minime (o forse no) e ben calcolate, diciamo delle personalizzazioni e me ne assumo la responsabilità e il rischio. 

Tornando alla torta, si comincia preparando un composto base tipico di tutte le torte, si decora con le fette di mele e si inforna. Poi, però, dopo una ventina di minuti, si aggiunge sopra a quella, che pare già una bella e golosa torta in cottura, un altro composto, molto morbido e spumoso che negli altri minuti in forno si scioglierà per farsi assorbire e per mescolarsi alla texture più compatta del primo strato.
Risultato?
Un mix di consistenze e di profumi e sapori delicati decisamente interessanti…un dolce perfetto da accompagnare con una bella tazza di tè caldo e fumante... In autunno e in inverno non c'è niente di meglio che una bella torta alle mele che sa di casa e ricette della nonna... un classico dolce da credenza insolito...

Mi domando come sarà stata davvero l'originale ricetta di questa torta...


Ingredienti

Per la torta base 

120 g farina per dolci (tipo 0 o integrale)

95 g zucchero di canna

3 mele grandi grigie di Torriana

2 uova

60 ml latte

30 ml olio d’oliva extravergine dolce

10 g lievito per torte

½ limone per scorza

un pizzico di sale

Parte sopra

90 g zucchero semolato

90 g burro

1 uovo

2 cucchiai Brandy

½ stecca vaniglia o la punta di un cucchiaino di cannella


Per prima cosa accendo il forno a 180° C ventilato.

Procedo con l'impasto base: lavoro le uova con lo zucchero sino ad ottenere un composto molto spumoso e denso. Aggiungo l'olio e il latte e continuo a lavorare con le fruste elettriche. Unisco la farina e il lievito setacciati, il sale e la scorza di limone grattugiata, e continuo a lavorare a bassa velocità per far incorporare bene la farina. Fodero una tortiera a cerniera dal diametro di 18-20 cm con della carta da forno e verso il composto. Livello leggermente la superficie e decoro con le mele, precedentemente sbucciate e tagliate a fette non troppo sottili, sistemandole in cerchio.

Inforno e cuocio per 20 minuti.

Intanto procedo con il secondo strato della torta. Faccio fondere il burro a fiamma dolce. Monto l'uovo con lo zucchero fino ad avere un composto molto spumoso e denso.
Aggiungo il Brandy e dopo il burro fuso, a filo distanziando molto il pentolino dal contenitore mentre lo si versa, continuando a montare il composto con la frusta. L'impasto dovrà essere molto vellutato e spumoso.

Terminati i 20 minuti di cottura, tolgo la torta dal forno e velocemente verso il secondo composto.

Inforno nuovamente e cuocio per 20 minuti. Se dopo 10 minuti di cottura vedo che la superficie della torta si colora troppo, la copro con della carta da forno e continuo la cottura.

Sforno e lascio raffreddare. Prima di servire cospargo la superficie con dello zucchero a velo. 

torta di mele l'ancienne

 

La pizza parigina

La pizza parigina

La pizza parigina

pizza parigina

La pizza parigina è una tipica pizza rustica della cucina partenopea, una delle rappresentanti dello street food napoletano.

Questa preparazione conferma ancora una volta il profondo legame tra Napoli e la cultura gastronomica francese.

Si narra che nel 1816 la pizza rustica venne rinnovata per mano di un anonimo chef  francese, cioè uno dei famosi monsú (come venivano chiamati i cuochi francesi, storpiando la parola “monsieur”), per la merenda della sovrana Maria Carolina, una pizza fatta con doppio strato di pasta sfoglia e farcita. Ma la pizza chiamata “Parigina” fu ideata da uno cuoco napoletano, suo collaboratore, che intese, con il nome dato alla pizza rustica, ricordare che si trattava di qualcosa nato per il gusto della sovrana napoletana; infatti il nome non si riferisce alla città francese, ma deriva dal dialetto “p’à riggina” cioè “per la regina”.

Originariamente la pizza era composta solo da pasta di pane sontuosamente farcita, in seguito si mantenne la pizza farcita, ma venne coperta con della pasta sfoglia. Ora esistono due versioni: quella fedele all’originale, e quella che ha tolto uno strato di pane coprendo direttamente con la pasta sfoglia. La parigina classica è con ripieno di salsa, provola e prosciutto, ma attualmente le si sono affiancate molte varietà e scelte di ripieni. Ma quale che sia la preparazione scelta, tradizione o innovazione, immancabile è la presenza della pasta sfoglia croccante sulla superficie, la base morbida di pizza e un ripieno goloso.

Per la mia parigina mi sono tenuta al classico. Ho usato per la base della pizza un impasto con pasta madre e lunga lievitazione in frigorifero. La pasta madre si può sostituire con 3-5 g di lievito di birra fresco, avendo comunque una lievitazione lenta.

La pasta sfoglia, ahimé, stavolta l’ho presa già bella e pronta.

Il risultato è stata una golosissima pizza farcita morbida e croccante con un ripieno ricco e filante.. Un’ottima merenda, uno spuntino, un aperitivo… e mi raccomando, va servita calda o tiepida.


Ingredienti

500 g di farina per pane/pizza

100 g di pasta madre rinfrescata (o 3 g di lievito di birra fresco)

350-400 g di acqua

5-10 g di sale

1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare

150 g prosciutto cotto

150 g di provola

500-600 g di salsa di pomodoro

olio extravergine d’oliva

Preparo l’impasto di pizza: in una grande ciotola metto la farina, inserisco la pasta madre, verso l’acqua e comincio ad impastare sciogliendo prima la pasta madre e poi inserendo la farina nell’impasto. All’ultimo aggiungo il sale sciolto in poca acqua, lavoro bene, faccio le pieghe in ciotola: tiro un lato della pasta e lo premo al centro, giro la ciotola e ripeto. L’impasto deve essere morbido ma “non molliccio”. Se ho tempo faccio riposare per mezz’ora e poi ripeto il giro di pieghe per tre volte, altrimenti copro e metto a lievitare, volendo anche in frigorifero per tutta la notte.

Il giorno dopo tiro fuori l’impasto e lo lascio a temperatura ambiente per un’ora. Poi lo metto su un piano di lavoro e, con le mani oliate, faccio un giro di pieghe, copro nuovamente e lascio lievitare.

Preparo il sugo per la pizza: in un tegame metto l’olio d’oliva, il basilico, la salsa di pomodoro e il sale, e faccio cuocere per una ventina di minuti, finché la salsa non si ritira e diventa più densa. Taglio la provola in piccoli pezzi, o a fette sottili, oppure la grattugio grossolanamente, spessa usando la grattugia dai fori grandi.

Fodero con la carta forno una teglia rettangolare, spennello sulla carta dell’olio d’oliva. Prendo la pasta della pizza con le mani oliate e la stendo nella teglia. Copro e lascio riposare ancora una decina di minuti per poterla stendere bene. Quando la base di pizza è ben stesa la condisco con il sugo di pomodoro, cospargo abbondantemente con la provola e infine ricopro il tutto con le fette di prosciutto cotto. Prendo la pasta sfoglia e la sistemo sopra il prosciutto, a coprire, sigillo i bordi pizzicandoli. Con una forchetta faccio dei buchi sulla superficie e poi lo spennello con dell’olio d’oliva extravergine. Se si preferisce si può scegliere di spennellare la pasta sfoglia con uovo e latte o uovo e panna.

Cuocio in forno preriscaldato statico a 200° C per i primi 15-20 minuti nella parte bassa del forno, poi nella parte centrale per altri 20-25 minuti, fino a completa doratura della sfoglia. Lascio riposare un po’ prima di servirla ancora calda o tiepida.

pizza parigina

 

Pan de muerto

Pan de muerto

Pan de muerto

 

pan de muerto

Il Pane dei Morti, anche chiamato Pan de Muerto, è una brioche tradizionale messicana per celebrare la festività del Giorno dei Morti in Messico. A seconda dello stato o della regione in cui si prepara, questo lievitato può avere un aspetto differente; per esempio la superficie può venire spolverata con zucchero oppure con il sesamo o solamente spennellata con l’uovo per darle un aspetto lucido.

