25 aprile 2014

La caprese nel bicchiere... ovvero caprese destrutturata

La caprese nel bicchiere... ovvero caprese destrutturata

La caprese di pomodoro e mozzarella è uno dei piatti che prediligo. E mi piace sperimentare anche versioni diverse di questo semplice piatto.
Dopo aver letto il libro di Shamira Gatta, Alchimie in cucina, ho deciso di provare (già lei è chef, quindi il termine provare è più che appropriato) la sua versione destrutturata. Così oggi armata di pazienza, coinvolgendo mia figlia, che mi assisteva solo con la presenza perché troppo piccola ancora per collaborare, spiegandole i passaggi, leggendole il libro, preparo il bicchiere. Mi piace avere mia figlia intorno mentre sono in cucina, e farle vedere, sentire, odorare assaporare, è anche questo un modo per stare insieme, per educarla all'alimentazione sana, agli ingredienti, ai profumi etc, e poi sono ricordi, ricordi che si terrà dentro. Comunque ecco che oggi propongo alla Sister la caprese destrutturata, e confesso che un po' mi incuriosisce su quale potrà essere la sua reazione. A dire il vero anche io ero incuriosita e allo stesso tempo un po' scettica in merito al gusto, invece devo dire che è stata una piacevole novità, ed è stata apprezzata sia dai grandi che dai piccini. Infatti la prima assaggiatrice aveva promosso la crema di mozzarella, ma poi è stato un piacere vederla "sgrufolare" nel suo mini (e intendo proprio mini) bicchierino felice come pochi al mondo, mentre si leccava i baffi, cucchiaio e bicchiere.
Unica differenza in merito alla ricetta della chef è che ho sostituito la mozzarella di bufala, di cui ero sprovvista, con mozzarella vaccina. Nell'insieme il procedimento è un po' più lungo rispetto a presentare il classico piatto di pomodori e mozzarella, ma di sicuro una novità scenografica di particolare effetto, soprattuto se si vuole un qualcosa di elegante.

Ingredienti per 4 persone

  • 700 gr di pomodorini ciliegini
  • 300 ml di panna fresca
  • 1 mozzarella di circa 250 gr
  • 1 cucchiaio di maizena
  • 5 foglie di basilico
  • 1/2 bicchiere d'acqua
  • 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
  • 1 cucchiaio di lecitina di soia
  • 1 cucchiaino di sale
Per la vellutata di pomodorini ho lavato e asciugato i pomodorini, messi nel bicchiere del frullatore ad immersione, e poi passate attraverso un colino a maglie fitte. Ho salato, condito con un cucchiaio di olio extravergine d'oliva, e messo da parte in frigorifero.
Ho continuato la preparazione con la crema di mozzarella. Ho tagliato a striscioline la mozzarella. In un pentolino ho scaldato la panna con un pizzico di sale, quando ha iniziato a fare le prime bollicine, mescolando costantemente, ho unito la maizena. Continuando a mescolare ho fatto addensare. Ho tolto dal fuoco aggiunto la mozzarella e mescolato energicamente finché non inizierà a filare. Se necessario frullo tutto con il frullatore a immersione, e ottengo una crema ancora più vellutata. Dispongo la crema in bicchieri (anche piccoli se voglio una sorta di finger food) di vetro, e lascio raffreddare. Quando raggiunge temperatura ambiente faccio rassodare in frigorifero. Il tempo di rassodamento della crema dipenderà dalla grandezza dei bicchierini: per un bicchiere contenente 100 ml di crema occorreranno circa 40 minuti.
Mentre la crema si rassoda in frigorifero, procedo con l'aria di basilico. Nel boccale del frullatore ad immersione metto le foglie di basilico lavate, il 1/2 bicchiere d'acqua, un pizzico di sale e il cucchiaio di olio extravergine d'oliva. Frullo tutto per bene ottenendo una salsa molto liquida di colore verde brillante. A questo punto metto il cucchiaio di lecitina e frullo ancora, cercando di incorporare l'aria. In superficie si formerà una schiumata verde che è l'aria di basilico.
Non mi resta che comporre la mia caprese destrutturata. Sopra la crema di mozzarella metto la salsa di pomodoro, con un cucchiaio tolgo l'aria di basilico dal boccale del frullatore a immersione, e delicatamente la metto sopra la salsa di pomodoro. Non mi resta che servire.


