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18 agosto 2021

Pesche dolci marchigiane.

Pesche dolci marchigiane.

pesche dolci marchigiane



 

L’origine della ricetta delle pesche dolci è contesa da molte regioni, ma ogni località ha la sua versione e le sue varianti col risultato che sono tutte diverse tra loro anche se in comune hanno lo stesso nome.

Oggi parlerò nello specifico delle pesche marchigiane che mangiavo da bambina, una ricetta tipica di un grazioso piccolo borgo arroccato sulle colline, da cui è possibile ammirare un bel panorama su tutte le colline marchigiane fino ai monti Appennini come il Gran Sasso e la Maiella, Acquaviva Picena.

Le pesche dolci assomigliano al frutto di cui prendono il nome, sono belle da vedere e deliziose da mangiare. Sono delle semisfere di pasta morbida, friabile, con un cuore di crema spalmabile alla nocciola che vuole ricordare il nocciolo del frutto (altre ricette riportano farcia alla crema gialla o al cioccolato o entrambe), bagnate nell’alchermes e poi passate nello zucchero semolato bianco.

Un dolce semplice e particolare, delicato come il frutto, e sicuramente scenografico, fa bella mostra di sé catturando lo sguardo in modo magnetico, la sorpresa della farcitura darà poi quel risultato speciale in più, sorprendente che farà innamorare tutti.

Ingredienti

  • 500 g di farina debole per dolci
  • 200 g di zucchero semolato bianco
  • 100 g burro morbido
  • 3 uova
  • 50 g di latte
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • buccia di un limone grattugiata
  • 1 presa di sale
  • crema spalmabile alla nocciola
  • 50 g di alchermes
  • 50 g di acqua
  • zucchero semolato bianco

Grattugio la buccia del limone sopra lo zucchero, in questo modo gli oli essenziali vengono assorbiti dallo zucchero. Metto il burro morbido e lo zucchero in una ciotola capiente e lavoro, amalgamo i due ingredienti. Aggiungo la farina setacciata con il lievito e le uova, impasto come per fare una pasta frolla, verso il latte e continuo a lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo, liscio e morbido. 

Io lavoro tutto nella ciotola, ma volendo si può impastare con planetaria o robot.

Con l'impasto mi trasferisco poi su un piano di lavoro e formo una palla schiacciata di pasta che copro con pellicola alimentare e lascio riposare in frigorifero per almeno 30 minuti, così sarà più facile da lavorare e dare la forma alle palline. Se non si ha il tempo di aspettare procedere a dare la forma con le mani, o volendo con un sac à poche.

Quando l’impasto ha riposato formo delle palline di circa 30 g l’una e le sistemo su una teglia rivestita da carta forno, distanziate l’una dall’altra.

Cuocio in forno preriscaldato statico a 175° C per circa 12-15 minuti.

Faccio raffreddare le semisfere, poi incido la parte inferiore, il fondo, creando una piccola buca da riempire con la crema spalmabile alla nocciola. Quando ho farcito tutte le semisfere le accoppio 2 a 2 in modo da formare la “peschetta”.

Preparo due ciotole: in uno verso dello zucchero semolato bianco, nell’altra la bagna all’alchermes mescolando in parti uguali l’alchermes con l’acqua (rapporto 1:1, ossia 50ml di alchermes e 50 ml di acqua).

Prendo le “peschette” e le passo velocemente nella bagna solo per dare il colore, facendo molta attenzione a non inzuppare, in quanto se troppo bagnata si romperà, poi non serve essere precisi perché il colore deve del frutto che non è rosso/rosa omogeneo. Scolo la "peschetta" e faccio assorbire il liquido su una carta assorbente, poi la passo nello zucchero. Ripeto l’operazione per tutte le pesche.

Le "peschette" si possono servire semplici o decorate con una fogliolina di menta fresca.

pesche dolci marchigiane

 

27 marzo 2020

Biscotti di frolla montata… con la sparabiscotti…

Biscotti di frolla montata… con la sparabiscotti…


biscotti frolla montata

“Unisci zucchero e farina: ti rallegran la mattina!” cita un libro per bambini…
Queste parole mi son venute in mente stamattina e han ispirato l’idea di fare biscotti.
In casa mi son ritrovata, acquistata chissà quando o ricevuta in regalo chi lo sa, un curioso aggeggio che ho sempre guardato un po’ scettica e un po’ con timore, con la domanda “chissà”…dal chissà son poi passata a prima o poi… e finalmente è giunto il suo momento. Il mio timore si è subito dileguato nella facilità d’uso della sparabiscotti. In un lampo ho preparato impasto e data la forma. Più facile a farsi che a spiegarsi, forse. La sua particolarità è che con un unico impasto si possono realizzare tante tipologie diverse di pasticcini, sia nella forma, a cui sarà sufficiente sostituire il disco anche anche in corso d’opera, svitando l’anello inferiore della sparabiscotti, che nella decorazione usando cioccolato fuso, confettini o ciliegine candite, frutta secca. Risultato sono dei deliziosi e friabili biscotti, come di pasticceria, burrosi e profumati, almeno con questa ricetta, ideali per il tè, ma a dire il vero son buoni anche da spiluccare così come sono per un piccolo break goloso. Per la buona riuscita sarà sufficiente seguire solo alcuni piccoli consigli:
  • importante la consistenza dell’impasto, deve essere morbido, ma non molle, inoltre l’impasto non va fatto riposare in frigorifero.
  • per la cottura si devono usare teglie belle pulite, senza carta forno, tappetini di silicone, o unte con burro e farina o altro. In questo modo i biscotti si attaccheranno facilmente alla teglia e una volta cotti e freddi si staccheranno con facilità.
Se non si ha una sparabiscotti, se ne trovano abbastanza facilmente da acquistare, anche economiche come la mia di plastica, si puà usare anche una sacca da pasticcere con una bocchetta da 8-10 mm, e gli accorgimenti sono gli stessi di cui ho scritto sopra.
Et voilà! Eccoli qui i biscotti facili, veloci e deliziosi…

Ingredienti
  • 150 g di burro (io  leggermente salato)
  • 75 g di zucchero a velo
  • 1 uovo intero
  • 200 g di farina tipo 1 (o 225-250 farina tipo 00)
  • 25 g di fecola di patate
  • zest di limone ( o aroma a piacere)
  • 1 presa di sale
  • frutta candita, frutta secca, cioccolato, zucchero a velo per decorare
Preparare questi biscotti è semplice e veloce. In una ciotola lavoro l’uovo con lo zucchero con una frusta (volendo anche una forchetta). Unisco poi il burro a pezzi a temperatura ambiente, deve essere morbido a pomata, ma non va assolutamente scaldato né sciolto al microonde, e lo faccio amalgamare bene al resto degli ingredienti.
Aggiungo ora la farina e la fecola setacciate insieme (se non si usa burro salato, unire anche un pizzico di sale) e zest di limone. Lavoro il tutto fino ad ottenere un impasto morbido, abbastanza morbido.
Prendo la sparabiscotti, inserisco il disco scelto per dare la forma (e che comunque posso cambiare anche in corso d’opera), riempio la sparabiscotti fino a 3/4 con l’impasto e “sparo” a vuoto, per compattare l’impasto e levare l’aria (in questo modo la forma del biscotto verrà precisa e dai contorni puliti), fino a quando non inizierà ad uscire. Ora la sparabiscotti è pronta: prendo una teglia antiaderente, pulita e ben asciutta, mi posiziono con la sparabiscotti in maniera verticale alla teglia, tenendola ben ferma, premo la maniglia per “sparare” il biscotto sulla teglia. Per renderlo un po’ più grande si può premere anche due volte. Sollevo con decisione la sparabiscotti e… ed è fatto… procedo con gli altri biscotti lasciando un po’ di spazio tra di loro visto che in cottura si gonfieranno un pochino. Nel caso una forma di biscotto non fosse venuta bene basterà semplicemente rimuovere l’impasto e metterlo insieme a quello rimanente.
Cuocio i biscotti in forno preriscaldato statico a 180° C per circa 10-15 minuti. Una volta sfornati, aspettare che si raffreddino.
I biscotti possono essere decorati prima o dopo la cottura con frutta secca, frutta candita come le ciliegie, cacao, zucchero a velo, e cioccolato. Per decorare con il cioccolato però è necessario che i biscotti siano cotti e freddi, e poi si potranno decorare con il cioccolato sciolto: con una forchetta si prende un po' di cioccolato e facendo movimenti a zig-zag ne faccio cadere un po' sul biscotto, o immergendo la superficie stessa del biscotto…
come usare sparabiscotti
I biscotti si conservano a temperatura ambiente anche un paio di settimane...Meglio se in un contenitore...

17 marzo 2020

Madeleine allo yogurt e limone

Madeleine allo yogurt e limone


madeleine yogurt limone

Le madeleine (madeleinette o petit madeleine se di forma più piccola) sono dei tipici e soffici dolcetti francesi a forma di conchiglia (o ventaglio, per alcuni), originari di Commercy, comune situato in Lorena, nella Francia del nord-est.
La forma delle madeleine è dovuta proprio allo stampo a conchiglia nel quale vengono cotte. Si pensa che questi dolci risalgano al XVIII secolo, quando Luigi XV, assaggiatele allo Chateau de Commercy, se ne innamorò a tal punto che gli diede il nome della pasticcera che le aveva create: Madeleine Paulmier.
Parlando di madeleine, non si può non menzionare il celebre scrittore Marcel Proust che nella sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” menzionò le madeleine rendendole così molto famose. Sono l’elemento scatenante di tutta la narrazione del romanzo.
Nel romanzo sopra citato, Proust, inzuppa una madeleine nel tè e questa produce in lui un piacere particolare che lo spinge a ricordare quando da bambino la zia Leonie gli offriva questi soffici dolci a Combray; in quell’intenso sapore rivive tutti i ricordi della sua infanzia.
La consistenza di questi piccoli deliziosi, profumati e burrosi dolci è molto simile a quella di un plumcake anche se è l’aroma di limone (o mandorla amara) a conferire un gusto inimitabile. Sono perfette per un piccolo momento goloso. Come dicevo, il burro sarebbe basilare nella ricetta, ma se bisogna stare un po’ attenti e si è comunque golosi che si fa? si rinuncia? No. Si può pensare a modificare un pochino la ricetta, che ne dite? Così rimanendo fedele  alla forma e prediligendo l’aroma di limone, approfitto di uno yogurt bianco in scadenza per inserirlo nell’impasto, diminuendo così la dose di burro. E’ stato un esperimento che è stato molto gradito. Per far venire la caratteristica forma a conchiglia con la “gobbetta”, è necessario seguire alcuni passi della procedura alla lettera:

  • importante far riposare l’impasto in frigorifero per almeno 3 ore (meglio sarebbe per tutta la notte);
  • lo shock termico che si ottiene mettendo a cuocere in forno già bello caldo a temperatura gli stampi con l’impasto freddo, e… mi raccomando, forno statico.
Il risultato saranno delle soffici, deliziose, profumate madeleine. Con queste dosi io ho fatto 18 petit madeleine e 40 mini madeleine.