Le sue origini risalgono a tempi lontani, quando le tradizioni pagane degli Aztechi cominciarono a mescolarsi con i riti cattolici importati dai conquistadores.

Come la maggior parte dei pan dolci, il Pane dei Morti (Pan de Muertos) si conserva perfettamente anche fino ad una settimana in un contenitore con chiusura ermetica. Si può avvolgerlo nella pellicola alimentare per farlo restare morbido come il primo giorno. Altra opzione, quello che ho fatto io, ho congelato le brioche una volta fredde, io le ho messo in un sacchetto del pane e poi chiuso, oppure avvolte singolarmente nella pellicola alimentare, e si conserveranno anche per tre mesi.

Per scongelarli basterà toglierli dal congelatore e lasciarli scongelare a temperatura ambiente, oppure usare l’apposita funzione del forno a microonde. Mi raccomando, se sono stati scongelati a temperatura ambiente è caldamente consigliabile scaldarli nel microonde (10 secondi massimo) o in forno (per 3 minuti).

La ricetta andrebbe preparata facendo il poolish, il lievitino con il lievito di birra di cui ho indicato una quantità minima, allungando i tempi di lievitazione (per una lievitazione più veloce aumentare le dosi di lievito di birra). Io ho preparato le brioche con la pasta madre, ed è riuscita e venuta buonissima ugualmente. 

I pan de muerto sono facili da realizzare a casa, bastano pochi e genuini ingredienti per preparare queste deliziose brioches, soffici e profumate all'arancia, perfette da inzuppare in un delizioso cioccolato caldo, magari un po' aromatizzato o speziato.

Ingredienti

  • 500 g di farina forte (w 260 e w300)
  • 140 g di burro a temperatura ambiente
  • 100 ml di latte
  • 50 ml di succo di arancia
  • 150 g di zucchero
  • 100 g di pasta madre rinfrescata attiva (oppure 5 gr di lievito di birra fresco, o 2.5 gr di lievito di birra secco)
  • 2 uova
  • ½ cucchiaino di sale
  • 1 cucchiaino di essenza di fior di arancio
  • buccia grattugiata di 1 arancia
  • burro sciolto e zucchero per decorare

L’impasto si può preparare a mano o con la planetaria.

Comincio sciogliendo il lievito, o la pasta madre, nel latte con due cucchiai di farina. Mescolo bene e lascio riposare per mezz’ora abbondante in un posto tiepido.

In una ciotola metto il succo di arancia, l’essenza di fior di arancio, le uova e sbatto bene gli ingredienti.

In una ciotola capiente setaccio la farina, unisco la buccia d’arancia, creo una fontana e al centro verso il composto delle uova, e impasto (o aziono la planetaria). Quando la farina ha assorbito tutti i liquidi aggiungo il lievitino e impasto per farlo amalgamare bene. Ora inserisco il burro in piccoli pezzi, poco alla volta, aspetto che il primo pezzo venga ben amalgamato prima di inserirne altro. Con la planetaria, o con le mani unte, imburrate, impasto fino ad avere un impasto elastico. L’impasto potrebbe sembrare troppo appiccicoso, ma il riposo la farina assorbirà i liquidi. Se dopo il riposo l’impasto dovesse essere ancora difficile da maneggiare in quanto si attacca alle mani, che devono essere imburrate, si può aggiungere 1 o 2 cucchiai di farina forte e impastare per altri due minuti.

Metto l’impasto in una ciotola imburrata, copro con pellicola alimentare e lascio riposare in un posto tiepido finché la lievitazione non farà aumentare il suo volume al doppio.

Riprendo l’impasto, lo trasferisco su un piano di lavoro e lo divido 10 panetti dello stesso peso, poi tolgo ad ognuno una parte di impasto della grandezza di una castagna.

Con i panetti più grandi formo delle palline: lavoro velocemente per evitare di sgonfiare l’impasto, poi le sistemo su una teglia rivestita con carta forno. Divido le parti dell’impasto piccole in tre parti uguali, con queste formo le decorazioni: allungo due delle parti in un filoncino usando le dita per fare pressione ed ottenere una specie di “ossetto”, li sistemo incrociati sopra i panetti. Con la parte rimanente formo una pallina e la metto sopra ogni panetto. Copro e faccio lievitare fino al raddoppio del volume.

Preriscaldo il forno a 180° C in modalità statica e inforno le brioche per circa 20 minuti, finché non avranno un colore dorato.

Se si vuole una superficie lucida si può spennellare la superficie con un uovo sbattuto (o uovo e latte) prima di infornare. Si possono anche aggiungere le decorazioni che si preferiscono come semi di sesamo, zucchero, etc.

Se invece le brioche sono state lasciate semplici, una volta sfornate si spennella la superficie con del burro sciolto e si spolverizza con dello zucchero.

Pains au chocolat

Pains au chocolat

Pains au chocolat


Il pain au chocolat è una tipica viennoiserie. Viene anche chiamato chocolatine, specialmente nel sud ovest, petit pain nel Nord della Francia, o couque au chocolat in Belgio. Qui lo conosciamo anche come saccottino, pur se in modo un po’ improprio.

Questa deliziosa brioche sfogliata ripiena di cioccolato fondente è una vera golosità, il modo perfetto per iniziare, con una marcia in più, la giornata, ottimo a colazione ma anche per la merenda che diventerà dolce, ma non troppo, e irresistibile. Infatti la pasta sfogliata è poco dolce, e la punta di sale ben si accompagna ed esalta il cioccolato fondente (il mio al 70%).

Alcuni piccoli suggerimenti per la buona riuscita:

  • usare lievito freschissimo, acqua e latte ben freddi di frigo
  • inserire il sale dopo aver fatto assorbire il lievito
  • burro: usare burro “secco” o “de tourage”, ossia il burro con percentuale più elevata di materia grassa e quindi meno acqua. Un burro che non presenta queste caratteristiche renderà il lavoro molto più complicato perché tenderà a sciogliersi facilmente durante il processo di sfogliatura, compromettendo una buona riuscita della pasta sfoglia.
  • rispettare bene i tempi di lavorazione, riposo e lievitazione. Si può realizzare in giornata o suddividerla in due giorni facendo lievitare in frigorifero e poi ultimare la lievitazione a temperatura ambiente.

Non è una preparazione semplice, richiede i suoi tempi… ma l’attesa verrà certamente ripagata da questa francese golosità.

Ingredienti

250 g farina per pane

30 g di zucchero

1 cucchiaino di sale (5 g)

2 g di lievito di birra fresco

62.5 ml di latte

62.5 ml di acqua

150 g di burro per sfogliare

100-120 g cioccolato fondente

uovo e latte per spennellare

Con la planetaria: inserisco tutti gli ingredienti, tranne il sale, e aziono la macchina per 10 minuti alla velocità minima. Alla fine aggiungo il sale sciolto in poca acqua, aziono ancora qualche minuto la planetaria per far assorbire bene, poi trasferisco l’impasto, coperto in frigorifero.

Per impasto a mano: in una ciotola ho mescolato la farina, lo zucchero e il sale.

In una ciotola più grande sciolgo il lievito in acqua e latte.

Unisco gli ingredienti secchi ai liquidi e mescolo finché non stanno insieme, non si amalgamano. Copro con la ciotola più piccola e faccio riposare 10 minuti.

Trascorsi i 10 minuti l’impasto sarà pronto per essere lavorato. Procedo a fare le pieghe nella ciotola: tiro un pezzo di impasto dal lato e lo premo al centro. Ruoto leggermente la ciotola, prendo un altro lato di impasto e lo premo al centro. Ripeto l’operazione 8 volte. L’intera procedura dovrebbe durare circa 10 secondi e l’impasto dovrebbe iniziare a fare resistenza.

Copro di nuovo e lascio riposare per 10 minuti.

