1 ottobre 2017

Plumcake cioccofrutta...

Plumcake cioccofrutta...

Settimana trascorsa sempre con molte preoccupazioni e pensieri e mi capita sotto gli occhi una ricetta di Marco Bianchi postata sui social. La leggo di corsa e sovrappensiero e penso che potrebbe essere interessante per la colazione. E’ una ricetta semplicissima e senza uova… quindi uno di quei pochi dolci adatti agli intolleranti alle uova, incredibile ma vero. La provo e devo dire che risulta una torta interessante. Io ho scelto la forma plumcake, e rimane molto umida, che è poi la caratteristica del plumcake, mentre nello stampo rotondo si asciuga un po’ di più. E’ una torta particolare, piacevole, direi, ma assolutamente consiglio di usare i ruoti (tortiere rotonde), con queste dosi una teglia da 23 cm, oppure se amate la forma plumcake, uno stampo decisamente più lungo del mio. Io ho cambiato alcuni ingredienti della ricetta originale del dott. Bianchi, che riporto fedelmente di seguito, con le mie modifiche tra parentesi. Tanto per incominciare il tipo di zucchero: non avevo in casa lo zucchero mascobado, uno zucchero integrale grezzo di canna delle Filippine, la cui caratteristica è rimanere umido, colore molto scuro, sapore intenso che ricorda la liquirizia. Tra l'altro, detto fra noi, la liquirizia non mi piace, così l’ho sostituito con lo zucchero demerara, che fa sempre parte degli zuccheri grezzi, ma il sapore ricorda un po’ il caramello. Per la purea di frutta ho usato solo le mele, una varietà di mele piccole rosse molto succose e croccanti, che hanno reso solo un pochino più difficile frullarle. Per il resto è una torta  molto semplice da fare, si mette tutto in un robot da cucina (o un minipimer), si frulla e infine nello stampo a cuocere. Ecco la parte più lunga è la cottura, come dicevo la torta rimane umida all'interno, quindi bisogna fare molta attenzione, qui si necessita la prova con lo stecchino. Tanto per cambiare perché non provarla?

Ingredienti
  • 320 g farina di tipo 1
  • 460 ml latte
  • 2 cucchiaini di aceto di mele
  • 160 ml olio mais o girasole (io girasole)
  • 310 g purea di frutta, mela e pera (io solo mela) 
  • 2 cucchiaini estratto vaniglia
  • 90 g di zucchero mascobado (io demerara)
  • 90 g cacao amaro in polvere
  • Pizzico sale
  • Bustina lievito

In un robot da cucina miscelo alla massima velocità il latte con l’aceto e dopo 2 minuti aggiungo olio, vaniglia e purea di frutta. Sempre alla massima velocità aggiungo farina, zucchero, cacao, lievito, sale. Cuocio in forno statico preriscaldato per circa 30 minuti a 180° C. Prima di sfornare controllo la cottura con uno stecchino che deve risultare leggermente umido, caratteristica della torta, ma non bagnato, e se serve lascio qualche minuto in più (dipende da tortiera usata e forno). Quando pronta, sforno la torta, lascio raffreddare, e servo poi spolverando con zucchero a velo vanigliato.