Ingredienti
  • 125 gr di yogurt bianco
  • 2 uova
  • 100 gr di farina (ho usato il tipo 0)
  • 30 gr di fecola di patate
  • 100 gr di zucchero
  • 90 gr di burro sciolto (ho usato quello salato)
  • 1/2 tsp di lievito (1/2 cucchiaino)
  • 1 pizzico di sale
  • zest di limone
Sbatto le uova con lo zucchero in una capiente ciotola, fino a montarli leggermente. Aggiungo il burro fuso, lo yogurt, il sale e lo zest di limone, mescolo con le fruste. Infine unisco le polveri setacciate insieme, e delicatamente con le fruste amalgamo il tutto. Copro con pellicola alimentare la ciotola con l’impasto e lo metto a riposare in frigorifero per almeno 3 ore, meglio se tutta la notte.
Trascorso il tempo di riposo dell’impasto, preparo gli stampi delle madeleine: li imburro e infarino, e se voglio essere proprio precisa li metto in freezer, o frigo, per 5-10 minuti. Preriscaldo il forno statico a 200 ° C, quando raggiunge la temperatura trasferisco l’impasto in un sac à poche (si può anche usare un cucchiaino) e riempio per 3/4 ogni cavità dello stampo, in cottura le madeleine cresceranno. Inforno per 3 minuti a 200°C poi abbasso la temperatura a 180°C per 8-10 minuti. Una volta pronte sforno gli stampi e metto a raffreddare le madeleine su una gratella per dolci. Non resta poi che servire spolverate con un po’ di zucchero a velo.
Le madeleine si conservano in un contenitore ermetico per 4/5 giorni, oppure si possono congelare e riscaldarle poco prima di servirle, in forno caldo per pochi minuti, o al microonde.

impasto madeleine

3 febbraio 2020

Taralli dolci napoletani

Taralli dolci napoletani

taralli dolci napoletani

Era da un po’ che pensavo ai taralli dolci, e mi si è presentata l’occasione di farli in una giornata un po’ caotica e frettolosa in cui sarebbe venuta a trovarmi la mia amica veterinaria (ovviamente ad insaputa dei gatti). L'idea mi eravenuta guardando una trasmissione in cui una nonna, nonna Rosetta per chi conosce la serie Casa Surace, nella preparazione di un pranzo tipico di giù, con l'avanzo della pasta frolla prepara i taralli dicendo "la crostata è il dolce, i taralli so' sentimento". E così spinta dal sentimento eccomi a proporre una delle ricette dei taralli dolci, questi quelli napoletani, perfetti da servire per la prima colazione o l’ora del tè.
Si tratta di gustose ciambelle di pasta frolla al profumo e aromatizzate con limone e liquore Strega.
Occorrono  davvero pochi e semplici ingredienti per realizzare questi gustosi taralli dolci campani.
L’antica ricetta prevede l’utilizzo dell’ammoniaca per dolci, ma in alternativa si può benissimo utilizzare il lievito classico per dolci se si preferisce... io ho seguito la tradizione usando l'ammoniaca per dolci e sciogliendola nel latte... in questo modo non si sentirà né gusto né odore.
I taralli dolci napoletani sono uno di quei tipici dolci preparati ancora come facevano le nostre nonne, secondo una tradizione culinaria semplice e genuina.
Il liquore Strega, utilizzato per aromatizzarli, è un liquore tipico campano, dal gusto deciso, che dona al dolce un aroma unico.

Ingredienti per circa 30 taralli dolci
  • 400 gr di farina (tipo 1)
  • 3 uova intere
  • 180 gr di zucchero
  • 150 gr di burro freddo (io salato)
  • 80 ml di latte intero
  • 1 cucchiaino raso di ammoniaca per dolci (o 2 cucchiaini di lievito per dolci)
  • buccia di limone grattugiata
  • liquore Strega
Inizio con il preparare la classica sabbiatura della pasta frolla. Si può procedere sia a mano che con robot da cucina. Io per comodità utilizzo il minipimer: verso nella ciotola la farina con il burro freddo fatto a pezzetti, aziono fino ad ottenere un composto "bricioloso", la classica sabbiatura della pasta frolla.
In una ciotola capiente metto le uova, lo zucchero, la scorza di limone grattugiata e il latte caldo in cui ho sciolto l'ammoniaca per dolci (se si usa il lievito non è necessario scioglierlo nel latte), quindi aggiungete anche la sabbiatura di farina.

Inizio ad amalgamare questi ingredienti con una spatola ed unisco il liquore Strega, quindi lavoro il tutto prima nella ciotola poi su una spianatoia per ottenere un panetto morbido e compatto, che avvolgo nella pellicola e lo lascio riposare in frigorifero per 20 minuti circa.
Riprendo l’impasto e taglio dei rettangoli di spessore medio con i quali creare dei cordoncini lunghi circa 15 o 20 cm per formare le ciambelline (volendo si possono anche intrecciare). Sistemo i taralli su una teglia con carta forno, spennello ogni ciambella con l'uovo sbattuto e spolvero la superficie con un po’ di zucchero semolato. Non resta che cuocere i taralli in forno preriscaldato statico a 180° per 17-20 minuti circa, verificando che a fine cottura diventino leggermente dorati
Quando sono pronti sforno i biscotti e li lascio raffreddare completamente.
Non resta che servirli e gustare questi deliziosi taralli dolci.











13 gennaio 2020

Lunette alle mele.

Lunette alle mele.


lunette alle mele

E infine nella calza della Befana c’erano anche queste profumatissime lunette. Sono abbastanza semplici da fare, contengono poco zucchero ma sono ugualmente golosissime… talmente tanto che finiscono subito. Le abbiamo voluto chiamare lunette un po' per via della forma, e poi perché a casa delle streghe non poteva esserci nome più appropriato. L’impasto è particolare, una morbida frolla fatta con la ricotta e poco burro e olio, rimane piacevole da lavorare, elastica e morbida… ma non molle appiccicosa mi raccomando. L'interno del biscotto nasconde una piacevole sorpresa: un ripieno di mele stufate e profumate. Finalmente una ricetta con le mele che non avevo ancora fatto, e dire che a me i dolci con le mele piacciono molto. Il tipo di mele da usare è indifferente, vanno poi ammorbidite, cotte con gli aromi, i profumi. Ecco con le mele io non posso che usare anche la cannella, non indico la dose esatta perché va un po’ a gusto, però deve essere bilanciata e non coprire gli altri sapori. L’insieme, come dicevo, è un dolce molto delicato e piacevole, equilibrato nei sapori, e talmente piacevole da mangiare che uno non è mai abbastanza. Non so se si possono considerare propriamente dei biscotti, ma comunque si accompagnano anche loro molto bene per l’ora del tè.

Ingredienti

Per l’impasto
  • 310 gr di ricotta vaccina
  • 300 gr di farina (io tipo 1)
  • 1 cucchiaino di lievito in polvere per dolciimpasto lunette alle mele
  • 6 cucchiai di olio vegetale (io olio extravergine d’oliva)
  • 1-2 cucchiai di latte
  • 70 gr di zucchero
  • 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata
  • 1/4 di cucchiaino di essenza di vaniglia
  • 60 gr di burro
  • un pizzico di sale
Per il ripieno di mele
  • 3 mele sbucciate e fatte a dadini
  • 15 gr di uvetta sultanina
  • 10 gr di burro
  • 70 gr di zucchero
  • scorza di un limone
  • 1 cucchiaino di succo di limone
  • cannella (a piacere)
Per completare
  • 1 uovo leggermente sbattuto
  • zucchero a velo
Inizio a preparare la pasta delle lunette. Metto tutti gli ingredienti in una ciotola capiente e mescolo, impasto fino ad ottenere una pasta tipo una frolla morbida ma compatta, copro e lascio riposare mentre mi dedico alla farcitura.
In un tegame capiente, a fuoco basso, faccio stufare le mele tagliate a dadini con il burro, il limone (succo e buccia), l’uvetta, lo zucchero e la cannella. Quando le mele saranno morbide, lascio cuocere ancora per 5 minuti. Lascio raffreddare e tolgo la buccia di limone.
Scaldo il forno in modalità statica a 180° C.
Prendo l’impasto e lo stendo con uno spessore di 4-5 mm circa. Con un coppapasta del diametro di 8 cm ricavo dei dischi. Spennello il bordo dei cerchi con l’uovo leggermente sbattuto, al centro metto un cucchiaino colmo di farcitura.  Ripiego la pasta premendo bene i bordi. Sistemo le lunette fatte su una piastra rivestita con carta forno, lasciando circa 2-2,5 cm di spazio tra loro, e procedo fino al completamento dei miei biscotti. Prima di infornare spennello leggermente la superficie delle lunette con l’uovo sbattuto, faccio cuocere per circa 20-30 minuti, o fino a quando non saranno leggermente dorati. Sfornati, lascio raffreddare sulla piastra per un paio di minuti, quindi li trasferisco su una griglia a completare il raffreddamento. Prima di servire impiatto e spolvero con zucchero a velo.