Ripeto l’operazione delle pieghe in ciotola e del riposo per altre due volte. Faccio ancora una volta il giro di pieghe, copro e trasferisco in frigorifero a lievitare (meglio se tutta la notte).

Tolgo l’impasto dal frigorifero, lo rovescio su un piano di lavoro e tiro i bordi della pasta verso l’esterno fino ad ottenere un quadrato di circa 12 cm.

Taglio il burro per avere un rettangolo di circa la metà delle dimensioni dell’impasto. Mi assicuro che lo spessore dell’impasto e del burro sia più o meno lo stesso. Appoggio il burro in diagonale al centro del quadrato. Ripiego gli angoli dell’impasto verso il centro, in modo da avvolgere il burro e formare un pacchetto. Se necessario tiro l’impasto per coprire completamente il burro. Premo l’impasto con il mattarello per distribuire in modo uniforme il burro all’interno. Inizio a stendere l’impasto nel senso della lunghezza fino ad ottenere un rettangolo lungo di circa 1 cm di spessore. Procedo a fare la piega a tre: prendo la parte inferiore e la porto verso in centro, ripiego la parte superiore sopra. Questo è il primo giro. Copro con pellicola e metto in frigorifero per 20 minuti.

sfogliatura a tre
 

Trascorso il tempo di riposo e raffreddamento del burro, ripeto l’operazione di stendere, piegatura a tre e riposo della pasta per altre 2 volte. Alla terza e ultima volta copro l’impasto con pellicola e faccio riposare in frigorifero per 40 minuti.

Mi preparo il cioccolato da inserire nell’impasto: prendo il cioccolato fondente e lo spezzetto.

Tolgo l’impasto dal frigorifero e lo stendo in un rettangolo di circa 15x48 cm, taglio l’impasto in 8 rettangoli, misura standard sarebbe 15x8 cm, io li ho fatti un po’ più piccoli 10x6 cm. 

Formo i pains: lasciando un dito di spazio dal bordo del rettangolo, sistemo dei pezzetti di cioccolato sul lato corto, arrotolo, avvolgo quindi il tutto con l'impasto lasciato libero, lo schiaccio leggermente, metto un altro pezzetto di cioccolato subito dopo il rotolo e termino arrotolando l’impasto fino a chiusura. Appiattisco leggermente con la mano e sistemo il pain in teglia, rivestita con carta forno, con la chiusura verso il basso. Ripeto il procedimento con gli altri pains. Tra un pain e l’altro lascio un po’ di spazio in modo che abbiano lo spazio per lievitare. Copro la teglia con pellicola alimentare e metto a lievitare finché non vedo separarsi le pieghe della pasta.

Scaldo il forno a 240° C con un pentolino di acqua sul fondo. Quando i pains sono pronti per essere infornati li spennello con uovo e latte. Inforno e abbasso la temperatura a 190°-200° C. Faccio cuocere per 12-15 minuti o finché non sono ben dorati. Non mi preoccupo se durante la cottura il burro fuoriesce perché dopo verrà riassorbito tutto durante il raffreddamento.

Faccio raffreddare leggermente i pains au chocolat su una griglia prima di mangiarli.

Torta Vianne di "Chocolat"

Torta Vianne di "Chocolat"

Torta Vianne di "Chocolat"

 

Rivedo “Chocolat”, film uscito nel 2000, tratto dall’omonimo libro di Joanne Harris, con Juliette Binoche e Johnny Depp, ambientato a Lansquenet-sur-Tannesin, un tranquillo paesino della Francia nel 1959.

La bella Vianne, con la sua cioccolateria, insieme alla figlia Anouk, portate dall’irrequieto vento del Nord, si trasferiscono nel tranquillo, austero, bigotto, rigido e chiuso paesino francese. Vianne realizza questa torta al cioccolato, una delle tante tentazioni con cui riesce ad arrivare al cuore dei cittadini del piccolo paese, sconvolgendo completamente le loro austere, monotone, tranquille vite.

Un film dal ritmo lento, delicato, delizioso, al profumo di cioccolato e spezie, dove il “diverso” e chi osa pensare in modo “personale”, non convenzionale, o semplicemente diverso dagli altri non viene ha posto in quella società… finché, con l’arrivo di Vianne, piano piano le cose cambiano e alla fine tutti trovano il loro posto ridando serenità agli abitanti del paesino…

Ho visto il film molte volte, ma stavolta non resisto alla tentazione di rifare la torta di Vianne, d'altra parte la visione del film è una vera tentazione, tenta con le sue prelibatezze di cioccolato. È un dolce davvero godurioso, oserei dire “peccaminoso”, un autentico tripudio di cioccolato, da cui si sprigionano note agrumate e profumate d’arancio, dall’aspetto, volutamente, un po’ disordinato.

Semplicemente un dolce da non perdere!


Ingredienti per stampo da 22-24 cm

Per la torta

125 g di burro a temperatura ambiente

130 g di zucchero semolato

2 uova intere

250 g di latte

buccia di un’arancia grattugiata

200 g di cioccolato fondente (io al 70%)

220 g di farina per dolci

1 bustina di lievito per dolci

30 g di cacao amaro (2 cucchiai)

1 cucchiaio di Brandy (o Cointreau o Rhum)

Per la ganache

250 g di cioccolato fondente

375 g di panna fresca

cacao amaro per spolverare


Sciolgo il cioccolato a bagnomaria e lascio intiepidire.

Monto burro e zucchero fino ad ottenere una specie di crema. Aggiungo al composto un uovo alla volta, inserisco il successivo solo dopo che il primo si è ben amalgamato. Successivamente metto il cioccolato fuso, il liquore e la buccia di un’arancia grattugiata.

Setaccio le polveri (farina, cacao, lievito) e le incorporo delicatamente al composto, alternandole con il latte.

Verso l’impasto in una tortiera imburrata, o rivestita con carta forno, e cuocio in forno già caldo a 180° per circa 40 minuti (verifico comunque la cottura con uno stecchino).

Sforno, lascio riposare qualche minuti prima di togliere la torta dallo stampo e farla freddare su una griglia.

Nel frattempo preparo la ganache.

Trito il cioccolato al coltello e lo metto in una ciotola capiente.

Scaldo la panna e prima che arrivi a piena ebollizione la verso sul cioccolato in tre volte, emulsionando, mescolando bene con una spatola per sciogliere il cioccolato e creare una sorta di crema. Ripongo in frigorifero a solidificare per una decina di minuti.

Monto poi la ganache con la frusta fino ad ottenere un composto arioso, simile a una mousse, con la quale rivestire la torta, coprendo bene i bordi e spatolando la superficie per creare un motivo ad onde. Ripongo in frigorifero.

Prendo la torta e la lascio a temperatura ambiente per un’ora prima di servirla. Completo la decorazione spolverando con cacao amaro.

School buns

School buns

School buns

school buns
 
Gli school buns sono dei deliziosi soffici panini dolci ripieni di crema alla vaniglia. Sono molto diffusi, tradizionalmente confezionati per le merende e pranzi scolastici, o venduti alle bancarelle di torte per una tipica pausa hygge.

In Norvegia sono conosciuti come  skoleboller o skolebrød e sono glassati con zucchero e cocco. In Svezia sono i vanilijbuller, dove, al posto della glassa al cocco, i panini appena sfornati vengono spennellati con un po' di burro fuso e immersi nello zucchero semolato.

Gli school buns rientrano perfettamente nello stile hygge, una confortevole pausa con buoni e semplici sapori e profumi: un panino soffice, poco dolce e profumato di cardamomo, farcito da una golosa crema pasticcera alla vaniglia, resa ancora più golosa con l'aggiunta panna. 

Non ho seguito fino in fondo la tradizione scandinava, non li ho glassati, ma semplicemente spolverati con zucchero a velo vanigliato... 