25 settembre 2017

Soufflé ciocco-limone

Soufflé ciocco-limone

soufflè ciocco-limoneE alla fine arrivano gli amici…
In un sabato mattina, gli amici ti chiamano, chiamano proprio, e ti dicono che sono davanti al banco del pesce di fiducia e che han trovato scampi, gamberi e gambero rosso di Sicilia freschi freschi, e ti propongono un aperitivo veloce veloce visto che passeranno a trovarti (più o meno a sorpresa)… E che gli si vuol dire… nulla, semplicemente che li aspetti e con quello che arriverà ci si prepara aperitivo e pranzo… A queste cose non ci son parole… si fanno e basta.
Così in quella giornata di inizio autunno, o fine settembre, persone con pensieri e umore “nuvoloso” si ritrovano misteriosamente, si fanno compagnia, si rilassano almeno per un po’, e si ritrovano a preparare un bel carpaccio di gamberi rossi di Sicilia marinati in olio, limone, zenzero, sale, pepe arcobaleno (ne avevo fatto anche in passato una versione con il lime al posto del limone), una padellata di scampi con la marinata del carpaccio e brandy, e linguine con pomodoro e gamberi lievemente piccanti… poi ci siamo guardati e… non si poteva finire così, era come se mancasse qualcosa… e allora ecco l’idea di un bel soufflé sciué sciué, fatto sul momento, veloce, semplice, leggero, profumato ma soprattutto goloso. Una nuvola ariosa che si scioglie in bocca, delicatissima… un vero comfort food
La ricetta del soufflè, l’ho tratta dal libro “I dolci del sole” del maestro pasticciere Sal De Riso. Uso il termine tratta perché l’ho adattata ai miei gusti. Infatti il maestro usa le amarene sciroppate, mentre io le ho evitate, visto che non mi piacciono. Il dolce tra l’altro è indicato anche agli intolleranti del glutine, dato che non sono presenti le farine.
Il soufflé è risultata essere la scelta ideale per questa visita mangereccia inaspettata.

soufflè ciocco-limoneIngredienti per 6 soufflé
  • 4 uova intere bio (circa 200 gr)
  • 100 g di zucchero
  • buccia grattugiata di 1/2 limone d’Amalfi
  • 25 g di cacao amaro in polvere
  • zucchero a velo (vanigliato) per decorare
Ho separato i tuorli dagli albumi e messi in due ciotole capienti diverse. Unisco ai tuorli 40 g di zucchero e li monto per circa tre minuti. Monto anche gli albumi con i 60 g di zucchero e qualche goccia di succo di limone fino a farli diventare ben sodi, neve bella ferma. Delicatamente, con una spatola, unisco i due composti, mescolando dal basso verso l’alto per non smontarli. Diviso poi l’impasto in due parti uguali: in una aggiungo lo zest di limone, e nell’altra il cacao amaro setacciato. Imburro gli stampi, o ramequin, li riempio fino a tre quarti aiutandomi con un cucchiaio: un lato con impasto al limone e altro lato con quello al cacao. Inforno subito a 190° C, preriscaldato statico, per circa 6 minuti, fino a quando il soufflé non sarà ben gonfio e dorato. Sforno, metto su piatto, cospargo la superficie con zucchero a velo e servo subito.

soufflè ciocco-limone

23 settembre 2017

Crêpes con fiocchi avena

Crêpes con fiocchi avena



A casa stiamo prendendo il ritmo delle super colazioni che risvegliano bene e fanno arrivare all’ora di merenda per uno spuntino tampona fame, e nutrimento al cervello. Per fare queste colazioni ci prendiamo il nostro tempo: quindi ci si alza presto, ci si mette comodi a tavola e si mangia tranquillamente… poi si corre nel resto delle preparazioni per uscire. Ma la colazione è “sacra”… Infatti patiamo parecchio quando dobbiamo saltarla per motivi medici. Queste colazioni, a cui molti storceranno il naso, ci consentono, come dicevo, di partire bene al mattino e di non avere cali di “attenzione” o di energia. Si arriva alla merenda con un piccolo panino con marmellata, o frutta, per ridare la carica fino all’ora di pranzo. E poi si arriva da tutta una notte di digiuno, insomma chi si alza di notte a fare uno spuntino? I bebè e i nottambuli. Non so se vi è mai capitato dover stare in piedi tutta la notte, bèh io ad esempio devo avere generi di confort mangerecci che mi consentono di stare sveglia. Quindi bando alle ciance e via con buone sane colazioni! Poi non so voi, ma se io faccio una buona colazione di solito a pranzo posso solo spiluccare qualcosa senza dovermi rimpinzare come ad un pranzo pantagruelico, che poi mi fa anche venire sonno. Per una sana alimentazione che tiene conto della dieta, meglio mangiar poco ma più spesso che tanto in poche volte, dicono i nutrizionisti. Una volta che ci si abitua a fare davvero colazione, e non con i prodotti industriali (che per me non saziano ma fanno solo ingrassare, almeno al mio organismo), vi assicuro che non se ne può più fare a meno. E siccome al mattino il tempo è tiranno, io mi organizzo preparando nel fine settimana e conservando in contenitori ermetici, in frigorifero o freezer, e scaldo la mattina nel microonde o nel forno. Molti obietteranno sul microonde, ma a dispetto della querelle su questo elettrodomestico, posso dire che ha una sua utilità. Se invece si vuole farle calde calde e fresche di giornata in padella, una mia amica preparava la pastella e la conservava in frigorifero in una bottiglia. Io ho qualche dubbio su quanto si possa conservare, forse un paio di giorni… però io ammetto una mia pigrizia e lentezza mattiniera, e preferisco il primo metodo.
E questa settimana ci risvegliamo con delle golose e profumate crêpes.