23 aprile 2014

Panbrioche soffice, come riciclo uovo cioccolato Kinder

Panbrioche soffice, come riciclo uovo cioccolato Kinder

panbrioche con cioccolato

Un classico, a Pasqua si regalano uova di cioccolato ai bimbi. A dire il vero credo che anche a noi adulti faccia piacere riceverli ancora. Ma il punto non è questo. Il punto è che in casa c'è cioccolato di tutti i tipi. Stavolta provo a riciclare quello dell'uovo Kinder, che è stato regalato a mia figlia e che non può mangiare ahimè, e lo uso come ripieno in questo panbrioches, la cui ricetta trovata per caso mi ha incuriosito e mi ci ha ispirato. Il frantumare in pezzi microscopici l'uovo di cioccolato è anche terapeutico: ho lasciato l'uovo nella carta e con batticarne e pestello di marmo l'ho battuto ben bene. Pensate mentre lo fate a qualcosa o qualcuno...
La particolarità di questo panbrioche è l'assenza nell'impasto di uova e burro, o meglio al posto del burro c'è dell'olio di semi di girasole più leggero dell'olio d'oliva ( io avevo quello), oltre al fatto che quando posso io sostituisco lo zucchero col miele. Se devo peccare in zuccheri che almeno siano alimenti naturali e non trattati e con proprietà nutrienti. Dovevo inoltre finire un rimasuglio di farina manitoba, e l'ho mischiata alla farina 0, ma va benissimo usare tutta farina di tipo 0. Ho messo solo un cucchiaio abbondante di miele in quanto usando poi il cioccolato della kinder, già molto dolce di suo, non volevo esagerare in dolcezza. Consiglio di consumarlo tiepido: viene sofficissimo e il cioccolato si "squaglia"...

Ingredienti 

Per il lievitino

  • 100 gr di farina 0
  • 20 ml latte
  • 80 ml acqua tiepida
  • 25 gr di lievito fresco
  • 1/2 cucchiaino di miele
Per impasto
  • 400 gr farina 0
  • un cucchiaino di sale
  • 80 ml olio di semi di girasole 
  • 100 ml acqua
  • 30 ml latte
  • un cucchiaio abbondante di miele
Ripieno e glassatura
  • 200 gr cioccolato Kinder
  • 30 gr cioccolato fondente
  • latte per spennellare
  • zucchero a velo
Ho iniziato preparando il lievitino: ho mischiato il latte con l'acqua e scaldati (devono essere tiepidi), ho sciolto il lievito e il miele dentro i liquidi e unito il tutto alla farina e mescolato bene. Viene un impasto stile pastella densa. Ho lasciato riposare per 30 minuti al caldo. L'impasto farà delle bolle e crescerà un po'.
In una scodella ho messo la farina e disposta a fontana. Sui bordi ho messo il sale, nel centro il lievitino e iniziato a mescolare. Ho unito prima il latte, il miele, e l'olio, impastando bene, e lentamente l'acqua. Deve venire un impasto morbido ed elastico. Copro il panetto e lascio lievitare fino al raddoppio del volume (circa due ore). Quando l'impasto è lievitato posso scegliere se procedere con la forma e la cottura, oppure interrompere la lievitazione e farlo riposare e rilievitare.
Io ho scelto per una seconda lievitazione.
Nel frattempo frantumo l'uovo di cioccolato Kinder e il fondente, mescolandoli insieme.
Quando l'impasto è di nuovo ben lievitato lo metto sul piano di lavoro e divido impasto per dare la forma. Stendo una prima palla di impasto cercando di dare una forma rettangolare, mi aiuto col matterello, lo farcisco con parte del cioccolato frantumato, arrotolo dal lato lungo e mi ritrovo così con un primo rotolo. Procedo con gli altri. A questo punto intreccio due o tre rotoli e sistemo in forma circolare (se possibile dentro uno stampo da ciambella), faccio incisione con coltello sulla superficie. Sistemo nella teglia, copro e lascio lievitare al tiepido per altri 30 minuti.
Preriscaldo forno statico a 180°.
Spennello la superficie del panbrioche con del latte, cospargo di zucchero a velo e inforno per 30 minuti circa. Servo tiepido.