 

Ingredienti

Pasta madre dolce

40 g pasta madre rinfrescata

40 g di latte freddo

40 g di farina frumento forte

10 g zucchero

 

Impasto

500 g di farina di frumento (11-13% di proteine)

130 g di pasta madre dolce (5-10 g lievito di birra fresco)

80 g di zucchero semolato

9 g di sale fino

2 g di cardamomo

1 uovo grande (circa 60 g, o 2 medi)

230-250 g di latte freddo

90 g di burro a temperatura ambiente

1 uovo per spennellare (facoltativo)

¼ tsp di vaniglia tritata o estratto (facoltativo)

 

Crema alla vaniglia (vanilla pastry cream)

125 g di latte

125 g di panna fresca liquida

2 tuorli

2 tbs di zucchero semolato

1 tbs di frumina (o altro amido)

½ tsp di estratto di vaniglia


Scegli se preferisci usare la pasta madre o il lievito di birra.

Prepara la pasta madre dolce: impasta la pasta madre rinfrescata con latte, farina e zucchero. Copri e lascia lievitare al caldo per circa 4 ore, finché non raddoppia di volume.

Prepara l’impasto: metti tutti gli ingredienti, tranne il burro, in un grande ciotola e impastali finché non sono amalgamati. Puoi aiutarti con una planetaria. Copri e fai riposare (autolisi) per 30 minuti.

Dopo il riposo reimpasta a velocità media per 5-10 minuti, poi aggiungi un pezzetto di burro alla volta, lentamente, e aspetta che venga assorbito prima di metterne altro. Quando tutto il burro è stato aggiunto continua ad impastare, sempre a media velocità, per 15-20 minuti.

Quando l’impasto è ben incordato, lucido ed elastico, forma una palla, trasferiscilo in una ciotola oliata e lascia lievitare al caldo per circa due ore. Dopo trasferisci l’impasto in frigorifero per almeno 6 ore (max 15).

Prepara la crema alla vaniglia: porta a bollore la panna con il latte e la vaniglia. In una ciotola sbatti i tuorli con lo zucchero, quando lo zucchero è sciolto aggiungi la frumina, mescola bene. Stempera il composto con un paio di cucchiai di latte, poi aggiungi tutto il latte, amalgama bene. Riporta tutto sul fuoco e sempre mescolando fai addensare. Quando la crema sarà pronta, togli dal fuoco, mettila in una scodella con pellicola a contatto e fai raffreddare.

Tira fuori l’impasto e lascialo a temperatura ambiente per 30 minuti, poi dividilo in palline da 120 g per dei panini grandi, 90 g per dei panini piccoli… io li ho fatti da 60 g. Sistema i panini in una teglia, rivestita con carta forno, uno vicino all’altro e lascia lievitare, coperto con pellicola alimentare, fino al raddoppio. Con le dita crea un incavo, un buco, al centro dei panini fin quasi a bucare il fondo (puoi allargarlo sempre con le dita), farcisci le cavità con la crema e poi fai cuocere in forno preriscaldato statico a 200° C per 15-18 minuti.

Sforna i panini quando sono belli dorati e fai intiepidire su una griglia.

Ora puoi completarli a piacere.

Per la versione svedese spennella i panini appena sfornati con il burro fuso e poi passali nello zucchero semolato.

Per la versione norvegese, fai raffreddare i panini e poi prepara la glassa: mescola lo zucchero a velo e l'acqua fino a formare una glassa densa. Usa un cucchiaio per versare la glassa su ogni panino. Infine cospargi con il cocco disidratato per la versione norvegese.

Oppure per la versione più semplice, spolverali con zucchero a velo vanigliato.

 

school buns

Zuppa di cipolle e porcini.

Zuppa di cipolle e porcini.

Zuppa di cipolle e porcini.

zuppa di cipolle e porcini

 

Autunno è arrivato e con lui la stagione delle zuppe.

Con zuppe non bisogna pensare a qualcosa di triste, ma al contrario, di confortevole, qualcosa che scalda e al tempo stesso sostiene. Ma oserei dire di più, la zuppa porta con sè il tempo della pausa, quella vera da fare con calma, di quella tranquillità che consente di gustare il piatto caldo e fumante.

Inauguro la stagione zuppe con questa che potrei chiamare ai profumi d’autunno, con cipolle e i primi porcini della stagione, freschi, carnosi, profumati.

Come tutte le zuppe necessita del suo tempo per la preparazione e una lenta cottura, meglio se in tegami di coccio, proprio come si faceva una volta.

Pochi ingredienti per un piatto molto saporito.


Ingredienti

  • 700 g di cipolle dorate o bianche
  • 250 g di funghi porcini
  • 50 g di burro
  • 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • 750 ml di brodo di carne o vegetale
  • 2 cucchiai di brandy
  • 6 fette di pane tagliato a dadini, meglio se raffermo
  • sale
  • pepe nero del Madagascar macinato fresco

Pulisco e affetto le cipolle il più finemente possibile, mi aiuto con una mandolina. Pulisco i funghi e li taglio a dadini grossolani.

In una grossa pentola scaldo il burro e l’olio, aggiungo le cipolle e le rosolo a fuoco dolce finché sono morbide e dorate, mescolando spesso. Aggiungo i funghi e cuocio per altri 10 minuti. Aggiungo il brodo e il brandy, condisco con il sale e il pepe nero, porto a bollore e lascio sobbollire per almeno 45 minuti.

Preparo i piatti, o meglio le cocotte, con il pane raffermo tagliato a dadini sul fondo, che andrò a ricoprire con la zuppa calda fumante.

Tortine di carote soffici e speziate...

Tortine di carote soffici e speziate...

Tortine di carote soffici e speziate...

mini carrot cake
 

Un dolce semplice, da credenza, sia in monoporzione che in versione torta classica. Una ricetta facile e veloce da realizzare, bastano una ciotola e un frullatore. 

Ricette per la torta di carote ce ne sono moltissime, io stessa ne ho già sperimentate diverse, tutto st atrovare quella che maggiormente incontra il proprio gusto.

Un dolce perfetto per la merenda e l'ora del tè. La torta rimane umida, delicata e dai profumi particolari, speziati che ricordano molto i dolci nordici. Senza l'aggiunta delle spezie è la versione casalinga di una famosa merenda (le camille).

Anche a colazione è ottima, ricca di vitamine e minerali, grazie alle carote e alle mandorle che caricano di energia l'organismo e preparano ad affrontare tutte le sfide della giornata. 

E' deliziosa semplicemente spruzzata di zucchero a velo, ma per qualcosa di diverso e più nelle note nordiche farcire e ricoprire con crema al formaggio.

Ingredienti

  • 350 g di carote crude pulite
  • 190 g di farina di frumento per dolci
  • 50 g di mandorle con la pellicina
  • 200 g di zucchero di canna integrale demerara
  • 3 uova intere
  • 100 ml di olio extravergine d’oliva dolce
  • buccia di arancia semicandita (homemade), o zest di arancia
  • 1 cucchiaino di 4 spezie
  • 1 presa di sale
  • 1 bustina di lievito per dolci, 16 g
  • zucchero a velo per decorare

Ho tritato finemente le mandorle con la loro pellicina con due cucchiai di zucchero presi dal totale.

Ho pulito, lavato, tagliato a pezzi le carote e messe nel bicchiere del frullatore con l’olio e la buccia di arancia semicandita. Riduco le carote crema. Aggiungo le uova e emulsiono ancora nel mixer.

In una ciotola mescolo la farina, le mandorle tritate, lo zucchero, le spezie, una presa di sale e il lievito setacciato. Verso il composto di carote e mescolo con una spatola per amalgamare bene il tutto.

Imburro e infarino uno stampo con cerniera da 20-22 cm, o uso degli stampi monoporzione. Verso l’impasto e cuocio in forno preriscaldato statico a 175° C per circa 35-40 minuti. Prima di sfornare vale sempre la regola della prova stecchino che, naturalmente, deve risultare asciutto.

Sforno e lascio intiepidire per 15 minuti nello stampo, poi sformo, levo la teglia e lascio raffreddare.

Pane nero valdostano...

Pane nero valdostano...

Pane nero valdostano...

 

pane nero valdostano

In molti mi chiedono di fare un pane di montagna, un pane con la segale e la pasta madre, e ammetto che in passato ho fatto diverse ricette e sperimentazioni.

