6 novembre 2020

Olive ascolane.

Olive ascolane.

olive ascolane
Le olive ascolane sono un piatto tipico marchigiano, in particolare della zona di Ascoli Piceno. Sono talmente buone che la grande industria le ha commercializzate a scapito della qualità, così si è diffuso un prodotto industriale falsificato quando in realtà prevede un’artigianalità unica. Io ho mangiato quelle tradizionali fatte in casa e quelle industriali o di grande distribuzione, con le loro mille varianti, e posso assolutamente dire che la differenza c’è e si sente, eccome. Ed anche i miei ospiti, che negli anni hanno avuto il piacere di assaggiare, la differenza l’hanno colta.

La ricetta e la preparazione delle olive all’ascolana, raggiunse il suo successo verso la fine del 1800, quando i cuochi delle famiglie nobili ascolane cominciarono a farcire le olive provenienti dai poderi padronali, con gli avanzi della carne della tavola. Col tempo la preparazione delle olive ascolane è rimasto comunque un privilegio poiché era un piatto costoso, che richiedeva una lunga preparazione, e proprio per questo veniva fatto in occasioni particolari o per ospiti importanti.

Anche a casa mia le olive ascolane venivano preparate per le giornate di festa o in occasioni speciali. Questa che riporto è la ricetta di famiglia e come tutte le ricette tradizionali, ogni famiglia ha la sua versione, quindi tra una ricetta e l’altra potrebbero esserci delle variazioni.

Per realizzare questo piatto è fondamentale usare l’oliva ascolana tenera del Piceno Dop che si distingue dalle altre per avere una polpa croccante e un nocciolo più piccolo rispetto alla media, che si separa facilmente dal resto. Grazie a questa caratteristica è possibile, con un po’ di manualità e delicatezza, creare il taglio a spirale della polpa per togliere il nocciolo. Inoltre sono fondamentali delle carni di qualità e magre, oltre a spezie e aromi. Parlando a casa mi viene detto che a volte si arrivava anche ad aumentare i tipi di carne presenti, a cambiare le proporzioni di una carne piuttosto che un’altra e anche aggiungere del prosciutto crudo. Ma a me personalmente piace questa, sarà che è quella che ricordo di più nei sapori e che forse ho mangiato di più nei giorni di festa. Un consiglio: non bisogna essere timidi nell’uso delle spezie e aromi, si devono sentire il profumo e il gusto di limone e noce moscata, anche se non devono sovrastare gli altri sapori, quindi conviene assaggiare mentre si prepara il ripieno. Questo va poi lasciato risposare almeno una notte.

Il lungo processo e lavoro per realizzare le olive ascolane verrà assolutamente ripagato dalla golosità del piatto da servire assolutamente caldo: un fritto croccante, goloso, saporito, profumato… non si finirebbe mai di mangiarle…

Ingredienti per 6 persone

  • 500 gr di olive
  • 200 gr di carne macinata di arrosto di manzo
  • 200 gr di carne macinata di arrosto di pollo
  • 200 gr di carna macinata di arrosto di maiale
  • 1 uovo bio
  • 200 gr di parmigiano reggiano grattugiato
  • zest di limone
  • noce moscata grattugiata
  • sale marino

Per la frittura

  • 2 uova sbattute
  • farina q.b.
  • pane grattugiato q.b.
  • olio per frittura (girasole o olio d’oliva)

Inizio con il preparare gli arrosti, uno alla volta, nel modo classico: metto l’olio d’oliva in una pentola con le erbe aromatiche, massaggio la carne con un po’ di sale grosso e poco pepe, quando l’olio è caldo metto la carne nella pentola e sigillo tutti i lati, in questo modo tutti i succhi rimarranno all’interno e la carne resterà morbida. Dopo che ho rosolato tutti i lati dell’arrosto, sfumo con un bicchiere scarso di vino bianco secco, e lascio cuocere. Nel girare il pezzo di arrosto faccio attenzione a non bucare la carne con rebbi di forchetta o altro. Faccio andare la cottura a fuoco medio. Dopo circa 20/30 minuti, i liquidi dovrebbero essersi ritirati, e l’arrosto dovrebbe essere pronto, poi dipende dal pezzo di arrosto e sua grandezza. Una volta pronto metto da parte il primo arrosto con il suo sugo e procedo con un altro arrosto. Quando tutti gli arrosti sono stati cotti e hanno riposato un pochino, li passo nel tritacarne e unisco le tre carni, se serve aggiungo anche un pochino di sugo. Una volta macinate le carni e mescolate, unisco il parmigiano grattugiato, l’uovo e gli aromi e mescolo bene. Copro e metto in frigorifero a riposare.