21 aprile 2014

Sfida mamma e figlia sulla Pastiera

Sfida mamma e figlia sulla Pastiera

Quest'anno ho deciso di preparare la Pastiera, un dolce tradizionale pasquale di origine partenopea. L’origine della Pastiera è molto antica e la si può far risalire ai culti pagani quando la si preparava per celebrare l’arrivo della primavera, dove il significato del grano era inteso come rinnovo della vita, la natura in risveglio dopo il letargo invernale; nel tempo è diventata usanza di prepararla per la festività della Pasqua, come segno di rinnovazione e abbondanza. La ricetta prende spunto dalle tecniche utilizzata dalla monache nei monasteri Napoletani che preparavano questo dolce il giovedì Santo in quanto è una dolce che invecchiando migliora il suo sapore e che può essere conservato fino a dieci giorni.
E' una torta di pasta frolla ripiena di un impasto formato da ricotta, grano bollito, uova, aromi, agrumi e canditi. La frolla della pastiera è croccante, mentre il suo ripieno è morbido di un colore giallo oro molto intenso mentre il suo sapore e il profumo varia a seconda degli aromi utilizzati.  Come ogni dolce della tradizione, anche la pastiera ha moltissime varianti e versioni di ricette a seconda della zona, e accorgimenti e modifiche apportate dalle diverse famiglie. Inoltre ci sono ora diverse varianti moderne che usano aromi, spezie e cioccolato, ma sono varianti di pastiera, libere interpretazioni così come si usa il grano precotto.
Ecco nella mia famiglia il testimone del dolce tradizionale era passato a mia madre, che appunto ha adottato l'uso del grano precotto. Sinceramente la sua versione del dolce è buona, ma non è quella della nonna, non so se mi spiego, o almeno il ricordo di quella della nonna, del grano che si sente bene sotto i denti. Già il grano precotto è comodo, me personalmente perde un po' in gusto, valutazione molto personale, si intende. Inoltre nella tradizione, per la frolla ci vuole lo strutto, e io non sono amante del prodotto. Così, questo anno, ci ritroviamo in una sorta di gara culinaria: due preparazioni di pastiere, la mia e quella di mia madre. Verranno fatte assaggiare insieme, senza rivelare, se non alla fine, dei commenti di amici e familiari (questi ultimi ben conservano il ricordo delle ricette storiche familiari) le mani che le hanno prodotte.
Così eccomi qui: mi armo di pazienza studio le varie ricette e taccuini della nonna e inizio il vero rituale di preparazione della pastiera comprando del grano tenero bio e inizio la preparazione. Devo dire che sono rimasta molto soddisfatta dell'insieme: mi è riuscita una Pastiera profumatissima di aromi agrumati, i miei canditi fatti in casa hanno rafforzato questo gusto di agrume, e il grano si sentiva, eccome. Ecco usando il grano per eccellenza, ho raddoppiato la dose della ricotta, forse ho un po' esagerato, e nonostante la mia esagerazione il grano si sentiva lo stesso. Di solito si usa pari peso di ricotta e grano. Nota: mi è successo di dover usare il non simpatico grano precotto, e in quel caso, a dispetto di quanto si trova scritto sulla confezione, io lo sciacquo bene sotto l'acqua e poi lo metto in cottura con latte, burro e zest di limone... la pastiera vuole la crema di grano. QUando uso il grano precotto metto un po' meno ricotta... ma proprio poco meno. Si va sempre al gusto personale. Come scelta di ricotta io ho mischiato della ricotta normale con del fior di ricotta, la necessità è di usare una ricotta "ricca". Se avanza del ripieno, come è successo a me, l'ho trasformato in sformatini di pastiera, senza la frolla come base, mettendoli a cuocere in stampi di silicone al forno.
Alla fine della "gara pastiera" devo dire con soddisfazione di aver avuto il pieno consenso di pubblico.
A proposito, nelle note della nonna viene aggiunta nota aromatica di cannella e miele millefiori al posto dello zest di arancia. Anche lì va un po' a gusto e ispirazione del momento... a me piacciono entrambe le versioni.