10 gennaio 2020

Shortbreads…

Shortbreads…

shortbreads

Nella calza della Befana, questo anno dedicata ai biscotti, sono apparsi gli shortbreads. Lo shortbread è un tipico biscotto scozzese, molto diffuso in tutto il Regno Unito, ma anche in USA, Danimarca e Svezia. Non c’è una tazza di tè caldo fumante con latte e biscotti shortbreads, soprattutto in Scozia. E’ un biscotto burroso e friabile, con una nota salata sul fondo che lo rende irresistibile.
Di ricette per preparare in casa i biscotti scozzesi shortbread in rete se ne trovano tante ma, alla fine, quella tradizionale e semplice, senza troppe aggiunte e soprattutto con gli ingredienti in proporzioni facili da ricordare che quasi non serve appuntare la ricetta, secondo me è la ricetta vincente. Il bello di questi, non dietetici biscotti, è che durano a lungo se messi in una scatola di latta, o in un contenitore con chiusura ermetica.
Gli ingredienti alla base dei biscotti scozzesi shortbreads sono solamente zucchero, burro e farina, usati nella proporzione 1/2/3, ossia la regola generale dice di mischiare una parte di zucchero con due di burro e tre di farina. Una variante molto comune è quella di sostituire parte della farina di base, avena o frumento, con della farina di mandorle spellate. Non ci sono uova, anche se, in qualche ricetta che ho trovato, ne viene messo uno per legare l’impasto e per garantire che i biscotti non si sbriciolino troppo facilmente. Infatti, una delle prerogative di questi biscotti è che devono rimanere un po’ sabbiosi, consistenti ma friabili. Il segreto per una buona riuscita della ricetta è il burro, che deve essere di ottima qualità, meglio se inglese che è salato, ma in mancanza di questo basterà sostituirlo con dell’ottimo burro, preferibilmente salato, se proprio non si trova il burro salato… bhè basterà aggiungere un pizzico in più di sale nell’impasto. Tradizionalmente la loro forma è rettangolare allungata con spessore di 1/2 cm, gli shortbread fingers, oppure rotonda round shortbread o, ancora, a petticoat tail, ovvero un biscotto rotondo diviso in 4 spicchi e che abbiamo la superficie bucherellata con i rebbi di una forchetta. Ora non resta che mettere le mani in pasta e sfornare degli ottimi shortbreads da accompagnare a una bella e fumante tazza di tè in questi freddi pomeriggi invernali…

Ingredienti
  • burro salato
  • farina
  • zucchero

In una ciotola metto la farina e il burro freddo a pezzetti. Con l’aiuto di una forchetta fredda inizio a mescolare i due ingredienti senza lavorarli troppo, quindi aggiungo lo zucchero. Impasto ancora un po’, velocemente e formo una palla di impasto. Copro con pellicola alimentare e metto a riposare in frigorifero per almeno mezz’ora.
Ora si può procedere in due modi per realizzare i biscotti: un metodo classico e tradizionale, e diciamo quello in cui si formano i biscotti con altre forme.
Il tradizionale prevede che si stenda l’impasto in una placca, foderata con carta forno, o teglia per la pizza, toccando l’impasto il meno possibile per non scaldarlo,  dello spessore di 1 cm, con un coltello dalla lama liscia si praticano delle incisioni che corrisponderanno ai biscotti (lunghi circa 7 cm e larghi 2,5 cm), e si bucherella la superficie con una forchetta (questo servirà a far asciugare prima i biscotti). Mettete la teglia in forno già caldo statico a 140° /160° (come sempre la temperatura dipende dal vostro forno) e far cuocere finché non diventano solo leggermente dorati.  Una volta tolti dal forno, far raffreddare ben bene i biscotti prima di separarli con l’aiuto di un coltello (non ci provate con le mani, si sbriciolano!).
Secondo metodo, meno tradizionale. Si prende l’impasto ormai raffreddato e si stende dello spessore di 5 mm. Tagliare i biscotti nella forma preferita, sistemarli in una placca rivestita con carta forno. Volendo si possono raffreddare ancora una volta in frigorifero, sarebbe consigliabile, e poi cuocere. 

Io, una volta ricavati i miei biscotti li ho cotti direttamente in forno statico a 165-170° C per 10-15 minuti, devono essere dorati leggermente. Una volta sfornati li ho lasciati raffreddare.

Per conservare i biscotti, anche a lungo, basterà metterli in una scatola di latta o in un contenitore.

impasto shortbreads

22 dicembre 2019

Gingerbread, english style (Peggy Porschen)...

Gingerbread, english style (Peggy Porschen)...


gingerbread decorati

E' iniziato il count down al Natale, e immancabili le preparazioni rigorosamente golose a questa festa dedicate. Per me il mettermi in cucina e far profumare la casa di spezie è calore, è ricordi e tradizioni vecchie e nuove che si tramandano, che sopravviveranno a tutto… è tempo per noi… Così ora si inizia con i gingerbread, profumatissimi biscotti da decorare, ma deliziosi anche da mangiare senza aggiunte di glassa. Di ricette e interpretazioni dei pan di zenzero ce ne sono molte, ma questo anno mi sono imbattuta nella ricetta di Peggy Porschen, famosa pasticcera inglese nel cake design. Mi ha incuriosito e ho deciso di provarla, ovviamente modificandola un pochino… e devo dire che mi ha soddisfatto moltissimo. Facile da realizzare, deliziosa da mangiare, biscotti perfetti poi da decorare… Il tutto accompagnato da preziosi consigli per la realizzazione, che io solo in parte ho seguito. Con questa ricetta, più che mai, mi sembra di essere una strega alle prese con calderoni e strani intrugli, e la cosa mi piace, lo ammetto, e dai pentoloni deliziosi profumi si spargono per tutta la casa...
La pasticciera inglese consiglia di cuocere i gingerbread su teglie microforate rivestite da tappettini in silicone, cottura solo dopo raffreddamento in frigorifero o congelatore, infornarli freddissimi, usare spessori per mattarelli per avere i gingerbread tutti dello stesso spessore, e stendere la pasta tra due fogli di carta forno infarinati. Come dicevo questi i consigli di Peggy Porschen.
Io ho steso la pasta tutta dello stesso spessore usando un mattarello con gli spessori e ho usato i due fogli di carta forno, ma poi ho cotto normalmente su teglie normali (non ho le microforate) e su carta forno, a 170° C modalità statica… e sono venuti bene lo stesso, tanto che ho poi usato la ricetta come base per una torta (di cui parlerò in un altro post).
Ho poi decorato i miei biscotti con la ghiaccia reale, per comodità e fretta ho preso quella in polvere a cui si deve solo aggiungere l’acqua e i cui albumi sono già pastorizzati.
Il bello dei gingerbread è che si conservano per parecchi giorni. Di seguito indicherò la ricetta della pasticciera inglese e tra parentesi le mie modifiche. Io ho usato solo miele, zucchero di canna demerara, e tra le spezie ho aggiunto anche la nota delle “4 spezie” in cui sono racchiuse cannella, noce moscata, chiodi di garofano e pepe bianco.
I gingerbread sono perfetti da decorare e offrire agli amici che vengono a trovarci per gli auguri, da regalare confezionati in sacchettini con un bel fiocco e una dedica, ma anche sono belli da appendere all’albero (sempre confezionati)… Ma attenzione, devo avvisarvi, questi gingerbread sono golosissimi e creano dipendenza, sono come le ciliegie, uno tira l’altro, non ve ne stancherete finché non saranno finiti… così senza accorgervene come per… magia…

Ingredienti
  • 5 cucchiai d’acqua
  • 210 g zucchero di canna chiaro (io canna integrale demerara)
  • 3 cucchiai di melassa (sostituita con il miele)
  • 3 cucchiai di golden syrup (sostituito con del miele)
  • 3 cucchiai di zenzero in polvere
  • 3 cucchiai di cannella in polvere
  • 1 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere (ho usato il mix 4 spezie, circa 1/2 cucchiaino scarso)
  • 250 g burro salato, freddo, a cubetti
  • 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • 560 g farina, più quella per spolverare (io di tipo 1)
  • preparato per ghiaccia reale

Per realizzare gingerbread inizio versando in una pentola capiente l’acqua, lo zucchero, il miele, lo zenzero, la cannella e il mix di 4 spezie in polvere.
Porto a ebollizione su fiamma media, mescolando. Rimuovo dal fuoco e gradualmente aggiungo il burro a dadini, un pezzo alla volta, e mescolo fino a completo assorbimento.
Aggiungo il bicarbonato prestando attenzione in quanto il composto potrebbe gonfiarsi.
Spengo e lascio intiepidire.
Quando l’impasto sarà a temperatura ambiente, lo verso in una ciotola. All’interno setaccio la farina e mescolo fino ad avere un composto omogeneo e leggermente umido. Mi trasferisco su un piano leggermente infarinato e formo una palla con l’impasto un po’ appiattita. Avvolgo la pasta nella pellicola e metto in frigo a solidificare. Ci vorranno circa 2/3 ore.
Quando l’impasto avrà riposato e si sarà solidificato, lo prendo e lo stendo con il mattarello, tra due fogli di carta forno, dello spessore di circa 4-5 mm. Taglio i biscotti con le formine e li sistemo nella teglia. Se si seguono le indicazioni di Peggy Porschen bisogna metterli su tappetino di silicone su teglia traforata e farli raffreddare per almeno mezz’ora. Io li ho messi su teglia rivestita con carta forno. Ho saltato il passaggio ulteriore in frigorifero, e ho cotto in forno statico preriscaldato a 170° C per circa 10-15 minuti. Se si segue il passaggio in frigorifero di Peggy Porschen, cottura a 200° C e cuocere i biscotti per 8-10 minuti, avendo cura di “biscottarli” altri 2 minuti circa lasciando la porta del forno leggermente aperta.
Volendo creare dei biscotti da appendere, prima di infornarli basterà fare dei fori con una cannuccia pigiandola direttamente sulla superficie del biscotto, senza sollevarli, premere direttamente la cannuccia sul biscotto per formare il forellino.
Mentre sono ancora caldi si potrà rifinire meglio il foro pigiando nuovamente l’estremità della cannuccia.
A questo punto i biscotti sono pronti. Lascio raffreddare prima di decorare con la ghiaccia reale. Prendo il prodotto in polvere per ghiaccia, lo verso in una ciotola e aggiungo poca acqua alla volta fino ad ottenere la consistenza desiderata, volendo si possono mettere anche dei coloranti. Trasferisco la ghiaccia in una sac a poche con beccuccio tondo di una misura adatta per la scrittura e il decoro (vanno dalla 00 alla misura 4) e decoro a piacere i miei gingerbread. Volendo si possono aggiungere palline di zucchero colorate, stelline, quando la ghiaccia è ancora umida. Lascio poi asciugare.
I gingerbread si conservano per diversi giorni in un luogo fresco e asciutto, dentro una scatola di latta o contenitori con chiusura ermetica.