Ora mi dedico alle olive che avrò tolto precedentemente dalla salamoia e messe a bagno in acqua per qualche ora. Procedo poi a snocciolare l’oliva creando una spirale per separare la polpa dal nocciolo, e rimetto a bagno nell’acqua la spirale di polpa ottenuta, così perde l’eccesso di sale, in attesa essere ricomposta con il ripieno.

Ora "ricostruisco" l’oliva: prendo del ripieno e formo una polpettina attorno a cui avvolgo la spirale di oliva. Una volta completato questo passaggio con tutte le olive, bisogna impanarle.

Per l’impanatura: passo le oliva prima nella farina, poi nell’uovo sbattuto e infine nel pane grattato, e metto da parte. Una volta completato questo altro passaggio non resta che cuocerle.

Friggo le olive in abbontante olio bollente, ma non troppo, su fuoco medio, girando e muovendole durante la cottura. Quando l'oliva avrà un bel colorito dorato le scolo su carta assorbente e le servo, accompagnate da spicchi di limone.

Per capire se le olive sono davvero perfette, c’è un solo trucco: l’impanatura dovrà essere sottile e non staccarsi mai dall’oliva!

19 ottobre 2020

Soffici waffles...

Soffici waffles...

 

waffles con panna e crema spalmabile alla nocciola

Ogni tanto a colazione ci vuole qualcosa di particolare, soprattutto nelle giornate speciali. E allora colazione diversa sia: una mattinata senza fretta, con calma eccomi a preparare dei soffici waffles con la ricetta di Csaba dalla Zorza, tratta dal suo libro "Christmas baking".

I waffles sono facili da fare e buonissimi. Sono dei dolci che arrivano dal Nord Europa: perfetti a colazione ma anche come dessert. La versione classica è quella che ho servito io con panna e crema spalmabile alla nocciola, ma sono perfetti anche con yogurt, frutta fresca, miele, o semplice zucchero a velo.


Ingredienti

  • 2 uova, tuorli e albumi separati
  • 80 g di zucchero
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 60 g di burro, fuso
  • 180 g di farina
  • ½ cucchiaino di lievito
  • 185 ml di latte
  • panna montata, per servire
    crema spalmabile alle nocciole o frutta fresca, a piacere
    zucchero a velo, per decorare 

Per incominciare monto gli albumi a neve ben ferma. In una ciotola a parte sbatto i tuorli con lo zucchero e l'estratto di vaniglia.

Verso il burro fuso (lasciato appena intiepidire) e mescolo con una frusta a mano. Una volta incorporato il burro, aggiungo la farina e il lievito, setacciandoli insieme a pioggia sopra la ciotola. Verso il latte, lentamente, a filo, sempre mescolando con la frusta, per ottenere una pastella. Infine aggiungo gli albumi montati a neve, incorporandoli lentamente, per non sgonfiare il composto.

Mentre la pastella riposa qualche minuto, scaldo la piastra elettrica per i waffles, ma si può usar eanche la piastra/padella da fornello.

Verso la pastella nella piastra calda e cuocio per 4 minuti. Se si usa la padella sul fornello bisogna girare i waffles a metà cottura.

Li servo tiepidi, con panna e crema spalmabile alla nocciola e una spolverata di zucchero a velo. Ma si possono servire con quello che si preferisce, anche frutta fresca.

Quelli che restano li conservo chiusi in un contenitore ermetico in frigorifero e li scaldo prima di consumarli (conservare per pochi giorni).

24 settembre 2020

Torta magica alle mele caramellate e cannella

Torta magica alle mele caramellate e cannella

torta magica mele caramellate e cannella

Inizio di autunno... e per celebrarlo niente di meglio che una profumata e golosa torta di mele e cannella. 

Devo confessare che le torte alle mele sono tra le mie preferite e racchiudono, anche quelle più semplici, sempre un certo non so che, qualcosa di magico e di confortante.

Adoro il profumo che si sente nell’aria, l’aroma di cannella e limone (i miei preferiti insieme alla vaniglia).