Ingredienti per cottura grano tenero bio
  • 500 gr grano tenero bio crudo
  • 2 litri e mezzo di acqua

Ingredienti per la frolla
  • 300 gr farina per frolla (oppure 250 gr di farina 0 e 50 gr di fecola di patate)
  • 3 tuorli
  • 150 gr burro
  • 120 gr di zucchero
  • zest di un limone
  • 1 pizzico di sale

Ingredienti per il ripieno 
  • 300 ml latte
  • 300 gr grano tenero bio cotto
  • zest di un limone
  • 30 gr burro
  • 600 gr ricotta (fior di ricotta e ricotta)
  • 300 gr zucchero
  • 150 gr circa di canditi a pezzettini (cedro, scorza arancia)
  • cannella
  • zest d'arancia (o miele millefiori)
  • 2 fialette di acqua fior d'arancio (essenza di fior d'arancio)
  • 2 uova intere
  • 2 tuorli
Inizio con la preparazione del grano: lavo bene i chicchi di grano tenero bio sotto l'acqua corrente per pulirlo, liberarlo dalle impurità. Dopodiché lo metto in una pentola: per 500 gr di grano crudo, metto 2 litri di acqua fredda, lo porto a bollore e abbasso la fiamma, lasciando un bollore dolce fino alla completa cottura del grano, ossia quando il chicco si sfalda è cotto (diciamo che ci vorranno circa un'ora e mezza o due). A questo punto, a fuoco spento, copro la pentola con una coperta per mantenere il calore, e metto a riposare per 24 ore. Passato questo tempo, prendo il grano cotto e lo sciacquo bene per levargli quella "gelatina" che nel frattempo si è formata. Il grano cotto triplicherà di peso, quindi si pesa da cotto quello che serve per la pastiera e il resto può essere congelato.

Preparo poi la frolla: metto in una ciotola i tuorli, lo zucchero, lo zest di limone, il burro morbido, e il sale, mescolo bene il tutto fino ad avere una pastella omogenea. Mescolo il tutto con la farina (o farina e fecola di patate), amalgamo bene, ne faccio un panetto che metto a riposare in frigorifero per un giorno (in realtà, se si ha fretta, basta anche mezz'ora).

Procedo con la cottura della crema di grano: metto il grano cotto in una pentola con il burro, il latte e la buccia di limone grattugiata, mescolo gli ingredienti portando a ebollizione su fuoco dolce, e continuo a mescolare fino ad ottenere una crema densa e piuttosto rappresa. Una volta pronta la crema di grano lascio intiepidire. 

In una scodella capiente lavoro la ricotta con lo zucchero. Unisco poi le uova e amalgamo bene il tutto. Aggiungo la crema di grano (che nel frattempo si è raffreddata o almeno intiepidita), i canditi e l'essenza di fiori d'arancio, la cannella (o zest di arancia) e mescolo bene tutto.

Ora riprendo la pasta frolla (se l'ho fatta riposare un giorno la tiro fuori dal frigorifero prima di iniziare la preparazione della crema di riso) e la stendo dello spessore di circa 5 mm. Imburro uno stampo, o lo fodero con carta forno, e lo rivesto con la pasta frolla, ritaglio i bordi in eccesso, le quali mi serviranno per fare le strisce per le losanghe. Verso il ripieno nella teglia che dovrà raggiungere i bordi della frolla. Ora con i ritagli di pasta ricavo una sfoglia non troppo sottile e con una rotella tagliapasta dentellata faccio delle strisce con le quali decorare la pastiera a losanghe (le metto in diagonale per ottenere dei rombi).

Ho cotto in forno statico preriscaldato a 170° per due ore circa. Qualcuno la cuoce  a 200° per un'ora, oppure c'è chi preferisce usare il forno ventilato a 180° per 50 minuti. Io per la pasticceria preferisco il forno statico.
Una volta pronta, ho spentoil forno e aperto lo sportello e lasciato le teglie (o i ruoti) all'interno ancora almeno una decina di minuti. Appena saran vagamente tiepide, o raffreddate, ho sfornato, tolto deicatamente dagli stampi le torte e sistemate su una gratella per dolci. Fare molta attenzione quando la si estrae dalla teglia, è molto delicata.

Consiglio: esattamente come in passato nella tradizione, è meglio preparare la torta qualche giorno prima (uno o due) per fare in modo che gli aromi si mescolino e diventino più intensi. 


19 aprile 2014

Tagliolini al limone con fiore di zucca

Tagliolini al limone con fiore di zucca

Mi è stato regalato il libro di cucina di Alessandra Spisni, La maestra di cucina, e ho trovato questa bellissima ricetta. Ho un debole per la pasta fatta in casa (è anche terapeutico per sfogarsi impastare, diciamolo), mi piace proprio farla e avendo tutti gli ingredienti belli freschi, eccomi a rifare questo bel piatto. A proposito è talmente gustoso che lo apprezzano anche i bimbi.
Il libro della maestra Alessandra Spisni è molto ben fatto, con ricette semplici e veloci, ma stando sempre attenta al gusto e al mangiar bene.