gingerbread

21 ottobre 2019

Cannoli cilentani al forno con le creme

Cannoli cilentani al forno con le creme

cannoli con crema al limone e cioccolato

Rivisatazione della ricetta della nonna materna, e in parte anche della tradizione che vorrebbe il cannolo fritto. Ho deciso di seguire la ricetta della sfoglia all'olio, un' antica ricetta, ma invece di friggere, cuocio al forno. E devo dire che questo esperimento mi ha soddisfatto. Normalmente il cannolo non vuole la bagna sul guscio, ma nella mia famiglia esisteva questa particolarità, e il guscio veniva passato in una bagna al Vermuth o allo Strega prima divenire riempito con le creme, rigorosamente crema pasticcera al limone e al cioccolato. E qui la prima trasgressione storica, perchè nelle ricette studiate nessuno cita di bagnare la sfoglia del cannolo, mentre assolutamente in linea con la tradizione la farcitura con le creme. Si potrebbe aprire la disputa sulle varie preferenze del cannolo e i cultori del genere. Io aggiungo ulteriore ribellione cuocendo la sfoglia del cannolo al forno invece di friggerla... potrei venir messa alla gogna... Cosa resta? resta un cannolo leggero, friabile che viene farcito con le due creme pasticcere al limone e al cioccolato, e per accontentare qualcuno, qualche cannolo viene passato nella bagna allo Strega proprio pochi secondi, così prende un profumo e un aroma particolare che risalta le creme di farcitura e comunque lascia la sfoglia croccantina. Che dire a me son piaciuti... certamente sono una mia personale rivisitazione... ma il bello della cucina e della pasticceria non è anche metter del proprio e sperimentare?

Ingredienti

Per le creme
  • 1 litro di latte intero
  • 12 uova (solo i tuorli)
  • 180 g di zucchero
  • 60 g di amido di frumento (frumina)
  • 30 g di amido di riso (o farina di riso)
  • Buccia di un limine bio
  • 150 g cioccolato fondente al 72%
  • buccia di un limone non trattato

Per la pasta dei cannoli
  • 1kg di farina (io tipo 1)
  • 4 uova intere
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 1 bicchiere d'olio extravergine d'oliva
  • 1 bicchierino di spumante o vino bianco
Per completare
  • zucchero a velo 
  • bagna al liquore Strega (o Vermuth)
Comincio con il preparare le creme. Porto a bollore il latte con la buccia di limone e lascio in infusione. Intanto in una ciotola sbatto i tuorli d'uovo con lo zucchero. Appena lo zucchero si è completamente sciolto unisco le polveri setacciate (la frumina con l'amido o farina di riso), mescolo bene non ci devono essere grumi. Stempero il composto di uova con qualche cucchiaio di latte caldo, amalgamo bene, poi verso il restante latte, emulsiono e rimetto il composto ottenuto a cuocere, su fuoco basso. Mescolo la crema fino ad ottenere la densità desiderata, deve almeno raggiungere il bollore, poi bisogna fare molta attenzione perché gli amidi si addensano molto in fretta. Una volta ottenuta la crema pasticcera base la divido in due ciotole: una la lascio come crema al limone. All'altra crema incorporo il cioccolato fondente, che nel frattempo avrò fatto sciogliere a bagnomaria (o al microonde), e amalgamo bene. Copro entrambe le creme con pellicola alimentare a contatto e lascio raffreddare.
Passo ora a fare la sfoglia dei cannoli. Impasto la farina con le uova leggermente sbattute, l'olio, il vino e lo zucchero. Lavoro fino ad avere un composto simile alla frolla, formo una palla di pasta copro con pellicola e lascio riposare per almeno un'ora. Trascorso il tempo di riposo riprendo la pasta e la stendo in modo abbastanza sottile, deve venire una sfoglia di massimo 3 mm. Con un coppapasta da 8 cm di diametro ritaglio la sfoglia e ottengo così la sfoglia con la quale avvolgere il supporto per fare il cannolo (il tuttolo), premo sul punto di giunzione dei due lembi di pasta, posso anche inumidire con un pochino di acqua, altrimenti si potrebbe aprire in cottura. Chi ha ereditato quelli della nonna li ha anche in canna di fiume con un diametro di 3 cm, io mi devo accontentare di quelli in acciaio.
Volendo si può tagliare la sfoglia anche in quadrati. Sistemo i cannoli su una teglia da forno,rivestita da carta forno, e cuocere a 180° C in forno preriscaldato statico per circa 15-20 minuti. Una volta pronti li sforno e rimuovo i cannoli dal supporto, delicatamente, e li lascio raffreddare. Preparo una bagna con lo Strega (acqua e liquore, o uno sciroppo fatto da acqua, zucchero e liquore) e mi preparo le creme. Prendo ora il guscio del cannolo, lo passo velocemente nella bagna e poi lo farcisco con la crema al cioccolato da un lato e quella al limone dall'altro e sistemo su piatto. Procedo fino a completamento, lascio però qualche cannolo senza bagna e lo farcisco solo e lo metto da parte per non confonderli. Procedo fino al completamento. Non resta che dare una bella spolverata con zucchero a velo e... poi servirli...

7 ottobre 2019

Muffin al limone con cuore di confettura di ciliegie

Muffin al limone con cuore di confettura di ciliegie

 muffin al limone con cuore di ciliegia

Riprende il periodo di preparazioni merende e colazioni, e via discorrendo… E il bello è che bisogna variare tutte le settimane, perché si sa che ci si annoia sempre con le stesse cose. Per quetsa settimana la richiesta della merenda è stata muffin... precisamente muffin al limone, con della confettura di ciliegia. E perché no... il problema è come farli arrivare integri alla merenda dovendo metterli nello zaino. Soluzione: mettere il muffin in un piccolo contenitore, tipo tupperware, perfetto per il trasporto muffin.
I muffin sono una classica preparazione anglosassone, hanno una bella cupoletta che sbuca dal pirottino, e un impasto soffice e goloso. Si possono fare sia dolci che salati. La preparazione è semplice e veloce, non serve usare la planetaria, anzi per ottenere la loro caratteristica sofficità non necessitano di essere lavorati a lungo: bastano un cucchiaio o una frusta per mescolare l’impasto, e la temperatura del forno deve essere bella alta all’ingresso della teglia, e solo dopo la temperatura deve essere abbassata a 180-190° C, così si otterrà la classica cupoletta tipo plumcake. Il bello dei muffin, inoltre, è che possono essere personalizzati a piacere secondo i propri gusti.
E per la mia merenda un tipico break english style: un muffin accompagnato con una fumante tazza di tè forte inglese...

Ingredienti per 12 muffin
  • 200 g di farina tipo 1
  • 50 g di fecola di patate
  • 2 uova intere bio
  • 150-180 gr di latte
  • 100 g di zucchero di canna integrale di barbabietola
  • 100 g di burro leggermente salato
  • 1/2 bustina di cremore di tartaro (o 1/2 bustina di lievito per dolci)
  • zest di limone
  • confettura di ciliegie
  • zucchero a velo per decorare
Preriscaldo il forno a 200° C, in modalità statica, e metto i pirottini in una teglia per 12 muffin.
In una ciotola verso tutte le polveri e le mescolo tra loro. In un’altra ciotola metto le uova e le sbatto con una frusta, aggiungo il latte e mescolo sempre con una frusta, unisco il burro sciolto (a bagnomaria o al microonde), e sempre con la frusta continuo ad amalgamare bene tutti gli ingredienti. Ora poco alla volta verso le polveri nei liquidi continuando a mescolare con una frusta. Se l'impasto risultasse troppo asciutto aggiungo uno o due cucchiai di latte. Deve venire una pastella. Per ultimo metto lo zest di limone e mescolo.
Prendo la teglia e verso in ogni pirottino un cucchiaio di impasto, sopra metto un cucchiaino di confettura di ciliegie, e ricopro con un altro cucchiaio di impasto.
Inforno la teglia, abbasso a 180° C e faccio cuocere per circa 20 minuti. Prima di sfornare controllo che il muffin sia cotto. Quando pronto sforno e lascio raffreddare i muffin su una gratella per dolci. Una volta freddi spolvero con lo zucchero a velo e… via…

muffin al limone con cuore di ciliegia aperto

16 settembre 2019

Le mie girelle...