Le mele che prediligo sono in assoluto le Annurca, ma non sempre riesco a trovarle e così ripiego, preferibilmente, su varietà di mele autoctone della zona dove abito, e dal sapore acidulo e profumo intenso.

La torta che ho fatto è semplice nell’esecuzione e negli ingredienti, che si ritrovano nella maggior parte delle torte, nulla di speciale, tranne... tranne che durante la cottura avviene la magia e da sola si divide in tre strati dalle diverse consistenze: alla base si forma un flan dolce, nel centro una delicata e leggera crema, e sulla superficie un pan di Spagna soffice e dorato.

Il trucco per questa magia è la cottura lenta e a bassa temperatura in forno statico, che permetterà alla torta di cuocere la parte inferiore come un flan senza cuocere completamente la parte superiore che conserverà una consistenza cremosa. Infine gli albumi montati a neve formeranno lo strato di pan di Spagna, in quanto non si legheranno completamente al latte e restando più in superficie.

Altra regola importante è attendere che la torta si sia rappresa prima di sfornarla: è necessario farle raffreddare e conservarle al fresco per due ore prima di toglierle dallo stampo. 

Queste torte si gustano fredde, quindi si possono preparare il giorno prima, in questo modo gli aromi avranno modo di diffondersi bene nell’impasto.

Ed ora la ricetta per questa magica torta alle mele caramellate e cannella... semplice e deliziosa, si scioglie in bocca...

torta magica mele caramellate e cannella

Ingredienti

  • 3 mele medio piccole
  • 150 g di zucchero
  • 4 uova intere bio
  • 125 g di burro (io salato)
  • 110 g di farina
  • 45-50 ml di latte intero
  • Cannella in polvere
  • 1 pizzico di sale (se non si usa il burro salato)

Lavo, sbuccio e taglio a dadini le mele. Le metto in una padella con 40 gr di zucchero e le faccio caramellare.

Preriscaldo il forno a 150 C in modalità statica.

Divido i tuorli d’uovo dagli albumi. Sbatto i tuorli e aggiungo in successione lo zucchero, il burro sciolto, la cannella, la farina, e il sale. Verso il latte poco alla volta senza smettere di sbattere. Monto gli albumi a neve e li incorporo delicatamente al composto.

Rivesto uno stampo da 22 cm con carta forno e distribuisco le mele caramellate, sopra verso il composto.

Inforno per 50 minuti. Poi sforno e lascio raffreddare e dopo due ore tolgo la torta dallo stampo.

Servo cosparsa con zucchero a velo.

17 settembre 2020

Gnocchi verdi con pomodori freschi

Gnocchi verdi con pomodori freschi

gnocchi verdi con pomodori freschi
 

Scampoli d'estate... bhè direi che dalle temperature ci siamo ancora in pieno, almeno qui: un caldo umido asfissiante, quell'umidità che fa fare tutto a fatica... Così, in questi giorni in cui mi sto dedicando al restyling di casa, e ho lasciato mestoli e paiolo per pennelli e tinte, eccomi a cercare refrigerio almeno nel mangiare, e per ogni tanto mi stacco dai pennelli e mi riposo cucinando. 

La ricetta che propongo mi è capitata per caso tra le mani, o meglio sotto gli occhi, navigando in rete. E' una ricetta tratta dal blog di Csaba Dalla Zorza: come dicevo un piatto fresco, estivo, leggero e goloso... ed anche colorato. Un bouquet profumato che racchiude tutti i colori e i profumi estivi: un insalata di gnocchi verdi.

E' un piatto semplice, ma l'importante è avere dei buoni ingredienti di partenza, possibilmente freschi e un ottimo olio extravergine d’oliva.


Ingredienti per 4 persone
  • 500 gr di patate rosse (o vecchie)
  • 100 gr di pisellini freschi (o surgelati)
  • 50 gr di rucola
  • 1 uovo bio
  • 200 gr di farina circa 
  • 300 gr di datterini
  • 30 gr olio d’oliva extravergine
  • Basilico fresco
  • Parmigiano reggiano grattugiato
  • Mozzarelle (io non le ho messe)
  • Sale e pepe