Ingredienti
  • 300 gr di farina (io ho usato quella per pasta e dolci, tipo 0)
  • 3 uova
  • 12 fiori di zucca
  • 80 gr di burro
  • 1 limone
  • 50 gr di mascarpone (io me lo sono fatto in casa)
  • 50 gr di parmigiano reggiano grattugiato
  • 1 cipollina fresca
  • 1 spicchio d'aglio (io non l'ho messo)
  • sale e pepe macinati
Ho impastato la farina con le uova (se serve mi aiuto anche con un po' d'acqua, dipende dalla farina che si usa), tirato la sfoglia, fatta riposare e tagliato i tagliolini.
Preparo il ripieno dei fiori di zucca: in una padella dai bordi alti e capace, tipo saltapasta, soffriggo dolcemente il burro con la cipolla tritata finemente, e a chi piace anche l'aglio (io non uso nelle mie preparazioni l'aglio perché non lo gradisco e non lo tollero molto...). Sfumo con il succo del limone e condisco con sale e pepe.
Lesso i tagliolini in acqua bollente salata assieme alla scorza del limone tagliata a striscioline (solo la parte gialla del limone, non la bianca che è amara). Quando i tagliolini solo pronti li scolo e li metto a saltare nella padella mantecando con il mascarpone.
Apro i fiori di zucca, lavati, li stendo su un piano, spolvero con parmigiano, li riempio con i tagliolini, e li arrotolo tipo cannellone. Sistemo i fiori di zucca farciti in una pirofila leggermente imburrata. Aggiungo dei piccolissimi fiocchi di burro sulla superficie dei fiori di zucca, spolvero con altro parmigiano e inforno a 180° per 10 minuti prima di servire.

Piccola nota per un mascarpone freschissimo: scaldo la panna in un pentolino, che tolgo al primo bollore, faccio raffreddare 5 minuti e poi aggiungo qualche goccia di acido citrico diluito al 50% in acqua. Lascio raffreddare a temperatura ambiente per 30-40 minuti. Poi verso tutto in un recipiente o barattolo pulito e lascio in frigorifero per almeno 12 ore. Questo procedimento l'ho letto nel libro del maestro pasticcere Salvatore De Riso, I dolci del sole.

17 aprile 2014

"Acquasale cilentana"... o pane e pomodoro!!!

"Acquasale cilentana"... o pane e pomodoro!!!


pane e pomodoro con mozzarella di bufala

Adoro questo piatto, lo mangio sin da quando ero piccola, ci sono praticamente cresciuta, e ora è anche uno dei piatti preferiti da mia figlia.
L' acquasale cilentana è una delle ricette più antiche della tradizione, un semplice e veloce piatto povero che veniva considerata come la colazione estiva degli abitanti di Castellabate (SA), in particolar modo dei pescatori e dei contadini del Cilento. I pescatori cilentani si portavano il pane sulle barche e lo preparavano bagnandolo direttamente nell’acqua del mare, e poi condendo con pomodori, olio, etc. Oggi, invece, l'acquasale cilentana, che fa parte della sana dieta mediterranea, viene spesso servita come antipasto o, specialmente se arricchita di altri ingredienti, anche come piatto unico.
Il biscotto di grano, che in dialetto si chiama “viscuotto”, è un pane di grano che viene formato in filoni da 30-35 cm, cotto una prima volta, poi fatto raffreddare, spezzato in fette spesse e cotto di nuovo per molte ore a temperatura bassissima.
Anticamente veniva rimesso nel forno ormai spento e si biscottava con il semplice calore residuo dei laterizi. In questa maniera il pane si conservava per lunghissimo tempo, sollevando le donne dalla necessità di fare il pane ogni pochi giorni; inoltre poteva facilmente essere trasportato nei lunghi viaggi in mare dei pescatori o degli equipaggi che si imbarcavano per commercio. 

E' decisamente un piatto fresco e semplice e pieno di sali minerali e vitamine. In pochi minuti, senza accendere fornelli o sporcare pentole, è pronto da mangiare. Si può mangiare con le mani, e i bambini per questo lo adorano, e direi non solo loro, sembra che le cose mangiate con le mani siano più gustose, ma nulla vieta di usare le posate, ognu faccia come crede... E’ un piatto colorato che mette allegria, quasi lo potrei considerare un comfort food. Il gusto e il profumo di questo pane biscottato di grano è speciale, un gusto ricco, consistenza croccante (non va bagnato troppo) messo anche in risalto e lucente dall’olio extravergine d’oliva, il mio rigorosamente cilentano. l'odore dei pomodori e dell’origano… insomma un vero piacere per tutti i sensi.