Le mie girelle...

girelle

Le girelle credo che siano un ricordo di infanzia di molti. Sono fra le più celebri merendine a partire dagli anni ‘70. Per un certo periodo sono state pubblicizzate con celebri personaggi dei cartoni animati e lo slogan era “la morale è sempre quella fai merenda con Girella”… credo che almeno una volta nella vita tutti l’abbiamo mangiata. Farla in casa è abbastanza semplice, l'unica difficoltà è il passaggio nel creare il rotolo, in cui la pasta bisquit deve avere la giusta morbidezza per poter essere arrotolata, diversamente se asciutta o secca il rotolo si romperà. La girella è composta da una pasta bisquit alla vaniglia e al cacao che crea il gioco a spirale, una base e due cotture, e grazie al gioco bicolore si crea questo gioco a spirale una volta che viene arrotolata. La girella viene farcita con una golosa crema spalmabile, che chiamerò “cioccolella” (una crema alle nocciole e cioccolato per intenderci). Libertà di esecuzione se cuocere prima il bisquit al cacao o alla vaniglia. Io ho cotto prima il bisquit alla vaniglia e nel mentre ho aggiunto il cacao amaro nell'altro impasto. Tocco finale una volta farcito e arrotolato e tagliato a fette il rotolo, è creare una base croccante con il cioccolato. Nella mia versione delle girelle ho usato farine grezze macinate a pietra, ridotto dose di zucchero e usato un cioccolato fondente al 72%. Golosi sì ma sempre con attenzione... Così ecco pronta una golosissima merenda fatta in casa, profumata, con addirittura tre consistenze dalla crema, al soffice del bisquit al croccante della base al cioccolato.

Ingredienti
  • 4 uova bio
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 80 gr di zucchero semolato (io ho usato quello grezzo di barbabietola)
  • 80 gr di farina (io tipo 1)
  • 1 pizzico di sale
  • 10 gr di cacao amaro
  • 100 gr di cioccolato fondente (io al 72%)
Monto le uova con lo zucchero e l’estratto di vaniglia, con le fruste o in planetaria, quando il composto risulterà bello soffice spumoso e bianco (e avrà quasi quadruplicato il suo volume iniziale), aggiungo la farina setacciata e il sale,  delicatamente con una spatola, mescolo dal basso verso l’alto, facendo attenzione a non smontare il composto. A questo punto divido l’impasto in due parti uguali in due ciotole diverse. Verso il composto bianco in una teglia rettangolare rivestita con carta forno, lo livello, e metto a cuocere per circa 5-6 minuti in forno statico preriscaldato a 180° C. Nella seconda scodella con l'impasto verso il cacao amaro setacciato e, sempre delicatamente, incorporo bene cercando di non smontare il composto. A questo punto prendo la teglia in forno, verso questo secondo impasto sul primo e cerco di uniformare forma e spessore al primo, di livellarlo il più possibile. Questa operazione sarà un pochino difficoltosa in quanto il primo bisquit è caldo, quindi bisogna essere delicati e veloci allo stesso tempo. Rimetto il tutto in forno e cuocio per altri 6-8 minuti.
Ora ci sono due metodi.
Una volta pronto sforno e rovescio il bisquit su un canovaccio spolverato con dello zucchero semolato lasciando la carta da forno verso l’alto. Rimuovere la carta forno, se serve inumidirla leggermente. Rifinire i bordi con un coltello, se non si ha un rettangolo più o meno preciso. Arrotolare il bisquit nel canovaccio avendo la parte con il cacao sotto, esterna.
Altro metodo, una volta sfornato il bisquit, ricoprire con un altro foglio di carta forno, e sopra mettere un canovaccio, per non farlo seccare, e far raffreddare così la base. Una volta che la base si sarà raffreddata, sfilare delicatamente la carta forno da entrambi i lati del bisquit e pareggiare i bordi con un coltello.
Indipendentemente dal procedimento che si sarà scelto per far raffreddare la base, si procede poi con lo spalmare la “cioccolella” (la crema spalmabile) sul lato chiaro della pasta bisquit. Non resta che arrotolare tenendo verso l’interno la crema spalmabile,  procedendo ad ottenere un bel rotolo. Io ho arrotolato sul lato corto del mio rettangolo aiutandomi con della carta forno. Avvolgo ora il rotolo ottenuto nella carta forno, o nell apellicola alimentare, e metto a raffreddare in frigorifero per 1 ora. Ultimato il tempo di rassodamento riprendo il rotolo e lo taglio a fette spesse di circa 2 cm. Ora faccio sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria (volendo anche nel microonde), e immergo le girelle solo da un lato, solo una base, poi le metto a raffreddare su una gratella per dolci. Non resta che attendere che il cioccolato si solidifichi per impiattare e servire la merenda.
Le girelle si conservano per 2/3 giorni sotto una campana di vetro. Altrimenti si possono congelare ma senza la base di cioccolato.

10 giugno 2019

Biscotti morbidi allo yogurt e limone

Biscotti morbidi allo yogurt e limone


biscotti morbidi allo yogurt e limone
Soffici profumati biscotti sani e leggeri, una golosità piacevole per le merende e le colazioni. Un break per spezzare la giornata per accompagnare un buon tè. Non so perché ma non cucino spesso i biscotti, eppure son così semplici da fare in casa, può anche diventare un gioco da fare con i bambini. Per questa ricetta ho deciso di profumare i biscotti al limone, di usare lo yogurt per fare la pasta frolla, quindi rimane più morbida... pochi zuccheri e farina macinata a pietra... un impasto semplicissimo e veloce da fare, resta molto morbido e non necessita di tempi di riposo. A seconda del tipo di yogurt, più o meno denso, che verrà utilizzato, la dose da mettere nell'impasto potrà variare. Io ho usato uno yogurt di tipo greco, molto compatto, e le dosi riportate negli ingredienti sono riferite a questo tipo di yogurt. Però si può usare anche un normale yogurt, del tipo classico più liquido, in questo caso conviene diminuire la dose e inserirne poco per volta nell'impasto al fine di ottenere una pasta liscia, morbida ed elastica, non ho nemmeno dovuto infarinare il piano di lavoro per creare la forma dei biscotti. Nel caso, invece, che la pasta risultasse più liquida, si possono comunque creare dei biscotti, ma bisognerà porzionarli sulla teglia con un cucchiaio o con sac à poche. La dose di grassi, a scelta tra burro o olio, e zuccheri è molto piccola nella proporzione degli altri ingredienti. Se non si vuole usare il miele, aggiungere 10-20 gr di zucchero in più. Il biscotto è profumato, sembra croccante ma poi mordendolo rivela la sua morbidezza di impasto, e non sembra soffrire per il poco zucchero… davvero piacevole… temo dureranno poco. Li conservo in un contenitore con coperchio, in questo modo non si seccheranno e, magari, 4 o 5 giorni resisteranno… forse...

Ingredienti
  • 300 g di farina (io tipo 0 o 1)
  • 1 uovo
  • 40 g di burro (si può usare anche olio ma 50ml)
  • 160 g di yogurt greco (si può usare anche il classico ma 120-150 gr)
  • 80 g di zucchero
  • 1 cucchiaino di miele
  • 8 g di lievito per dolci (io cremore di tartaro)
  • buccia grattugiata di 1 limone
  • 1 presa di sale

Ho grattugiato la buccia di limone sullo zucchero, in questo modo gli oli essenziali dell'agrume verranno assorbit. 

Ho sciolto il burro nel microonde. 

In una ciotola ho messotutti gli ingredienti e ho iniziato ad impastare (volendo si può usare anche la planetaria). Quando ottengo un bell'impasto, continuo a lavorarlo su un piano di lavoro fino ad avere una pasta morbida, elastica e non appiccicosa. 

Divido l’impasto in pezzi da 25 gr l’uno, li stendo con le mani formando dei piccoli cordoni / filoni, faccio un nodino e metto su teglia foderata con carta forno. Si possono dare le forme che si preferiscono. 

Cuocio in forno preriscaldato statico a 180° C per 20 minuti, finché non avranno una leggera doratura. Sforno, lascio intiepidire e poi spolvero con zucchero a velo.

5 aprile 2019

Les chouquettes, bijoux, bisù o bisiù...

Les chouquettes, bijoux, bisù o bisiù...

chouquettes, pasta choux, bijoux, bignè con granella di zucchero

Ovvero la versatilità della pasta choux
La pasta choux o pâte à choux si presta per molte preparazioni sia dolci che salate, e tutte comunque deliziose. La ricetta che mi accingo a fare ne è un esempio. Lo definirei un dolce non proprio dolce… forse più uno sfizio… una piccola golosità che se si presta benissimo per colazioni, merende, come dolcino accanto al caffè, o semplicemente così uno tira l’altro come le ciliegie… insomma un po’ per quello che si vuole. Nelle boulangerie vengono messi in una cesta, in bella mostra, così difficilmente si potrà resistergli mentre si fanno acquisti. Una volta anche qui si trovavano, in poche e speciali panetterie, un po’ sullo stile delle boulangerie, infatti grazie a loro ho avuto il piacere di vederli, conoscerli e, soprattutto, assaggiarli. Poi come succede per molte cose, non ci si pensa più, finché un bel giorno la memoria non tira fuori quel ricordo, e te ne fa venire la voglia e fa anche venire voglia di condividerli. Problema non conosco panetterie che li sfornino e li conosco solo con il nome bijoux… così provo a cercare nel fantastico mondo del web, anche se dubbiosa… E invece, proprio perché in rete si può trovare quasi di tutto, ecco il motore di ricerca mi mostra dei risultati… Contenta e stupita apro i link di altri che come me conoscono e hanno rifatto questa viennoiserie francese. Non solo… ecco anche la loro loro affascinante storia dalle regali origini.
Cominciamo dal nome, qui bijoux, bisù… o simili… in Francia chouquettes: dolcetti, come dicevo non dolcetti, non un articolo raffinato di pasticceria, ma comunque irresistibili minuscoli bignè leggerissimi di pasta choux ricoperti di granella di zucchero, quasi caramellati.
L’autrice del blog di kitcheninthecity narra le antiche origini de les chouquettes, e di come la pâte à choux parli della regina Caterina de’ Medici. Arrivata bambina alla corte di Francia, con al seguito la forchetta (già la nobiltà italiana ha portato la forchetta in Francia!) e i suoi pasticceri, piuttosto bruttina, si dice, riuscì a convivere con la presenza di una potente favorita Diana di Poitiers e rivoluzionò la corte di Francia, biancheria compresa. I bellissimi giardini delle Tuilleries sono una sua creazione, così come la rinascita del Castello di Chenonceau.
E’ Popelini, il pasticcere di Caterina, l’inventore di questa pasta da lavorare sul fuoco, sarà poi un certo Monsieur Avice e dopo il famoso Careme a perfezionare la ricetta e inventare tutte le varianti.
Etimologicamente si comprende che “choux” deriva da “chaud”, cioè una pasta calda, ma choux vuole anche dire “cavolo”, e la forma dei bignè davvero ricorda dei piccoli cavoli.
Suggerimenti per la riuscita degli choux: tutti gli ingredienti devono essere a temperatura ambiente, la farina va setacciata, e le uova vanno frullate prima di essere aggiunte lentamente all’impasto.
A differenza dei classici bignè, di dimensioni più grosse e con un interno secco da riempire con chantilly o creme, le chouquettes mantengono il loro interno umido, morbido e soffice, e quando vengono mangiate regalano un’esplosione di gusto e morbidezza. La superficie, cosparsa di granella di zucchero prima della cottura, diventa quasi caramellata.
Tradizionalmente sarebbero da mangiare ancora tiepide, con le dita che restano appiccicose, ma anche a temperatura ambiente restano ugualmente golose, rigorosamente al naturale però…