Ingredienti
  • 500 ml di latte
  • 4 uova bio
  • 50 gr di fiocchi d’avena
  • 200 gr di farina (io tipo 0)
  • 20 gr di zucchero
  • 1 pizzico di sale
  • burro per ungere padella
In una ciotola capiente mescolo il latte con le uova. Unisco la farina setacciata, lo zucchero, una pizzico di sale e infine i fiocchi d’avena. Mescolo bene il tutto e faccio riposare in frigorifero coperto. Se volete potete anche provare il metodo bottiglia usata come uno shaker: con un imbuto si versano all’interno della bottiglia tutti gli ingredienti, e una volta chiusa col tappo, si scuote, agita ben bene per ottenere una bella pastella. Anche in questo caso si lascia poi riposare.
Prendo una padella antiaderente con i bordi bassi, la ungo leggermente con del burro e quando calda verso un po’ di pastella (che avrò avuto cura di mescolare prima) la stendo bene e quando si stacca dalla padella la giro e faccio cuocere per qualche minuto anche l’altro lato. Continuo con la seconda crêpe, finché non finisco la pastella. Servo completando, a piacere, con zucchero a velo vanigliato, miele, marmellate, etc, quello che si preferisce… bonjour et bon appétit.

20 settembre 2017

Fiori di zucchina con ricotta speziata

Fiori di zucchina con ricotta speziata



In un periodo molto pensieroso e con cose importanti da risolvere mi viene difficile cucinare e mettermi a scrivere… Poi mi regalano dei bellissimi e freschissimi fiori di zucchina che bisogna consumare subito, perché si sa che non si riescono a conservare (si potrebbe provare in abbattitore per chi lo ha, una volta preparati), non ho voglia di friggere e mi vengono in mente gli esperimenti alternativi al forno fatti quando eravamo da Giorgio, quando gli anni scorsi eravamo in campagna al mare, con tanti cuochi e tante idee… Basta un po’ di… fantasia… Ingredienti necessari la pazienza e delicatezza nel pulire i fiori di zucchina (o zucca), un po’ di manualità per riempirli e sistemarli, e circa 20 minuti di forno… et voilà in tavola un piatto semplice, leggero, molto gustoso e profumato.

Ingredienti
  • Fiori di zucchina
  • 250 gr di ricotta vaccina (io fior di ricotta)
  • 25 gr di parmigiano o grana padano, più quello per spolverare
  • 1 tsp di zenzero in polvere
  • 1/2 tsp di curcuma
  • sale
  • burro
  • pepe macinato fresco
Ho pulito, lavato e asciugato i fiori di zucchina e tolto il pistillo, cercando di mantenere la forma del fiore intera. Ho lavorato la ricotta con il parmigiano, il sale e le spezie. Ho unto una pirofila con il burro. Ho riempito una sac à poché e ho farcito i fiori che ho sistemato dentro la pirofila. Ho spolverato con parmigiano e fiocchetti di burro e ho infornato, in forno preriscaldato, a 200° C per circa 15/20 minuti. Ho lasciato intiepidire e ho servito con una macinata di pepe.