Stavolta, complice un contest sul pane nero valdostano, mi sono cimentata nella ricetta classica valdostana del loro pane di montagna, lo pan ner.

Preparazione semplice, ingredienti farine di qualità e la mia fidata pasta madre, per ottenere un pane davvero buono, dall'aspetto rustico, la classica pagnotta con la croce sulla superficie.

Anticamente ogni famiglia incideva le proprie iniziali prima di portare il pane a cuocere nei forni comuni, in questo modo erano riconoscibili e ognuno riprendeva il proprio. 

Il pane sfornato è davvero buono, con un gusto ben definito marcato dato dalla segale e dalla farina integrale, con mollica compatta e crosta sottile e dura, dal sapore aromatico e retrogusto leggermente dolce. 

Questo pane io lo trovo perfetto per la colazione con un velo di burro salato, per un pieno di energia. Ma è ottimo anche come accompagnamento a formaggi e salumi.


Ingredienti per il pane

550 g farina di segale

250 g farina tipo 0

200 g farina integrale per pane

200 g di pasta madre con farina tipo 1

800 ml di acqua fredda

20 g di sale fino marino integrale

 

In una grande ciotola ho mescolato le farine. Ho versato 600 ml di acqua, impastato, coperto e lasciato riposare per circa 30 minuti. 

Dopo il periodo di riposo (autolisi) ho unito la pasta madre e la restante acqua e ho impastato per amalgamare far assorbire l'acqua e incorporare bene la pasta madre. Infine ho aggiunto il sale, impastato nuovamente, poi copro con pellicola alimentare e metto in frigorifero a lievitare per 24 ore. Dopo 24 ore prendo l'impasto e lo lascio a temperatura ambiente per un'ora. Poi sul piano di marmo formo le pagnotte, facendo giro di pieghe e la pirlatura e le sistemo sulla teglia. Metto a lievitare coperte fino al raddoppio del volume.

Preriscaldo il forno statico a 200° C. Prendo le pagnotte, faccio la croce sulla superficie e inforno per circa 30-40 minuti. Il pane sarà cotto quando bussando sul fondo si sentirà un suono sordo. A cottura ultimata sforno e lascio raffreddare completamente prima di consumare.


 

Gratin di pane nero valdostano con funghi porcini, salsiccia e fontina

Gratin di pane nero valdostano con funghi porcini, salsiccia e fontina

Gratin di pane nero valdostano con funghi porcini, salsiccia e fontina

gratin di pane nero valdostano

Colgo l'occasione di un food contest dedicato alla festa transfrontaliera de Lo Pan Ner - I Pani delle Alpi, http://www.lopanner.com/vda/ una manifestazione a sostegno della tradizione del pane nero di montagna e della sua cultura popolare, per usare il pane nero (homebaked) e di inserirlo in una ricetta dai sapori molto autunnali. Una ricetta che arriva dalla tradizione di bagnare il pane (brodo, latte, etc) e usarlo proprio per realizzare dei piatti, magari di recupero, poveri con quello che si aveva in casa.

L'usanza di recuperare il pane raffermo è presente in tutte le culture, e in molte regioni d'Italia, soprattutto nella tradizione contadina. Quello che cambia sono gli ingredienti che aiutano nella realizzazione del piatto. Sono sempre ingredienti che fanno parte del territorio di appartenenza.

Seguendo queste regole semplici ho composto il mio piatto.

Pane nero fatto in casa con pasta madre, funghi porcini, salsiccia locale di maiali allevati allo stato brado o semibrado, vino bianco Freisa, e la fontina valdostana immancabile. 

Il piatto è corposo, ricco, adatto a fredde sere invernali. Il pane di segale ha un sapore ben deciso ed è davvero protagonista, viene addolcito dai funghi e dal loro profumo avvolgente e dalla cipolla e la salsiccia porta una nota sapida in contrasto alla base di pane e funghi, la fontina e la pastella di latte e uova con il pepe selvaggio del Madagascar e noce moscata, amalgamano e uniscono gli ingredienti tra loro.

 


 

Ingredienti per il pane


550 g farina di segale
250 g farina tipo 0
200 g farina integrale per pane
200 g di pasta madre con farina tipo 1 rinfrescata
800 ml di acqua fredda
20 g di sale fino marino integrale

Ingredienti per il gratin (4-6 persone)


400 g di pane nero a fette
100 g di uova intere
500 ml di latte vaccino
250 g di funghi porcini puliti
50 g di cipolla bionda tagliata finemente
100 g di salsiccia di maiale
50 ml di vino bianco Freisa
50 g di parmigiano reggiano
150 g di fontina tagliata a cubetti
3 g di noce moscata
2 g di pepe nero selvatico del Madagascar
10 g di burro per la pirofila
10 g sale
25 g di olio extravergine d’oliva

Preparazione del pane.

In una grande ciotola ho mescolato le farine. Ho versato 600 ml di acqua, impastato, coperto e lasciato riposare per circa 30 minuti.
Dopo il periodo di riposo (autolisi) ho unito la pasta madre e la restante acqua e ho impastato per amalgamare far assorbire l'acqua e incorporare bene la pasta madre. Infine ho aggiunto il sale, impastato nuovamente, poi copro con pellicola alimentare e metto in frigorifero a lievitare per 24 ore. Dopo 24 ore prendo l'impasto e lo lascio a temperatura ambiente per un'ora. Poi sul piano di marmo formo le pagnotte, facendo giro di pieghe e la pirlatura e le sistemo sulla teglia. Metto a lievitare coperte fino al raddoppio del volume.
Preriscaldo il forno statico a 200° C. Prendo le pagnotte, faccio la croce sulla superficie e inforno per circa 30-40 minuti. Sforno e lascio raffreddare su una gratella.

Procedimento per il gratin.


Ho fatto appassire a fuoco dolce una cipolla tagliata finemente in una padella con l’olio. Dopo 5 minuti ho aggiunto la salsiccia sbriciolata e ho fatto rosolare. Infine ho unito i funghi porcini puliti e tagliati a cubetti. Sfumo con il vino bianco, lascio evaporare e insaporire il tutto su fuoco medio dolce per circa 15-20 minuti. Poi spengo e metto da parte.
Taglio a cubetti la fontina e metto da parte.
In una ciotola sbatto le uova con il latte, il sale, la noce moscata e il pepe.
Imburro una pirofila, sistemo un primo strato di fette di pane, vi adagio il ripieno di funghi e i cubetti di fontina. Ricopro con un altro strato di fette di pane nero. Verso sopra la pastella di uova e latte. Sulla superficie spolvero con parmigiano e altri cubetti di fontina. Lascio che il pane assorba i liquidi e nel frattempo preriscaldo il forno ventilato a 200° C.
Inforno e faccio cuocere per circa 20-25 minuti.
Lascio riposare in forno spento e con lo sportello aperto per circa 5 minuti, e poi servo.


gratin di pane nero valdostano
 

Quesada Pasiega...

Quesada Pasiega...

Quesada Pasiega...

 

quesada pasiega

Un dolce spagnolo tipico della Cantabria, ricorda un flan o un cheesecake senza la base croccante, ha la consistenza di un budino, rimane molto umido e morbido, il che lo rende perfetto sia per una merenda casalinga che come dessert un po’ più ricercato. 

La quesada è una torta che è composta da latte di mucca cagliato, farina di frumento e burro, uova e zucchero. Questi gli ingredienti base dolce, a cui poi viene aggiunto, per dare sapore, l'aroma della buccia di limone grattugiata, mentre se si aggiunge anche la cannella in polvere diventa torrija pasiega. Viene cotta in forno per circa un'ora e l'altezza del dolce non dovrebbe superare i tre centimetri.

Io ho scelto di fare la versione con limone e cannella, e nell'impasto ho usato yogurt bianco greco naturale, oppure si può usare della ricotta.

La quesada si può mangiare sia calda che fredda accompagnata da un po' di miele, o gelato (specialmente se servita calda), o decorata con cioccolato fuso, o, semplicemente, con una spolverata di zucchero a velo e cannella.