Ho lessato le patate finché non sono tenere e le ho poi schiacciate con lo schiacciapatate.
Sbollento i piselli in poca acqua per cinque minuti. Poi li raffreddo in acqua ghiacciata per conservarne il colore verde.
Metto i piselli scolati con la rucola lavata nel tritatutto e riduco in un pesto fine.
Prendo le patate schiacciate intiepidite, aggiungo il sale, e unisco il pesto verde. Attenzione a non unire la rucola alle patate calde in quanto la rucola potrebbe cambiare colore e diventare marrone.
Amalgamo l’uovo, poi incorporo la farina poco alla volta, non sarà necessario usarla tutta: la quantità dipenderà dal grado di umidità delle patate, devo ottenere un impasto morbido ma consistente. A questo punto procedo a creare dei salsiciotti, dei filoni, cordoni. Con un coltello da cucina taglio i singoli gnocchi infarinandoli leggermente a mano a mano che procedo e li sistemo su un piatto.

Mentre aspetto che l'acqua per cuocere gli gnocchi bolla, lavo e taglio i pomodori, li sistemo in una grande ciotola, li condisco con olio, sale e basilico. Per una versione più ricca anche mozzarella strappata a mano.

Cuocio gli gnocchi tuffandoli per 2 minuti circa nell’acqua bollente salata, li scolo con una schiumarola e li unisco nella scodella con i pomodori e il resto. Aggiungo il parmigiano e servo.

 

26 agosto 2020

Ricotta e pere prêt à manger

Ricotta e pere prêt à manger

 

Ricotta e pere nel barattolo

La più classica delle unioni: ricotta e pere, dolcezze, delicatezze che si incontrano creando un insieme vincente.

Ho pensato di fare una versione prêt à manger  monoporzione del dolce racchiudendolo in un barattolo.

La cremosità della ricotta incontra, abbraccia le pere a pezzettini in un delicato profumo di limone, e la nota croccante è data dalle briciole di frolla alle nocciole, in un perfetto equilibrio di sapori e consistenze. Il dessert è leggero e fresco, elegante, profumato adatto a tutte le stagioni per un fine pasto, o una merenda con un té… nel barattolo poi è un perfetto finger.

Realizzare questo dolce è semplice, l’importante è scolare e setacciare bene la ricotta e usare delle pere ben sode, dure, in modo che non rilascino acqua durante la cottura.

Con questa ricetta partecipo al Contest “Sagra di Sant’Egidio” MENU CON LE PERE promosso dal comune di Rubiana in collaborazione con Il Folletto Panettiere

Ingredienti

Per le pere cotte

  • 500 g di pere Williams sbucciate e tagliate a cubetti
  • 70 g di zucchero a velo
  • 10 g di amido di riso
  • succo di 1/2 limone bio di costiera

Per la pasta frolla alle nocciole

  • 225 g farina di frumento tipo 1 per frolla
  • 37 g nocciole di Giffoni tritate
  • 125 g zucchero a velo
  • 75 g fecola patate
  • 125 gr burro
  • 1 uovo
  • zest di limone bio di costiera
  • 2.5 gr sale fino

Per la crema di ricotta

  • 400 g ricotta vaccina
  • 200 ml panna
  • 70 gr zucchero a velo
  • zest di 1 limone bio di costiera

Inizio preparando le pere: pulisco, sbuccio e taglio a cubetti le pere, le metto in una ciotola con lo zucchero a velo, l’amido di riso e il succo di mezzo limone, mescolo bene il tutto e faccio riposare qualche minuto. Riempio degli stampi di silicone con le pere e inforno per circa un’ora in forno statico preriscaldato a 160°C. Dopo un’ora sforno e lascio raffreddare a temperatura ambiente.

Procedo con la pasta frolla alle nocciole: tosto in una padella le nocciole e le trito. In una scodella ampia metto la farina e la fecola precedentemente setacciate, al centro emulsiono l’uovo, il sale, zest di limone e il burro. Amalgamo bene tutti gli ingredienti e lascio assorbire piano piano tutta la farina e la fecola. Impasto per un minuto, formo un panetto, avvolgo nella pellicola alimentare e metto in frigorifero a raffreddare.

Per la crema di ricotta: setaccio la ricotta vaccina in una ciotola. Monto la panna fresca con lo zucchero a velo, aggiungo zest di limone e delicatamente mescolo i due composti.

Prendo dei barattolini monoporzione, verso una parte della crema di ricotta, in mezzo metto le pere cotte, copro con altra crema. Metto gli stampi nel frigorifero a raffreddarsi.