18 settembre 2017

Cacao pancakes…

Cacao pancakes…

Ecco di nuovo sane colazioni nutrienti per iniziare bene la giornata. Inizio scuola e ci vuole qualcosa di speciale, anche per distrarre da pensieri… tanti pensieri e preoccupazioni… e allora che si fa? si prova una ricetta nuova per testare se il cacao acquistato è cacao olandese. E già… ho scoperto che esistono diversi tipi di cacao con gradazioni, sfumature di colore diverso, diverse lavorazioni, grado di acidità e materia grassa. E poi esiste il cacao olandese, ossia con un processo di lavorazione inventato nel 1828 da Conrad J. Van Houten, in cui sia i semi tostati che la pasta di cacao vengono trattati con un composto alcalino che conferisce loro un colore più intenso, bruno rossiccio e un sapore più morbido. Infatti il cacao per sua natura è acido e la sostanza alcalina usata nel procedimento olandese ne neutralizza l’acidità. Così eccomi a testare questo nuovo cacao che ho a casa, dove però non c’è scritto nulla in riferimento per quanto concerne metodo olandese o meno… proprio perché prima o poi vorrò provare a fare una red velvet cake e senza uso di coloranti artificiali. Forse il cacao che ho si avvicina a quello olandese, ma il colore rossiccio bruno non è uscito fuori in quanto ho usato troppo cacao… ma riproverò. Il risultato è comunque stato un soffice e golosissimo pancake, ricetta classica con latticello e variante cacao, da completare a piacere con creme, panna, salse dolci, miele, sciroppi o zucchero a velo vanigliato… per un profumato e dolce risveglio.

Ingredienti
  • 190 gr di yogurt bianco
  • 70 ml di latte intero
  • 1/4 tsp di bicarbonato di sodio
  • 1/2 tsp di lievito per dolci
  • qualche goccia di limone o aceto di mele
  • 1 uovo bio
  • 15 gr di cacao amaro
  • 135 gr di farina (io tipo 0)
  • 25 gr di zucchero
  • 40 gr di burro (io leggermente salato)
  • 1 pizzico di sale
  • zucchero a velo vanigliato
Inizio col preparare il latticello che necessita di riposo: mescolo latte e yogurt con qualche goccia di limone (o aceto di mele) e faccio riposare. Se non uso subito lo lascio in frigorifero in una scodella coperto. Io l’ho preparato nel primo pomeriggio e poi ho usato la sera.
Setaccio il cacao con il lievito e il bicarbonato, unisco al latticello fatto e mescolo bene e faccio riposare qualche minuto. A parte setaccio la farina e la mescolo allo zucchero. Sciolgo il burro. Unisco la farina al composto di cacao e latticello, l’uovo, e mescolo bene con una frusta. Infine aggiungo il burro sciolto, e amalgamo bene il tutto.
Scaldo una padella antiaderente, la ungo leggermente con del burro o olio, quando calda verso qualche cucchiaio di pastella e faccio cuocere a fuoco medio dolce per qualche minuto, finché non si formano le bollicine sulla superficie. Giro la frittella e faccio cuocere qualche minuto e poi metto da parte, e procedo nella cottura della pastella.
Servo ben calde spolverate con zucchero vanigliato, o con sciroppi, salse, creme, panna… a piacere… a noi piacciono anche semplici. Quelle che avanzano si possono conservare in un contenitore ermetico in frigorifero, e scaldare prima di consumare.

8 settembre 2017

Ravioli di gamberi e zenzero… con zucchine e pomodori, o burro profumato allo zenzero?

Ravioli di gamberi e zenzero… con zucchine e pomodori, o burro profumato allo zenzero?