Ingredienti

3 uova intere

150 g di zucchero semolato

150 g di farina debole per dolci

100 g di burro morbido

150 g di yogurt bianco (anche greco)

400 ml di latte

1 presa di sale

buccia di un limone grattugiata

1 cucchiaio di cannella

Con una frusta sbatto le uova con lo zucchero e la buccia di limone finché lo zucchero non sarà completamente sciolto. Aggiungo il burro molto morbido e continuo a lavorare con la frusta. Unisco la farina, lo yogurt, il latte, il sale e per ultima la cannella. Amalgamo bene il composto.

Imburro e infarino una pirofila in ceramica, verso l’impasto e cuocio in forno statico preriscaldato a 180° C per 50 minuti- 1 ora circa. Il dolce in cottura si gonfierà come un soufflé, e successivamente si abbasserà. Prima di sfornare verifico la cottura, la quesada sarà pronta quando avrà la consistenza di un budino, non deve essere liquida ma nemmeno asciutta.

Servo tiepida direttamente nello stampo di ceramica, decoro con una spolverata di zucchero a velo e cannella.

quesada pasiega

 

Flan parisien al limone

Flan parisien al limone

Flan parisien al limone


flan parisien al limone

 

Il flan parisien, o flan pâtissier, è uno dei tanti dolci, tarte, gateaux, che rappresenta la pasticceria da bistrot o da boulangerie. E’ una tipica ricetta francese, in particolare parigina: la ricetta originale è alla vaniglia, ma si presta ad aggiunte e modifiche, molteplici varianti aggiungendo scorzette di arancia, gocce di cioccolato precedentemente infarinate, ciliegie (sempre infarinate), rum o amarene.

Con il vocabolo francese flan generalmente si indica ogni tipo di preparazione culinaria in crosta, e può essere sia dolce che salata.

La sua preparazione è abbastanza semplice, ma per una buona riuscita bisognerà rispettare tempi e passaggi nella preparazione. Il risultato sarà un flan delizioso, perfetto per la colazione, per la merenda o come dessert alla fine di un pasto magari arricchita con frutti di bosco freschi o una coulis alle fragole… davvero golosissima!

Il flan parisien si distingue per la sua consistenza cremosa e delicatezza uniche, sembra un budino racchiuso in un guscio croccante di pasta brisée. Viste le temperature estive ho voluto fare una versione di flan fresca, al limone e vaniglia: nella crema oltre alla vaniglia ho aggiunto zest e succo di un limone. Il flan, nella sua semplicità, non è mai un dolce troppo dolce, e devo dire che ho rispettato appieno questa regola. Però, forse, vista la presenza del succo di limone un pochino di zucchero poteva star bene, quindi se amate i dolci dolci consiglio di aumentare la dose dello zucchero a 150g almeno. 

Un dolce semplicemente unico... incontrerà il gusto di tutti.


Ingredienti

Per la pasta brisée

  • 125 g di farina debole
  • 62 g di burro (io leggermente salato)
  • 30 ml di acqua ghiacciata
  • 1 pizzico di sale

Per il ripieno di crema

  • 500 ml di latte
  • 125 ml di panna fresca liquida
  • 4 uova (tuorli)
  • 110 g di zucchero
  • 25 g di farina
  • 35 g di fecola di patate
  • succo e buccia di un limone
  • qualche goccia di estratto di vaniglia o semi di vaniglia o 1 cucchiaino di vaniglia in polvere
  • gelatina di albicocche per lucidare (facoltativa)

Inizio preparando la pasta brisée. Si può procedere impastando a mano o usando un robot da cucina o la planetaria. Inizio impastando a mano in una ciotola capiente la farina con il brutto tagliato a tocchetti ed il sale. Lavoro velocemente aggiungendo man mano l’acqua fredda. Quando l’impasto prende forma, mi sposto su un piano di lavoro e formo un panetto omogeneo, copro con la pellicola alimentare e faccio riposare in frigo per circa 1 ora.

Ora mi dedico alla crema.  In una casseruola o pentolino dal fondo spesso metto a scaldare il latte con la panna, la vaniglia e la buccia grattugiata del limone. In una ciotola capiente sbatto i tuorli con lo zucchero con una frusta, finché lo zucchero non si sarà sciolto. Aggiungo la farina e la fecola setacciate insieme, mescolo bene con la frusta, e stempero il composto con un paio di cucchiai di latte caldo, lavoro bene con la frunta in quanto non ci devono essere grumi. Quando il latte raggiunge l’ebollizione lo verso sulle uova, filtrandolo attraverso un colino, mescolo per amalgamare i due composti. Riporto il tutto su fuoco dolce e cuocio, mescolando, fino a quando la crema non si addenserà leggermente (il procedimento è simile a quello della crema pasticcera). La crema non deve presentare grumi. Quando pronta levo la crema dal fuoco, aggiungo il succo di limone, mescolo bene e la travaso in un altro contenitore per farla raffreddare. Copro la superficie della crema con la pellicola alimentare a contatto per non far formare la pellicina. Appena la crema di intiepidisce la metto a raffreddare in frigorifero.

Ora riprendo la pasta brisée, la stendo nello spessore di 3-4 mm. Prendo uno stampo con cerniera da 20 cm, copro il fondo con carta forno e imburro il bordo. Rivesto con la pasta lo stampo fino al bordo che accoglierà il ripieno di crema, bucherello il fondo con i rebbi di una forchetta e lo lascio risposare in frigo per tutto il tempo di raffreddamento della crema.

Preriscaldo il forno in modalità statica a 175°-180° C.

Lavoro la crema fredda con una frusta per ammorbidirla (o in planetaria con il gancio a foglia). Verso la crema nel guscio di brisée, livello con il dorso di un cucchiaio e metto a cuocere in forno per 50-60 minuti, fino a quando la base ha preso colore e la crema ha formato una crosticina sulla superficie, la classica crosticina scura. Gli ultimi 5 minuti volendo si può usare la funzione grill per caramellare la superficie. Una volta pronto lascio riposare il flan nel forno spento con lo sportello aperto per 5 minuti, poi faccio raffreddare completamente a temperatura ambiente. Da caldo il flan potrebbe apparire “tremolante e molle”, ma è perfettamente normale, non bisogna prolungare la cottura, il flan si compatterà raffreddandosi.

Una volta raffreddato metto il flan in frigorifero. Quando ben freddo spennello la superficie del dolce con un cucchiaio di gelatina di albicocche allungata e lavorata con un cucchiaio di acqua.

Il flan parisien si mantiene per 3/4 giorni in frigorifero.

Sarebbe preferibile servirlo a temperatura ambiente.

flan parisien al limone

Pesche dolci marchigiane.

Pesche dolci marchigiane.

Pesche dolci marchigiane.

pesche dolci marchigiane



 

L’origine della ricetta delle pesche dolci è contesa da molte regioni, ma ogni località ha la sua versione e le sue varianti col risultato che sono tutte diverse tra loro anche se in comune hanno lo stesso nome.

Oggi parlerò nello specifico delle pesche marchigiane che mangiavo da bambina, una ricetta tipica di un grazioso piccolo borgo arroccato sulle colline, da cui è possibile ammirare un bel panorama su tutte le colline marchigiane fino ai monti Appennini come il Gran Sasso e la Maiella, Acquaviva Picena.

Le pesche dolci assomigliano al frutto di cui prendono il nome, sono belle da vedere e deliziose da mangiare. Sono delle semisfere di pasta morbida, friabile, con un cuore di crema spalmabile alla nocciola che vuole ricordare il nocciolo del frutto (altre ricette riportano farcia alla crema gialla o al cioccolato o entrambe), bagnate nell’alchermes e poi passate nello zucchero semolato bianco.

Un dolce semplice e particolare, delicato come il frutto, e sicuramente scenografico, fa bella mostra di sé catturando lo sguardo in modo magnetico, la sorpresa della farcitura darà poi quel risultato speciale in più, sorprendente che farà innamorare tutti.