Stendo la pasta frolla nello spessore di 4mm, formo dei biscotti che cuocio in forno statico preriscaldato a 170°-175° C per 15 minuti, sforno e lascio raffreddare su una gratella per dolci.

Completo il dolce: sbriciolo la frolla alle nocciole sul dolce poco prima di servire.

24 agosto 2020

Ravioli con pere, ricotta e pecorino...

Ravioli con pere, ricotta e pecorino...

 

Ravioli pere, ricotta e pecorino

Una volta, un detto popolare diceva “al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere”… e quanto aveva ragione…

Questi ravioli sono nati proprio così: pere e cacio, e per cacio uso la delicata ricotta e il saporito pecorino.

Ho usato le pere Williams, versatili sia per il dolce che per il salato, a cui ho abbinato un pecorino stagionato ma non forte, e profumato con semi di papavero, zest di limone e pepe rosa e arcobaleno.

Un piatto che ha piacevolmente sorpreso anche i più scettici: delicato e saporito allo stesso tempo, la dolcezza della pera viene bilanciata dalla sapidità del pecorino, il limone dona freschezza, i semi di papavero regalano un’insolita sfoglia alla pasta all'uovo… insomma un piatto tutto scoprire, nelle consistenze, nei profumi e nei sapori... e delicatamente conquista...

Con questa ricetta partecipo al Contest “Sagra di Sant’Egidio” MENU CON LE PERE promosso dal comune di Rubiana in collaborazione con Il Folletto Panettiere” 


Ingredienti per 4 persone

Per la pasta all'uovo

  • 200 gr di farina
  • 2 uova
  • una presa di sale
  • 1 cucchiaio di semi di papavero (o nel condimento)

Per il ripieno dei ravioli

  • 2 pere Williams
  • 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
  • 200 gr di ricotta
  • 50 gr pecorino
  • pepe rosa

Per il condimento

  • zest limone
  • 150 gr pecorino
  • 200 ml di latte

Preparo la sfoglia all'uovo per la pasta: in una ciotola mescolo la farina con i semi di papavero e il sale. Faccio una fontana, un buco al centro, in cui metto le uova sgusciate. Con una forchetta sbatto le uova e inizio ad amalgamare la farina, facendo attenzione a non rompere l’argine, dando il tempo alle uova di assorbire la farina. Quando l’impasto comincia a prendere consistenza procedo a lavorare su un piano di lavoro e ad impastare a mano, aiutandomi con una spatola, avendo cura di inserire tutta la farina. Se serve mi inumidisco la mano, e continuo a lavorare l’impasto finché questo non risulterà liscio ed elastico, do una forma rotonda al panetto, copro con pellicola alimentare e faccio riposare l’impasto. Più l’impasto si riposa più facile sarà tirare la sfoglia.

Nel frattempo mi dedico al ripieno: pulisco e taglio le pere a dadini, le metto in una padella con un filo d’olio d’oliva extravergine, una presa di sale, pepe rosa pestato fresco. Faccio appassire e leggermente ammorbidire e poi lascio intiepidire.

Grattugio il pecorino, lo unisco alla ricotta, e lavoro fino a rendere una crema. Aggiungo le pere e mescolo bene.

Con un mattarello, o con sfogliatrice, tiro la pasta in modo abbastanza sottile (sono arrivata alla tacca numero 5 della mia sfogliatrice), taglio dei quadrati da 7 cm per lato circa. Al centro dei quadrati metto un cucchiaino di ripieno, inumidisco leggermente i bordi della pasta, poi, per creare le piramidi, pizzico insieme i vertici dei lati, e sigillo i bordi. Lascio asciugare i ravioli su un vassoio ricoperto con carta forno. Quelli che non consumo subito li surgelo.

Ravioli pere, ricotta e pecorino

Per il condimento faccio sciogliere il pecorino nel latte. Nel mentre cuocio i ravioli in acqua bollente salata.

Metto la salsina al pecorino sul fondo del piatto, sopra sistemo i ravioli cotti, una macinata di pepe arcobaleno e zest di limone… non resta che servire.