Ingredienti
  • 130 g di acqua
  • 130 g di latte
  • 5 g di zucchero
  • 5 g di sale
  • 120 g di burro
  • 140 g di farina (io tipo 1)
  • 260 g di uova
  • granella di zucchero
In un pentolino raccolgo: 130 g di acqua, 130 g di latte, 5 g di sale, 5 g di burro, 120 g di burro a temperatura ambiente tagliato a pezzettini. Metto sul fuoco a fiamma bassa fino a quando il burro si scioglie, poi alzo la fiamma e porto per un attimo a bollore. A questo punto fuori dal fuoco aggiungo 140g di farina setacciata, mescolando con un cucchiaio di legno. Quando l’impasto è ben compatto,  rimetto sul fuoco e  faccio asciugare per un paio di minuti. Quando sul fondo del pentolino si forma una leggera pellicola di pasta, tolgo dal fuoco e faccio intiepidire.
A questo punto peso le uova: 260g, a temperatura ambiente, che rompo nel bicchiere nel frullatore (minipimer), frullo velocemente in modo da amalgamare bene tuorli e albumi. Le uova vanno aggiunte molto lentamente, meglio se si ha una planetaria, altrimenti con molta pazienza con le fruste a mano: si versa un pochino di uova e si aspetta che vengano assorbite prima di aggiungerne altre.
trasferisco il composto in una sac à poche  con una bocchetta liscia e faccio tanti mucchietti, ben distanziati uno dall’altro. Cospargo con granella di zucchero la superficie degli choux.
Cottura in forno preriscaldato statico a 200° C per circa 20 minuti. Gli choux sono pronti quando sono dorati, belli gonfi e resistenti ad una leggera pressione, devono restare leggermente umidi all’interno. Sfornare e lasciar intiepidire o raffreddare, e poi… come le ciliegie, uno tira l’altro, quanto dureranno?





15 gennaio 2019

Macarons con namelaka al cioccolato fondente

Macarons con namelaka al cioccolato fondente

macarons
I macarons  dolci eleganti e belli da vedere, nella loro essenziale semplicità di linee si nasconde la difficoltà nel realizzarli. Le origini del pasticcino sono molto dibattute e contese tra Francia e Italia. Ma che cos’è un macarons? E’ una meringa italiana con aggiunta di zucchero a velo e la farina di mandorle. Fin qui tutto semplice, poi scopro che esistono molte ricette in merito e diversi procedimenti, ma non sempre nel vengon come dovrebbero. Quando sto per desistere e penso che forse io e i macarons non andremo mai d’accordo e rimarrà tra le preparazioni che non riuscirò a fare, ecco l’imprevisto. In un testo di un docente e maestro pasticciere in merito ai macarons si parla della tecnica del macaronaggio. Questa citare una tecnica specifica mi fa venire in mente che in tutte le ricette lette e seguite finora non si è mai parlato di una tecnica in particolare, però forse non hanno usato il nome specifico. Allora mi rimetto a cercare e studiare, e finalmente giungo al blog “Patisserie-traditionelle” in cui l’autrice parla della sua esperienza con questa preparazione e di una lezione speciale di macarons con Ollivier Christien. Leggo tutto il suo post, lo studio bene, ha una scrittura piacevole e da come scrive pare proprio di assistere alla sua stessa lezione e di essere lì con lei. Decido di provare nuovamente a fare i macarons, un’ultima volta… o la va o la spacca… Dallo scritto mi risulta subito evidente che in effetti esiste una tecnica del macaronaggio, magari non tutti lo chiamano così, però ha una lavorazione ben specifica, senza la quale non riusciranno mai, e che le ricette che avevo seguito finora non avevano spiegato minimamente. Mi metto con calcolatrice alla mano per ridurre le dosi, e mentre calcolo mi viene in mente di guardare anche sul mio libro di Csaba dalla Zorza,“Tea Time”, in cui mi sembrava di ricordare di aver visto ricetta dei macarons. Infatti li trovo, con indicate dosi per una ventina di dolci, così con testo alla mano e blog a video, noto che entrambi i procedimenti descritti si somigliano molto, con una sola eccezione: Csaba dalla Zorza inizia a montare gli albumi con 25 gr di zucchero fine, quindi rispetto al blog e alla lezione una dose di zucchero in più. Ringrazio l’autrice del blog su citato per aver condiviso la sua esperienza con i macarons e la sua lezione di pasticceria, le sue indicazioni mi sono state molto utili e preziose.
Ma torniamo ai macarons, io ho scelto di lasciarli bianchi, mi servivano così.  Ma se si vuole farli colorati, l’autrice del blog su citato dice che lo chef Ollivier mette il colorante direttamente negli albumi o nello sciroppo per un colore più intenso, scuro, mentre lei preferisce mettere in colorante nella pasta di mandorle e poi aggiustare eventualmente la gradazione di colore quando incorpora la meringa… Quindi direi che bisogna un po’ provare per trovare il proprio metodo.
Di seguito riporto quelli che sono gli utili, fondamentali, consigli  per poter fare dei bei e buoni macarons:
  • i macarons amano il caldo, quindi in cucina consigliabile una temperatura tra i 23-24° C, preriscaldare il forno e lasciare la porta aperta, se serve.
  • In merito agli albumi per la meringa: si possono usare albumi freschissimi dalle uova appena aperte, oppure albumi invecchiati nel frigo (chi dice almeno una settimana e chi tre), quella forse più comoda è quella di congelare gli albumi e poi scongelarli.Tutto questo per facilitare il montaggio degli albumi a neve. Nella pasticceria professionale di solito vengono usati albumi già pastorizzati (in bottiglia).
  • La farina di mandorle è necessaria che sia bella asciutta, quindi impensabile avere le mandorle e tritarle in quanto rilascerebbero dell’olio. Se si tritano le mandorle in casa bisogrerà poi mettere la farina ottenuta su una placca da forno in fonro statico per 10 minuti per farla asciugare ben bene, unire poi la farina ben asciutta allo zucchero a velo e frullare il tutto benissimo per ottenere una polvere finissima e ben asciutta da passarepoi al setaccio a maglie fini per eliminare eventuali grumi.
  • Per lo zucchero a velo verificare che la percentuale di pectina contenuta non sia superiore al 2%, altrimenti i macarons non verranno lucidi.
Di solito i macarons si riempiono con una ganache, marmellate, creme... insomma campo aperto alla fantasia. Per i miei ho usato una namelaka al cioccolato fondente che mi era rimasta da un’altra preparazione. Ho seguito la ricetta del maestro Gianluca Fusto modificandola però a mio gusto: quindi agar agar al posto della gelatina, miele al posto dello sciroppo di glucosio, cioccolato fondente al 72%, e niente caffè in polvere.
Personalmente l’insieme namelaka, leggermente amara, e macarons dolce, mi è piaciuto molto, i due elementi si equilibrano bene nei profumi, nei sapori, nelle consistenze e anche cromaticamente. Dei piccoli preziosi bon bon