Soprattutto quando fa caldo la sera è un "toccasana" rinfrescante e diventa piatto unico freddo quando lo accompagno alla mozzarella, preferibilmente, di bufala, ma anche una bella fior di latte fatta ad arte va bene, prosciutto, tonno… insomma quel che più piace… e ci si ricreia…

Ora una piccola citazione letteraria che mi ha colpito, in quanto non mi sarei mai aspettata di trovare un simile piatto in un testo letterario. Ma lo scrittore Manuel Vàzquez Montàlban, nelle sue "Ricette immorali" parla proprio della ricetta pane e pomodoro e scrive: 

E' indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell'alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perchè comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. PIatto peccaminoso in quanto può significare un'alternativa a tutto ciò che trascendente, a tutto ciò che diventa pericolosamente trascendente, se diventa cultura della negazione...

Sì al pane e pomodoro... ovunque e sempre...



Ingredienti

  • pane di grano biscottato del Cilento
  • pomodorini o pomodori
  • sale
  • olio extravergine d'oliva
  • origano
  • mozzarelle, affettati per accompagnare (ingredienti a piacere)
La preparazione è semplice. Bagno il pane biscottato nell’acqua per pochi istanti, mi piace che resti croccante, se si preferisce più morbido lasciarlo più a lungo in ammollo, va a gusto. Scolo l’acqua dal pane, lo spezzo in pezzi più piccoli e li dispongo in un piatto. Condisco il pane con i pomodori, dopo averli lavati e tagliuzzati, e uso sia il loro succo che polpa con buccia. Condisco il tutto con olio extravergine d’oliva, il sale e l’origano. Accompagno, per renderlo piatto unico, con mozzarelle, affettati, tonno o alici, etc..
Non resta che servire.

16 aprile 2014

Easter Bunny... chocolate eggs.. uova di cioccolato...

Easter Bunny... chocolate eggs.. uova di cioccolato...

Easter Bunny, Easter Bunny, hop hop hop... canta una canzoncina di bambini... e così si arriva a Pasqua... E con la Pasqua mi vengon in mente tante cose da bambini come il coniglietto di Pasqua che nascondi dolci ovetti decorati, e cesti colorati con dolci golosità, dolci tradizionali e teneri animaletti... E poi immancabilmente il pensiero va al cioccolato... non cioccolato qualsiasi, ma dei carinissimi gusci di cioccolato a formare un uovo al cui interno si inseriscono delle sorprese. E chi dice che le uova di cioccolato con sorpresa son solo per i bambini? Credo che tutti, indipendentemente dall'età, rimaniamo affascinati da questa particolare lavorazione del cioccolato... e poi il gusto di romperlo e scoprire la sorpresa... bhè a me diverte sempre...
All'inizio dei miei esperimenti di pasticceria avevo già provato a fare delle uova di cioccolato, ma sinceramente all'epoca che mi fossero riusciti era stato davvero fortuna perchè ero andata un po' a caso. Ora, con qualche anno in più, e forse qualche studio in più, ho voluto riprovarci. Non ho uno stampo bellissimo in policarbonato, ma uno economico in silicone, quindi ogni tanto qualche difettuccio o guscio rotto mi capita ancora, però devo dire che lavoro decisamente meglio rispetto agli inizi. Il mio stampo consente di fare delle uova piccole, la cui misura è 12x6 cm circa, circa 70-100 gr circa.
Tempero il cioccolato per gli stampi, in questo modo, i miei gusci vengono belli lucidi, dovrebbero staccarsi da soli dallo stampo (soprattutto se si usano quelli in policarbonato), e il cioccolato si scioglie in bocca. Scelgo di usare del cioccolato fondente con percentuale diversa di cacao. Temperaggio cioccolato usato è quello per innesto, per me un po' più semplice come procedimento da seguire nella mia cucina. Il procedimento consiste nello sciogliere il 2/3 del