11 agosto 2020

Le seadas

Le seadas

 

seadas

Le seadas o sebadas, al plurale, o seada, sebada, seatta, sevada, al singolare, paese che vai nome che trovi, e nei menù di solito si trova il nome al plurale… ma dietro tutti questi nomi si nasconde un dolce semplice della tradizione culinaria sarda. Nata salata nella tradizione agropastorale per i giorni di festa, era un piatto nutriente e saporito, come secondo o piatto unico, grandi quanto il piatto in cui venivano servite. Dalla tradizione c’è stata un’evoluzione fino ad arrivare a come le conosciamo oggi: un dolce, di dimensioni più contenute… o meglio un dolce non dolce. Gli elementi essenziali per le seadas sono la pasta e il ripieno. Per la pasta si usa la pasta violata, o violada, tipicamente sarda, fatta con semola di grano duro rimacinato e strutto (o olio extravergine d’oliva, per una versione più leggera). La semola ha una consistenza più grossolana rispetto alla farina di frumento dando così una consistenza differente, un colore più dorato e un gusto e un profumo particolare. Il ripieno è un pecorino sardo freschissimo e non salato, leggermente acidognolo, che deve filare dopo la cottura. Un dolce semplice ma abbastanza che richiede un po’ di manualità nella lavorazione e sicuramente impegnativo dal punto di vista nutrizionale… ma assolutamente da provare almeno una volta: è buonissimo. Le seadas vanno consumate rigorosamente calde appena fatte. Parola d’ordine per questo piatto è semplicità… mentre non si può dire altrettanto se si ripercorre la storia, antica. Anche le origini del suo nome sono piuttosto controverse.

Secondo alcune fonti, infatti, bisogna ricercare il significato etimologico al di là del mare, in Spagna, dal momento che la Sardegna è stata sotto suo dominio dagli ultimi decenni del Quattrocento fino al 1714: deriverebbe, quindi, dalla parola spagnola cebar, che in italiano possiamo tradurre come “cibare, alimentare”. Per altri invece il nome deriva dal altino sebum, per ricondurre all’abitudine sarda di usare il grasso animale nella preparazione, su seo in dialetto sardo.

Non resta che mettersi all’opera con le mani in pasta per realizzare questo dolce molto particolare.

Ingredienti

Per la pasta

  • 300 gr di farina di semola rimacinata
  • 30 gr di strutto (o olio evo)
  • 150 ml di acqua
  • una presa di sale

Per il ripieno

  • 300 gr di pecorino fresco
  • buccia di limone grattugiata (volendo anche arancia)

Per completare

  • Olio di semi per friggere
  • Miele di castagno o zucchero a velo

In una ciotola capiente, metto la semola e lo strutto a temperatura ambiente e il pizzico di sale. Poco alla vola aggiungo l’acqua, a filo, e lavoro l’impasto finché non sarà compatto.

Trasferisco l’impasto sul piano da lavoro e continuo ad impastarlo fino a ottenere un composto morbido, liscio e omogeneo. Copro con la pellicola e lascio riposare per una trentina di minuti (anche in frigorifero), mentre preparo il ripieno.

Grattugio il formaggio, lo metto in una pentola e lo faccio sciogliere a fiamma bassa, continuando a mescolare per non farlo attaccare. Quando pronto tolgo dal fuoco e aggiungo la buccia di limone grattugiata, stendo poi su carta forno e livello. Lascio riposare e raffreddare e poi procedo a tagliare il formaggio con un coppapasta circolare leggermente più piccolo della forma che useremo per la pasta. Volendo si possono già creare le forme circolari che serviranno per riempire la pasta.

Ora prendo la pasta e, su un piano di lavoro leggermente infarinato con la semola, la stendo con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia spessa circa 3 mm. Prendo ora un coppapasta della misura di 10 cm di diametro (io li ho fatti un po’ più piccoli) e taglio la sfoglia. Su ogni disco adagio una formina di formaggio, chiudo sovrapponendo un altro disco di sfoglia, premo bene i bordi, volendo si può premere con i rebbi di una forchetta, e poi tagliare la pasta in eccesso (se c’è) con una rotella. 

In una padella scaldo abbondante olio (frittura per immersione), e quando pronto friggo la seada: è importante cercare di non girarla mai, perciò verso l’olio con un cucchiaio sopra la parte che resta scoperta.

Quando inizierà a colorarsi e a fare delle bollicine, è il momento di toglierla dal fuoco: la faccio scolare sulla carta da cucina, cospargo di miele et voilà…  è pronta per essere mangiata bella calda.

A chi non piace il miele si può ripiegare sullo zucchero a velo. 

seadas

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