Ingredienti

Per i macarons
  • 40 gr + 40 gr albume d’uovo bio, diviso in due ciotole
  • 100 gr di zucchero fine (+25 gr per ricetta Csaba dalla Zorza)
  • 35 ml d’acqua
  • 100 gr di zucchero a velo (io vanigliato)
  • 100 gr di farina di mandorle
Per la namelaka
  • 165 gr di cioccolato fondente
  • 5 gr di agar agar
  • 110 gr di latte (possibilmente intero, io avevo parzialmente scremato)
  • 225 gr di panna fresca
  • 5 gr di sciroppo di glucosio (facoltativo, io sostituito con miele acacia)
Nella preparazione dei macarons è importante unire la farina delle mandorle con lo zucchero a velo in parti uguale (l’insieme si chiama il “tant pour tant” – “tanto quanto”). Frullo la farina delle mandorle insieme allo zucchero a velo per un paio di minuti e poi setaccio l’insieme. Questo serve per avere i macarons belli lisci.
Inizio a montare a bassa velocità 40 gr di albumi. Gli albumi bisogna cominciare a montare sempre a velocita bassa ed aumentare la velocità progressivamente. Intanto in un pentolino metto lo zucchero con l’acqua per fare lo sciroppo (o come lo chiamano i francesi lo zucchero cotto) e lo porto alla temperatura di 118-119° C, senza mescolare. Quando la temperatura dello sciroppo arriva a 113-114° C aumento lo sbattitore al massimo per montare gli albumi, e a filo, lentamente verso lo sciroppo. Continuo a montare ad alta velocità per circa 5-6 minuti, la temperatura della meringa deve scendere a 45-50° C. Importante quando si inizia a montare gli albumi non bisogna fermarsi altrimenti la meringa non viene.
Preparo la pasta di mandorle unendo la farina di mandorle, lo zucchero a velo e la restante metà degli albumi (i 40 gr), per ottenere un insieme liscio e omogeneo.
Quando la meringa è pronta (deve avere un aspetto denso, liscio e lucido), ne incorporo un terzo nella pasta di mandorle e mischio bene per far diventare quest’ultima meno compatta e un po’ più liquida. Poi aggiungo un altro terzo della meringa e mescolo sempre bene, e infine l’ultima parte continuando sempre a mescolare, dal basso verso l’alto, girando nello stesso tempo il recipiente nel senso contrario. E’ importante passare bene sul fondo della ciotola con la spatola di silicone per utilizzare bene tutta la bene la pasta di mandorle che tende a rimanere attaccata sul fondo. L’impasto è pronto quando è liscio e lucido, il composto deve cadere dalla spatola in maniera fluida e continua, formando un nastro che tende ad appiattirsi sul resto del composto.
Verso il composto ottenuto in una tasca da pasticciere con una bocchetta liscia di 8/9mm di diametro. Riempio la tasca da pasticciere solo a 1/3 oppure a metà (dipende dalla grandezza della mano), in questo modo sarà più facile formare delle piccole palline di macarons, inoltre se si schiaccia troppo l’impasto questo diventa liquido e la meringa si smonta.
Se si ha già mano, si possono formare i macarons direttamente sulla teglia foderata di carta da forno. Altrimenti, giusto per essere tranquilli, sotto la carta da forno metto un foglio di carta con i cerchi disegnati (online se ne trovano già fatti con le varie misure), io ho scelto quelli con grandezza 3.5cm di diametro . Una volta formati i macarons, sfilo questo foglio con i cerchi e lo sistemo su un’altra teglia. Importante togliere il foglio guida dalla teglia prima di mettere in cottura i macarons.
Per formare i macarons tengo la tasca pasticciere a 2-3 centimetri dalla teglia,  posiziono la bocchetta al centro di un cerchietto disegnato, poi premo leggermente (basta pochissima pressione, il composto è molto fluido e tende a scendere da solo), quando il cerchietto disegnato è quasi pieno (mancano 2-3 mm dal bordo) faccio un gesto come per disegnare una virgola con la bocchetta, in questo modo tagliare l’impasto.
Una volta riempita la teglia, sfilo il mio template guida da sotto la carta da forno, sollevo la teglia e do qualche colpettino da sotto: le palline si appiattiranno leggermente da sole e diventeranno perfettamente lisce in superficie.
Lascio i macarons asciugarsi sulla teglia una ventina/trentina di minuti, questa operazione si chiama croutage e serve ad evitare una  superficie crepata e anche fa si che i macarons abbiano un “piede”
Per la cottura esistono diverse forme di pensiero: quella indicata da chef Olliver: in forno ventilato preriscaldato a 160°C per circa 12-15 minuti oppure in forno statico a 180°C (temperatura e il tempo di cottura, dipendono molto dal tipo di forno). Maestro Pierre Hermé indica cottura in forno statico a 250° C per un minuto e poi a 190°-200° C per 7-8 minuti. Infine il maestro Montersino suggerisce sempre in fonro statico a 150° C per 15 minuti. Non resta che verificare con il proprio forno con quale metodo di cottura si ottiene la forma che piace di più, migliore. Tutti però sono concordi nel suggerire di aprire il portello del forno, più o meno a metà cottura, per faru uscire il vapore, inoltre mentre si apre conviene girare la placca di 180° C. per avere una cottura più uniforme. Attenzione non aprire il forno finche il “piede” o collarino alla base non è ancora formato. I macarons sono pronti quando si riesce a staccarne uno da carta da forno.
Sforno i gusci dei macarons e li lascio raffreddare. Ora posso dedicarmi alla preparazione del ripieno.
Per la namelaka: in una casseruola sciolgo l’agar agar e il miele nel latte e porto a bollore. Verso poco alla volta il latte caldo sul cioccolato precedentemente fuso a bagnomaria o nel microonde, friziono energicamente fino ad ottenere un nodo elastico e brillante, segno di un’emulsione ben avviata. Ripeto questa operazione per 3-4 volte. Mixo poi il tutto con il frullatore ad immersione per due minuti, per affinare la struttura e facendo attenzione a non incorporare bolle d’aria. Controllo la temperatura del composto che deve superare i 35° C (punto di fusione del burro di cacao), quindi aggiungo la panna. Mixo nuovamente senza inglobare bolle d’aria. Faccio poi cristallizzare in un contenitore, con la pellicola alimentare a contatto della superficie, in frigorifero a 4° C, per almeno 6 ore.
Una volta freddi prendo i gusci di macarons, li dispongo a coppie sul piano di lavoro, col lato piatto verso l'alto.
Verso la namelaka (o il ripieno scelto) nella tasca del pasticciere con bocchetta tonda diametro  9-10 mm.
Formo delle cupoline di namelaka su metà gusci di macaron (uno per coppia). Prendo uno per uno i gusci di macaron con la crema, li appoggio sopra l'altro guscio accoppiato, premo leggermente per appiattire il ripieno e distribuirlo fino ai bordi del guscio.
Sistemo i macarons su un piatto da portata.

6 gennaio 2019

Carbone della Befana

Carbone della Befana

carbone dolce della befana

Stanotte la Befana, adorbile vecchia streghetta, passò, e un sacchetto di doni nella calza lasciò... ma quali golosità ha lasciato questa volta qui? Nella calza ben confezionato abbiam trovato carbone colorato... Un carbone colorato dolce e profumato: aroma di vaniglia, si scioglie in bocca, e i colori tutti naturali son anche invitanti. Il nero è il mio preferito, confesso, e il bianco è vanigliato, quello che rimane più acidulo è il rosso, dato dalla polvere di barbabietola. Ma che importa, il bello è lo stupore di chi lo trova, e quando poi si scopre che è fatto in casa, lo stupore aumenta. La ricetta è semplice e abbastanza veloce da fare, meno di mezz’ora, e poi si spezzetta. Non volendo fare troppi dolciumi, ed essendo solo un omaggio simbolico, ho diviso la glassa fatta in tre parti e poi colorata, e come spero si veda nella foto, viene un bel piatto pieno di carbone colorato.   

Ingredienti
  • 1 albume d’uovo bio
  • 500 gr di zucchero semolato
  • 100 gr di zucchero a velo (io vanigliato)
  • Carbone vegetale in polvere
  • Barbabietola in polvere
  • Acqua
Metto 300 gr di zuccherop semolato in una casseruola ampia, verso l’acqua a coprire lo zucchero, mescolo e sciolgo. Poi faccio bollire per 15 minuti circa, deve venire un caramello chiaro. Nel frattempo monto l’albume unendo poco alla volta i restanti 200 gr di zucchero. Quando la glassa è pronta bella liscia aggiungo lo zucchero a velo e il colorante. Di colorante in polvere ne metto poco alla volta fino a raggiungere l’intensità di colore che mi piace. Quando il caramello è pronto, abbasso la fiamma e unisco la meringa colorata. Mescolo bene per amalgamare il tutto, lascio riposare qualche secondo e poi trasferisco in uno stampo da plumcake antiaderente (o di silicone), livello bene col dormo del cucchiaio, lascio raffreddare completamente prima di spezzettare e impacchettare.

30 dicembre 2018

Presents for Christmas...

Presents for Christmas...


Nel pacchetto nascoste eran… piccole golosità decorate per Natale.
Trovo che sia bello accompagnare i regali, o regalare proprio, delle cose fatte in casa. Mi da un senso di cose buone, calore… un significato un po’ speciale per i regali natalizi. La casa nella preparazione è profumata, calda e in fermento, in cucina non so più dove sistemare le cose, la stanchezza un pochino si fa sentire tra una corsa e l’altra, ma che soddisfazione… ovviamente chi risente di più di questo periodo è il mio caro blog che attende periodo di calma per potermi mettere davanti al pc per scrivere in tranquillità… anche se non si è mai completamente tranquilli… Tornando ai miei omaggi golosi questo anno ho preparato biscotti alla panna, al cacao, i classici gingerbread, poi mi son lanciata in meringhe classiche e aromatizzate al tè matcha, e dulcis in fundo cioccolatini fondenti ripieni con crema di marroni. Il tutto, quando si può, si decora con temi natalizi, con glassa di zucchero o cioccolato anche bianco. Questo assortimento può essere usato anche come segnaposto per cene e pranzi, segnaposti commestibili…
Un piccolo omaggio è stato poi lasciato sul tavolo insieme a un bicchiere di latte il 24 sera… si sa mai Winking smile

  Biscotti alla panna

 

biscotti alla panna decorati

 

biscotti alla panna decorati renna

 

biscotti alla panna decorati pupazzo di neve


Ingredienti

  • 250 g di farina tipo 1
  • 50 g di fecola di patate
  • 80 g di burro
  • 1 uovo intero
  • 100 g di zucchero semolato
  • 100 ml di panna fresca
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci (facoltativo)
  • Aroma a piacere

  • Setaccio la farina con la fecola e il lievito (se lo uso), aggiungo lo zucchero e il burro freddo tagliato a pezzetti. Volendo si può usare la planetaria. Lavoro fino ad ottenere un impasto sabbioso (la sablé), unisco l’uovo intero e la panna fresca versandola a filo, e impasto fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Formo un panetto un po’ schiacciato e faccio riposare la pasta avvolta nella pellicola per un’ora in frigorifero. Trascorso questo tempo infarino un piano di lavoro e stendo l’impasto a uno spessore di 10mm, poi taglio con le formine da biscotto. Sistemo i biscotti su teglia ricoperta di carta forno e cuocio per circa 20 minuti a 180° C. quando pronti sforno e lascio raffreddare prima di decorare.