Ingredienti

  • 500 g di farina debole per dolci
  • 200 g di zucchero semolato bianco
  • 100 g burro morbido
  • 3 uova
  • 50 g di latte
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • buccia di un limone grattugiata
  • 1 presa di sale
  • crema spalmabile alla nocciola
  • 50 g di alchermes
  • 50 g di acqua
  • zucchero semolato bianco

Grattugio la buccia del limone sopra lo zucchero, in questo modo gli oli essenziali vengono assorbiti dallo zucchero. Metto il burro morbido e lo zucchero in una ciotola capiente e lavoro, amalgamo i due ingredienti. Aggiungo la farina setacciata con il lievito e le uova, impasto come per fare una pasta frolla, verso il latte e continuo a lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo, liscio e morbido. 

Io lavoro tutto nella ciotola, ma volendo si può impastare con planetaria o robot.

Con l'impasto mi trasferisco poi su un piano di lavoro e formo una palla schiacciata di pasta che copro con pellicola alimentare e lascio riposare in frigorifero per almeno 30 minuti, così sarà più facile da lavorare e dare la forma alle palline. Se non si ha il tempo di aspettare procedere a dare la forma con le mani, o volendo con un sac à poche.

Quando l’impasto ha riposato formo delle palline di circa 30 g l’una e le sistemo su una teglia rivestita da carta forno, distanziate l’una dall’altra.

Cuocio in forno preriscaldato statico a 175° C per circa 12-15 minuti.

Faccio raffreddare le semisfere, poi incido la parte inferiore, il fondo, creando una piccola buca da riempire con la crema spalmabile alla nocciola. Quando ho farcito tutte le semisfere le accoppio 2 a 2 in modo da formare la “peschetta”.

Preparo due ciotole: in uno verso dello zucchero semolato bianco, nell’altra la bagna all’alchermes mescolando in parti uguali l’alchermes con l’acqua (rapporto 1:1, ossia 50ml di alchermes e 50 ml di acqua).

Prendo le “peschette” e le passo velocemente nella bagna solo per dare il colore, facendo molta attenzione a non inzuppare, in quanto se troppo bagnata si romperà, poi non serve essere precisi perché il colore deve del frutto che non è rosso/rosa omogeneo. Scolo la "peschetta" e faccio assorbire il liquido su una carta assorbente, poi la passo nello zucchero. Ripeto l’operazione per tutte le pesche.

Le "peschette" si possono servire semplici o decorate con una fogliolina di menta fresca.

pesche dolci marchigiane

 

Plumcake allo yogurt

Plumcake allo yogurt

Plumcake allo yogurt

plumcake allo yogurt

Il Plumcake, o Pundt cake, è un dolce di origine anglosassone che si contraddistingue per la sua inconfondibile forma rettangolare allungata, dovuto allo stampo dove viene cotto, ha consistenza soffice e umida, con una deliziosa cupola in superficie e la caratteristica spaccatura centrale, il tutto avvolto da una crosticina morbida caramellata. Il plumcake classico è un dolce facilmente personalizzabile, basterà arricchire l’impasto aggiungendo altri ingredienti.

La ricetta classica inglese prevede l’uso del burro nell’impasto, che conferisce all’insieme anche un aspetto più compatto. Io ho preferito usare l’olio extravergine d’oliva, di sapore delicato, che regala una morbidezza e una leggerezza particolare, e ho aggiunto alla versione base lo yogurt. I plumcake allo yogurt in formato merenda monoporzione sono famosi, e a parte la forma non monoporzione in quanto non avevo gli stampi adeguati, il mio plumcake non ha davvero nulla da invidiare a quelli che si trovano confezionati: gusto e profumo simili ma privo di conservanti, grassi idrogenati e realizzato con ingredienti genuini, reperibili in tutte le dispense!

Il plumcake è un dolce dal sapore delicato che conquista tutti, perfetto per qualsiasi momento della giornata, facilissimo da realizzare, basterà usare delle fruste elettriche (o planetaria), o semplicemente un mixer e far molta attenzione ai pochissimi passaggi che serviranno per un risultato perfetto. Per prima cosa, tutti gli ingredienti devono essere ad una temperatura di circa 24°C, quindi consiglio di lasciare a temperatura ambiente per almeno un’ora le uova e lo yogurt, così si avrà una cupola alta e soffice, mentre lo yogurt freddo farà sgonfiare l’impasto. Se si sceglie di usare il mixer, basterà inserire tutti gli ingredienti seguendo l’ordine descritto e frullare alla massima velocità per 3 minuti, in questo modo si otterrà un impasto vellutato e setoso.

Per realizzare quello classico delle merendine suggerisco di usare dello yogurt all’albicocca, ma vi assicuro che anche con lo yogurt bianco il risultato sarà comunque delizioso, e si può unire all’impasto l’aroma preferito.

Il plumcake è buonissimo a colazione per un dolce risveglio a colazione, ed è perfetto per l’ora del tè e le sane merende…


Ingredienti

  • 150 g di farina per dolci
  • 50 g di fecola di patate
  • 200 g di yogurt bianco (o all’albicocca senza pezzi di frutta) a temperatura ambiente
  • 3 uova grandi
  • 160 g di zucchero semolato
  • 100 ml di olio extravergine d’oliva dolce
  • buccia di 1 limone grattugiata
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 presa di sale

Setaccio e mescolo la farina con la fecola di patate e il lievito e metto da parte.

Monto con le fruste le uova con lo zucchero, buccia di limone grattugiata e sale fino ad avere un composto spumoso, soffice, e chiaro, e il volume del composto sarà aumentato(quadruplicato).

Continuando a montare a bassa velocità, aggiungo l’olio a filo. Quando è ben amalgamato metto 2 cucchiai di farina. Sempre a bassa velocità aggiungo lo yogurt poco alla volta. Infine unisco tutta la farina e lavoro, sempre montando a bassa velocità, fino ad ottenere un composto vellutato e ben amalgamato.

Verso l’impasto nello stampo da plumcake precedentemente imburrato e infarinato. Cuocio in forno preriscaldato statico a 190°C, nella parte centrale del forno, per i primi 30-40 minuti. Quando vedrò la cupola alzata e formata la crosticina in superficie con il classico taglio al centro, abbassare a 175-180°C e proseguo la cottura per ancora 15 minuti circa. Prima di sfornare faccio comunque la prova stecchino.

Una volta sfornato faccio riposare qualche minuto prima di toglierlo dallo stampo e lasciarlo raffreddare su una gratella per dolci.

Il plumcake si mantiene morbido per diversi giorni, io lo copro con un canovaccio di cotone, o lo conservo sotto una campana per dolci.

Ciambellone marchigiano.

Ciambellone marchigiano.

Ciambellone marchigiano.



ciambellone marchigiano

Il ciambellone marchigiano è un classico dolce da credenza, ricorda le torte della nonna, ricette semplici, sane e golose. Il ciambellone è buono a tutte le ore dalla colazione alla merenda, è perfetto da “inzuppare”, e si mantiene morbido per diversi giorni.

Questa è una ricetta della nonna marchigiana, era una torta che faceva spesso, si poteva considerare il “dolce” per tutti i giorni da mangiare a colazione o a merenda. Mi ricordo ancora che lei impastava tutto il una grande ciotola di ceramica bianca, pesante, e montava e mescolava con la sola forchetta, e i suoi impasti erano soffici e ariosi come se avesse usato le fruste elettriche.

Nelle Marche, nei dolci, viene spesso aggiunto un cucchiaio o un bicchierino di liquore all’anice. Non avendolo, e non piacendomi, ho lasciato solo l’aroma e il profumo di limone. Nell’impasto si usa l’olio, e non il burro, il quale conferisce una consistenza e un sapore particolare. Ovviamente la nonna usava un olio d’oliva extravergine marchigiano, il cui gusto è molto delicato, anche se delicato resta il gusto dell’oliva, molto molto lieve. Avendo in mente il ricordo del sapore bene preciso del ciambellone, anche io ho voluto usare un olio extravergine d’oliva marchigiano, ma si può scegliere un qualsiasi olio dolce, dal sapore delicato.