Gamberi e zucchine è un classico, è un condimento che si presta  a qualsiasi tipo di primo e antipasto. Per cambiare ho pensato di rivisitare la ricetta: ravioli di sfoglia semplice senza uova con ripieno di gamberetti e zenzero (se però avete gamberi freschi ancora meglio, da mettere crudi, tanto poi cuociono con la pasta) conditi con zucchine e pomodori con poco zenzero. Mi piace fare la pasta in casa, così ho anche l’occasione per coinvolgere mia figlia, a cui la pasta ripiena non garba molto, se non per nulla, però assaggia i ripieni… e chissà che piano piano pasticciando in cucina… chissà… Adesso ha scoperto che le piacciono, e tanto, i cavatielli, così eccoci qui: io a fare ravioli, lei mi aiuta facendo le palle di pasta e inizia a fare qualche cavatiello. La soddisfazione dei bambini poi che sono entusiasti di fare “una cosa da grandi”, di aiutare e riuscire, e se alla prima non vengono, con calma insieme a noi, provano e riprovano fino a che non si riesce, e si impara anche un pochino di pazienza e di non mollare subito ma riprovare (forse)… poi la gioia di mangiare quello che loro han fatto, o che aiutano a preparare è contagiosa, è felicità pura… attimi, tempi preziosi per tutti… La storia si ripete, io bambina con la mia nonna e lei che mi dava un pezzo di pasta per giocare, e mi insegnava… e la mia pasta preferita da bambina erano proprio i cavatielli
Comunque oggi eccoci qui che tiriamo una semplice sfoglia, la facciamo riposare e intanto ci dedichiamo al ripieno. Poi si prepara la pasta, e infine il condimento… e si serve in tavola…
Mi sono sbizzarrita a fare diverse forme di ravioli e li ho conditi in due modi diversi: una versione più classica, se vogliamo, con zucchine e pomodori, e una versione semplice ma particolare con del burro aromatizzato allo zenzero e pepe nero di Sichuan… questo secondo condimento esalta ancora di più il gusto del ripieno…

Ingredienti
Per i ravioli
  • 200 gr di gamberetti puliti
  • 125 gr di farina tipo 0
  • 75 gr di semola di grano duro rimacinata fine
  • acqua tiepida q.b.
  • 1 scalogno
  • olio d’oliva (io evo)
  • zenzero a piacere
  • vino bianco secco
Condimento di zucchine e pomodori
  • 1 scalogno piccolo
  • 200/300 gr di zucchine chiare
  • 200 gr di pomodori tipo pachino, ciliegini (piccoli e tondi)
  • olio d’oliva (io evo)
  • sale, pepe arcobaleno
  • zenzero
  • vino bianco secco
Condimento burro e zenzero
  • 25 gr di burro (poi dipende dalle quantità di pasta)
  • zenzero a piacere
  • pepe nero di Sichuan macinato fresco
Inizio con il preparare la pasta per la sfoglia: mescolo in una ciotola le farine, un pizzico di sale e acqua tiepida quanto basta (non posso indicare dose specifica, dipende dalla farina e grado umidità, io ne ho usata circa 150 ml). Una volta amalgamato tutti gli ingredienti e ottenuta una palla di pasta, trasferisco il composto su piano di lavoro leggermente infarinato e lo impasto con le mani fino ad ottenere una palla di pasta, liscia ed elastica. Metto a riposare la pasta coperta da pellicola per almeno 30 minuti e mi dedico al ripieno.
Pulisco e trito finemente uno scalogno che metto a rosolare dolcemente in una padella con dell’olio, aggiungo lo zenzero (succo se fresco, o il polvere se secco). Unisco i gamberetti puliti e già lessati (i miei come dicevo sono surgelati, sigh), e sfumo con del vino bianco secco. Aggiusto di sale e pepe, e quando pronti, bastano pochi minuti, li trito. Se si ha la possibilità di avere dei gamberi freschi, ben venga, si possono anche non cuocere e tritare direttamente, la cottura di questi avverrò quando si bollirà la pasta.
Riprendo la pasta, infarino leggermente il piano di lavoro e stendo la sfoglia (se si usa macchina della pasta, la “nonna papera”, uso spessore tra 4 e 5), metto il ripieno e chiudo i ravioli, scelgo la forma che più mi piace, e metto ad asciugare su un telo/canovaccio. Se non consumo subito li metto su vassoio a congelare e poi li metto nei sacchettini gelo.
Preparo i condimenti. Per quello al burro aromatizzato allo zenzero è molto semplice: faccio sciogliere il burro in una padella con lo zenzero, poi condisco i ravioli, aggiusto di sale, una macinata fresca di pepe nero di Sichuan e servo in tavola.
Il condimento con zucchine e pomodori:  pulisco e trito finemente uno scalogno, lo faccio rosolare dolcemente con dell’olio d’oliva e dello zenzero. Pulisco e affetto le zucchine e i pomodori e unisco il tutto allo scalogno. Faccio soffriggere un po’ e quando l’acqua di fondo si asciuga, sfumo con il vino bianco. Mentre il condimento si cuoce, faccio bollire i ravioli. Quando i ravioli son cotti li scolo e li aggiungo al condimento, faccio saltare per pochi minuti, aggiusto di sale. Servo i ravioli spolverizzando con pepe arcobaleno.