Ingredienti
  • cioccolato (io ho usato il fondente) 
Prendo il cioccolato e lo taglio a pezzetti piccoli, più o meno regolari, in questo modo si scioglierà in maniera uniforme. Dal totale del cioccolato ne prendo circa i 2/3 e li metto a sciogliere a bagnomaria (dentro un pentolino in acciaio, posto sopra una pentola con dell'acqua). Porto a bollore l'acqua nella pentola, e spengo il fuoco sotto.  Inoltre il pentolino con la cioccolata non deve essere a contatto con l’acqua.
Quando la cioccolata si è sciolta e raggiunge la temperatura di 45°- 48°, comincio ad inserire, poco per volta, i pezzetti di cioccolata lasciati da parte. Li faccio fondere  e controllo che la temperatura arrivi a 28° C per il cioccolato fondente.
Ora verso un po' cioccolata in ogni incavo dello stampo, ricopro bene tutte le pareti, mi aiuto anche con un pennello, faccio scolare eccesso e metto a raffreddare.
Se il cioccolato sidovesse raffreddare troppo, basterà riportarlo sul bagnomaria facendo attenzione a non superare le temperature suddette.
Una volta che il guscio si è raffreddato bene, passo una seconda pennelleta di cioccolato negli stampi e lascio nuovamente raffreddare bene. Una volta che si è ben raffreddato stacco i gusci dalle cavità dello stampo e metto da parte.
A questo punto prendo due metà uovo, metto la sorpresa dentro una metà mentre l'altra la bagno dentro il cioccolato fuso, unisco le due metà e metto a raffredare.  Altro modo per incollare due metà è far sciogliere un pochino, vicino a una pentola calda, il bordo dell'uovo e poi incollare l'altra metà. Sinceramente mi son trovata meglio con il primo metodo.
Quando la chiusura delle uova si sarà ben raffreddata, procedo con il confezionamento... non resta che consegnarli...
Easter Bunny hop hop hop...


14 aprile 2014

Pasta con ricotta, salmone e profumo di limone

Pasta con ricotta, salmone e profumo di limone

Avevo una ricotta da consumare, o meglio un fior di ricotta, molto più morbida, e penso di usarla come condimento per la pasta. Ma non avevo voglia del semplice condimento pasta con la ricotta, buono per carità, volevo qualcosa di diverso. In realtà volevo farcirci una pasta tipo conchiglioni da farcire e passare poi in forno, ma non avevo formato di pasta adeguato. Inoltre non volevo fare qualcosa di pesante perché ci sarebbe stata anche una torta. Guardo nel frigorifero: ho del salmone affumicato, dei limoni non trattati, questi due ingredienti in casa non mancano quasi mai. E pochi giorni prima, sistemando, tra i miei vecchi ritagli di ricette, libri e opuscoli, etc... mi ricordo di aver letto di un condimento che mi sembrava interessante. In passato avevo già abbinato salmone e ricotta, e l'insieme è delicato e leggero. Stavolta nella ricetta si parla anche di aggiungere limone e panna. Avendo un fior di ricotta, quindi morbido, decido di omettere la panna, e modifico la ricetta nella procedura. Cuocio la pasta in acqua bollente in cui ho messo in infusione della buccia di limone. Nel condimento uso anche zest e succo di limone, pepe macinato fresco e erba cipollina, come dicevo non metto la panna. Il risultato una pasta profumatissima, leggera, che può tranquillamente essere un piatto unico facendola seguire da verdure (o mangiandole prima come antipasto).

Ingredienti per 4 persone
  • 350-400 gr di pasta 
  • 200 gr di ricotta
  • 200 gr di salmone affumicato
  • 2 limoni bio non trattati
  • 20 gr di burro
  • sale
  • pepe
  • erba cipollina
Ho messo a bollire l'acqua con sale e la buccia di mezzo limone, e poi vi butto la pasta in cottura.
In una padella di quelle con bordi alti, tipo saltapasta, ho sciolto il burro con zest di limone (1 intero e il mezzo), dopodiché ne ho spremuto il succo. A fuoco spento ho aggiunto la ricotta e il succo di limone al burro sciolto e amalgamato bene il tutto fino ad avere una crema, se serve aggiungo acqua di cottura della pasta. 
Ho tagliato in piccoli pezzi il salmone affumicato.
Quando la pasta è al dente la metto nella padella con il condimento, mescolo bene, aggiungo il salmone, il pepe, e l'erba cipollina e aggiusto di sale. Mescolo bene, impiatto guarnendo con ancora un po' di pepe e erba cipollina.

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