Il ciambellone sfornato era proprio come quello della nonna, profumato, leggero, delicato,  buonissimo… inzuppato poi una vera leccornia.


ciambellone marchigiano

Ingredienti

  • 400 g di farina per dolci
  • 200 g zucchero semolato
  • 4 uova bio
  • 100 ml di olio d’oliva extravergine dolce
  • 220 ml latte
  • scorza grattugiata di un limone
  • sale un pizzico
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 cucchiaio di liquore all’anice (io no)

In una grande ciotola metto lo zucchero e grattugio la buccia di limone. Aggiungo le uova intere, ovviamente sgusciate, e inizio a lavorare con una frusta, come se dovessi montare. Quando lo zucchero si è sciolto unisco l’olio, il latte, sale e farina setacciata, mescolo bene. Per ultimo aggiungo il lievito per dolci e lo incorporo bene al composto.

Imburro e infarino uno stampo per ciambella, verso l’impasto. Batto leggermente lo stampo per sistemare bene l’impasto e togliere eventuali bolle d’aria. Non resta che infornare in forno preriscaldato statico a 180° C per circa 30-40 minuti. Trascorsa mezz’ora controllo la cottura del ciambellone prima di sfornare.

Una volta sfornato lascio la torta nello stampo ancora qualche minuto, poi tolto lo stampo faccio raffreddare su una gratella per dolci. Prima di servire spolvero con zucchero a velo.

Ho conservato il mio ciambellone coperto da un canovaccio, così non si asciuga e rimane morbido per diversi giorni. Oppure sotto una campana porta dolci.

La schiacciata toscana

La schiacciata toscana

La schiacciata toscana

schiacciata toscana
 

La schiacciata, o schiaccia, o ciaccia, è una focaccia tipica toscana, un prodotto da forno molto goloso: un impasto lievitato di farina, acqua, lievito e olio extravergine d’oliva che viene cotta in forno e poi condita con altro olio extravergine d’oliva. La schiacciata è una vera e propria istituzione culinaria: unta, croccante sul bordo e sul fondo, mollica morbida al centro e deliziosamente saporita.

Potrebbe sembrare una focaccia bianca, ma ha delle sottili differenze: la classica focaccia viene cotta condita con la classica salamoia (acqua, sale e olio mescolati), la schiacciata viene spennellata con l’olio extravergine d’oliva appena sfornata e ancora bollente. È ideale come merenda, ma si può anche farcire, con salumi toscani tipici, formaggi etc., e diventa a tutti gli effetti un pasto completo e molto gustoso.

Per la mia schiacciata ho seguito la tecnica dell’autolisi, che dona al prodotto finale numerosi benefici, dovuti principalmente alle caratteristiche dell’impasto, la cui consistenza risulta molto liscia, elastica e malleabile, capace di assorbire maggiori quantità d’acqua. Il prodotto finale avrà un volume maggiore e la sua mollica risulterà molto sviluppata e soffice. Inoltre si avranno benefici a livello organolettico (come gusto e profumo) e di conservabilità.

La schiacciata toscana ha origini molto antiche, risalenti all’epoca dell’antico Egitto. Originariamente aveva una forma rotondeggiante e si faceva impastando acqua e cereali macinati. Ottenuta la pasta, la si schiacciava per renderla molto fine, così poteva cuocere bene anche internamente. Per cuocerla si utilizzavano delle pietre calde, se la schiaccia fosse stata spessa, con questo metodo di cottura si sarebbe rischiato di avere una pietanza non cotta al suo interno.

In origine veniva realizzata senza utilizzare il lievito, che venne inserito nella ricetta dagli Egiziani, poi adottato anche dai Romani per realizzare varie panificazioni.

E si arriva alla schiacciata toscana, ricetta tradizionalmente di origine contadina, che si preparava una volta alla settimana quando si preparava il pane. La schiacciata veniva messa in cottura prima del pane e in base a come questa cuoceva i contadini si rendevano conto della temperatura raggiunta dal forno per cuocere il pane.

Le origini contadine di questa ricetta, non le hanno impedito di diventare in epoca rinascimentale a Firenze, un alimento molto apprezzato anche dai nobili. Lo stesso Lorenzo il Magnifico ne era un estimatore e consumatore, inoltre era solito regalare la schiacciata ai suoi ospiti durante le loro visite in Toscana.

La morbida e fragrante schiaccia toscana è uno dei cibi più apprezzati della regione. Le sue caratteristiche fondamentali sono la croccantezza, le grandi bolle d’aria, i segni dei pizzichi sulla pasta fatti a mano, abbondante olio extravergine di oliva e sale grosso messi dopo che la schiaccia è cotta.

Ci sono altre caratteristiche che deve avere la schiaccia per poter parlare di vera schiacciata toscana, come l’impasto ben idratato, ben lavorato e fatto lievitare per molto tempo. L’ideale sarebbe prepararla nei classici forni a legna, ma anche in casa si può fare… e proprio con gli strumenti di casa mi accingo a prepararla.

Come detto in precedenza questo alimento viene consumato come merenda, come spuntino durante la giornata, e qualche volta anche in sostituzione del pane durante un pranzo o una cena.

Schiacciata toscana che grazie alle sue caratteristiche di bontà e versatilità nel poterla accompagnare con altri gusti, è diventata la protagonista del cibo da strada o street food in Toscana. Si prepara infatti quando è ancora ben calda, sfornata da poco, riempendola con affettati come la finocchiona o il salame toscano, e formaggi come il pecorino toscano, ma anche con verdure, tartufo o porchetta.

 

Ingredienti

  • 1 Kg di farina (io ho mischiato la tipo 1 con la tipo 0, entrambe con 12% di proteine)
  • 750 g di acqua fredda
  • 200 g di pasta madre rinfrescata (o 9 gr di lievito di birra fresco)
  • 22 g di sale integrale fino
  • 25 g di olio extravergine d’oliva
  • olio extravergine d’oliva e sale grosso per condire

Per prima cosa applico la tecnica dell’autolisi (o idrolisi): mescolo le farine con 600 g di acqua fredda e faccio riposare il composto per mezz’ora a temperatura ambiente.

Terminato il periodo di riposo del preimpasto di acqua e farina, aggiungo la pasta madre (o il lievito di birra fresco sbriciolato) e lavoro l’impasto energicamente per 10 minuti. Quando l’impasto avrà iniziato a prendere forma unisco il sale e l’acqua rimasta. Lavoro bene il tutto fino a far assorbire tutta l’acqua.

Si noterà che la pasta non voglia assorbire altra acqua, e si spezzetta nella lavorazione. È normale, questo è un impasto ad alta idratazione, e ci vorrà un po’ di pazienza e forza di gomito e proseguire nel fare giri e pieghe e lavorarlo.

Infine aggiungo l’olio, e impasto per altri 3 minuti.

Faccio lievitare l’impasto in frigorifero coperto da pellicola, almeno 4 ore (dipende dal lievito usato, io l’ho lasciato molto più a lungo).

impasto schiacciata

Una volta lievitato prendo l’impasto freddo e formo le pezzature, le palle di pasta, un impasto così idratato si lavora meglio da freddo. Piego i lembi esterni delle pagnotte verso l’interno e sistemo nelle ciotole oliate a lievitare, coperte con pellicola, per 4 ore a temperatura ambiente.

impasto schiacciata

 

Stendo poi i panetti all’interno di teglie coperte da carta forno oliata, picchietto con i polpastrelli in modo da fare i tipici buchi e allargare l’impasto. Metto il sale grosso, possibilmente nei buchetti e un po’ di olio extravergine d’oliva.

schiacciata in teglia prima di infornare

 

Cuocio in forno caldo e statico a 250° C per circa 20 minuti.

Appena fuori spennello con altro olio extravergine d’oliva.

Per conservarla, una volta che si sarà raffreddata la sigillo nella pellicola per preservarne la fragranza, oppure la surgelo.

schiacciata appena sfornata

 

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