    27 dicembre 2018

    Struffoli stregati

    Struffoli stregati

    struffoli stregati

    Quando penso al Natale immediatamente penso agli struffoli, da sempre. Da piccola amavo solo le palline di pasta, poi crescendo ho apprezzato anche la frutta secca… ora il testimone/tradizione di fare gli struffoli è passata a me… Però ho rivisitato la tradizione, ho ripreso antiche ricette facendo un impasto all’olio (riportato da più ricette cilentane), in fondo era un dolce povero, e invece di friggere passo al forno. Lo so i cultori e i tradizionalisti inorridiranno a questa idea, ma vi posso assicurare che vengono buoni, diversi, sicuramente, ma buoni, leggeri, e profumati. Se invece volete restare fedeli alla tradizione, provate comunque la frolla all’olio e friggete. Per il resto nulla vien modificato, tanto miele in cui farli insaporire e tanta frutta secca, e… tocco finale, le codette o i diavolini colorati che danno colore. Le forme da dare a questo dolce sono svariate: sistemato a corona su piatto di portata, in modo disordinato, ad albero, in verticale… e io questo anno tra l’albero o meglio la forma a Vesuvio, vulcano… Si taglia tipo croccante, o si spilucca direttamente con le mani, resta il fatto che è un dolce infido, se il piatto resta a tavola non si smette di mangiarlo. Perché stregati? semplice ho aromatizzato con liquore Strega… e allora Buon Natale…

    Ingredienti
    • 500 gr di farina di grano tenero (io tipo 1)
    • 3 uova bio intere
    • 2 e 1/2 cucchiai di zucchero
    • 1/2 bicchiere piccolo di olio extravergine d’oliva
    • buccia grattugiata di 1 limone
    • 1/2 bicchiere piccolo di liquore Strega
    • 200 gr di mandorle pelate
    • 500 ml di miele bio
    • 100 gr di pinoli
    Impastare a mano o in planetaria la farina, le uova, l’olio, lo zucchero, il liquore e la buccia di limone, lavorare fino a quando la pasta non attacca più (se la pasta attacca ancora continuare a lavorare senza, e ribadisco senza, aggiungere altra farina). Quando l’impasto è pronto stenderlo a piccoli pezzi a forma di cordoncino e tagliare dei dadini grandi come il nocciolo di una ciliegia, devono essere piccoli, e possibilmente tondeggianti, anche se non proprio tutti uguali. Sistemo le mie palline su teglia rivestita con carta forno e cuocio in forno preriscaldato a 175° C per circa 15 minuti. Tosto la frutta secca passandola al forno o in padella. Verso il miele in un tegame capiente, lo faccio sciogliere scaldare (se troppo liquido unisco anche due cucchiai di zucchero), verso poi le palline di pasta e la frutta secca, mescolo, rigiro e amalgamo bene e lascio che si insaporisca tutto ben bene. Verso poi il tutto su piatto da portata e cerco di dare una forma per presentare poi il dolce. tradizionalmente sarebbe una corona, ma io ho voluto dare una forma verticale che somigliasse un albero, anche se sembra più il Vesuvio. Decoro infine con i diavolini colorati e le codette.

    12 marzo 2018

    La sfogliatella frolla

    La sfogliatella frolla

    sfogliatella frolla

    Aspettando il sole, e necessità di cucino-terapia che allontani i pensieri, eccomi a provare a realizzare un dolce della cucina partenopea. Un dolce che vanta una storia antichissima. Un dolce che chi lo assaggia se ne innamora: la sfogliatella. Di sfogliatelle ne esistono ben tre tipi: la riccia, la frolla e quella di Santa Rosa. Non solo, esiston ora anche versioni salate… ma siamo già nel moderno… Torniamo al dolce e alla sua storia vera, leggenda… chi lo sa…
    Per la sfogliatella di storia vera si parla. La ricetta di questo dolce viene elaborata in Costiera Amalfitana, nello splendido convento di clausura di Santa Rosa. Narra la leggenda che in un anno imprecisato del XVII secolo la suora addetta alla cucina si accorse che era avanzata un po’ di semola cotta nel latte. Di buttare, sprecare, non se ne parla proprio. Così ebbe l’idea di aggiungere un po’ di frutta secca, zucchero e di limoncello, che poteva essere il ripieno… il ripieno sistemato dentro due sfoglie ammorbidite con lo strutto, il principale grasso della Costiera sino al moderno arrivo dell’olio d’oliva, e un po’ di vino bianco dando al dolce la forma di un cappuccio di monaco. Questo dolce veniva poi messo in vendita, posizionato sulla ruota in uscita sempre che in quella di entrata ci fosse qualche moneta. E così questo dolce prese, inevitabilmente, il nome della Santa a cui era dedicato il convento. E piano piano, e dopo anni… molti anni, arriviamo all’inizio dell’800, la santarosa arrivò a Napoli per merito dell’allora oste Pasquale Pintauro, che aveva bottega in Via Toledo proprio di fronte a Santa Brigida, strada del passeggio borghese. L’osteria di Pintauro tale rimase fino al 1818 quando, non si sa bene come, entrò in possesso della ricetta della santarosa. Quell’anno Pintauro modificò la sua osteria in laboratorio dolciario e lui da oste divenne pasticcere. Merito di Pintauro la diffusione della santarosa ma, non solo, egli modificò la ricetta eliminando la crema e l’amarena e la forma a cappello da monaco, creando così la versione più nota la “riccia”, che da allora mantiene la sua forma a conchiglia.
    Ed ecco la storia di questo dolce in versi.

    sfogliatella frollaTra Amalfi e Positano, mmiez’e sciure
    nce steva nu convent’e clausura.
    Madre Clotilde, suora cuciniera
    pregava d’a matina fin’a sera;
    ma quanno propio lle veneva‘a voglia
    priparava doie strat’e pasta sfoglia.
    Uno’o metteva ncoppa, e l’ato a sotta,
    e po’ lle mbuttunava c’a ricotta,
    cu ll’ove, c’a vaniglia e ch’e scurzette.
    Eh, tutta chesta robba nce mettette!
    Stu dolce era na’ cosa favolosa:
    o mettetteno nomme santarosa,
    e’o vennettene a tutte’e cuntadine
    ca zappavan’a terra llà vicine.
    A gente ne parlava, e chiane chiane
    giungett’e’ recchie d’e napulitane.
    Pintauro, ca faceva’o cantiniere,
    p’ammore sujo fernette pasticciere.
    A Toledo nascette’a sfogliatella:
    senz’amarena era chiù bona e bella!
    ‘E sfogliatelle frolle, o chelle ricce
    da Attanasio, Pintauro o Caflisce,
    addò t’e magne, fanno arrecrià.
    So’ sempe na delizia, na bontà!

    La sfogliatella può essere riccia o frolla. Come si spiega bene in queste strofe.

    So’ doje sore: ’a riccia e a frolla.
    Miez’a strada, fann’a folla.
    Chella riccia è chiù sciarmante:
    veste d’oro, ed è croccante,
    caura, doce e profumata.
    L’ata, ‘a frolla, è na pupata.
    E’ chiù tonna, e chiù modesta,
    ma si’ a guarde, è già na festa!
    Quann’e ncontre ncopp’o corso
    t’e vulesse magnà a muorze.
    E sti ssore accussì belle
    sai chi so’? So”e sfugliatelle!

    La sfogliatella di Santa Rosa, con la ricetta del maestro pasticciere Sal De Riso, l’avevo già realizzata, e anche qui si tratta della rivisitazione del maestro.
    Ora invece mi concentro nello studio e nella realizzazione delle note sfogliatelle tondeggianti realizzate con della morbida e deliziosa pasta frolla. Nella ricetta viene usato lo strutto per fare la pasta frolla. Ma qui da me non si trova dello strutto buono “affidabile”, così ripiego sul burro, un burro leggermente salato e dal gusto molto delicato, in questo modo non vado a coprire il sapore del ripieno.
    Per quanto riguarda il ripieno, quello è identico per entrambe le sfogliatelle, sia frolle che ricce.
    Non resta che mettersi all’opera…

    Ingredienti

    Per il ripieno
    • 250 g di ricotta
    • 150 g di semolino
    • 150 g di canditi misti (arancia in prevalenza e cedro)
    • 150 g di zucchero a velo
    • 1 uovo
    • una goccia di essenza di vaniglia
    • un pizzico di cannella in polvere.
    Per la pasta frolla
    • 500 g di farina
    • 200 g di strutto (io burro leggermente salato)
    • 200 g di zucchero
    • 3 uova
    • 1 pizzico di zest limone (mia aggiunta)
    Per la preparazione del ripieno faccio bollire in una casseruola mezzo litro d’acqua leggermente salata, verso il semolino a pioggia mescolando, per non creare grumi, e cuocio per 5 minuti alla ripresa del bollore, sempre girando. Tolgo il semolino dal fuoco e faccio raffreddare in una ciotola. Al semolino freddo incorporo la ricotta setacciata, l’uovo, lo zucchero a velo, i canditi tritati fini e gli aromi. Faccio riposare il composto in frigo.
    Preparo la pasta frolla con planetaria o a mano, impastando la farina, il burro, lo zucchero e le uova. Dopo averla fatta riposare in frigorifero, la sistemo su una spianatoia, la stendo dello spessore di 4mm massimo, poi con l’aiuto di una tazzina o di un tagliapasta ricavo dei dischi uguali. Al centro di ognuno metto il ripieno e copro con uno uguale.

    sfogliatella frolla

    Sistemo le sfogliatelle in una teglia con carta forno, volendo si può spennellare la superficie con uovo sbattuto, e cuocio in forno statico preriscaldato a 180° per circa 15-20 minuti.
    Preferibile consumare calde, tiepide, ma anche fredde son buone, però assolutamente d’obbligo spolverare con dello zucchero a velo.

    sfogliatella frolla

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