4 settembre 2017

Soufflé di ricotta ying yang

Soufflé di ricotta ying yang

soufflé di ricotta ying yang

Finalmente basta caldo, arriva il fresco, ancora non proprio quello che piace a me, ma iniziamo ad accontentarci. Mi ritrovo con della ricotta in casa, già perché quando la trovo bella fresca non riesco a resistere, sapendo che tanto troverò il modo di impiegarla. Per il dolce della domenica stavolta sono stata indecisa se fare un cheesecake senza cottura o dei soufflé, che mi tenevo in serbo per l’arrivo del fresco. Così complice, mancanza della mia amata agar agar e abbassamento delle temperature, eccomi a fare dei bei soufflé. Ho preso ispirazione da una ricetta del maestro pasticciere Ernst Knam, con la variante dell'aggiunta del cacao a parte dell'impasto.
Il soufflé croce e delizie e banco di prova di molti. All’apparenza sembra una preparazione facile, ma… potrebbe non essere così… Chi non ricorda i soufflé di Audrey Hepburn in “Sabrina”, che non gonfiavano o si afflosciavano all’uscita dal forno… oppure i soufflé di Milly nel film “Perché lo dice mamma” (titolo originale “Becouse I said so”) con Diane Keaton, che non li sbaglia mai, tranne…
I segreti per un perfetto soufflé sono tanti, alcuni tramandati da riti scaramantici, altri con fondamenta effettive… ma nonostante questo c’è comunque bisogno di una buona dose di fortuna. 

Innanzitutto gli stampi devono essere sempre bene imburrati, non ci devono essere spazi nemmeno minimi vuoti, altrimenti verrà pendente e crepato. Poi per i soufflé salati bisognerà cospargere lo stampo con del pangrattato, mentre per quelli dolci con lo zucchero, mai con la farina che assorbirebbe l’umidità necessaria al soufflé. Gli albumi bisogna montarli all’ultimo minuto e non dovono essere montati né troppo né troppo poco (semplice a dirsi, difficile a farsi!): ossia, quando con la frusta si solleva uno sbuffo, un picco, che non si stacca dal resto del composto, allora sono pronti. Inoltre essenziale per la buona riuscita dei soufflé è il vapore, che lo renderà alto e stabile. Un soufflé riuscito resiste fuori dal forno appena qualche minuto prima di cominciare a sgonfiarsi, quindi, a costo di bruciarsi, va servito subito.

Un po’ di storia…  In origine era una frittata: l’omelette. Poi qualcuno ebbe l’ispirazione di gonfiarla: omelette soufflée (dal francese souffler, soffiare). In breve, la nuova preparazione fu chiamata, semplicemente, soufflé. La vicenda dell’aggettivo che diventa nome la dice lunga sul fascino di questo piatto, che incanta non tanto per la sostanza, quanto per la forma. Come attesta Le Cuisinier françois  di La Varenne, già intorno alla metà del Seicento si conosceva l’effetto del calore sugli albumi montati a neve, ma si deve attendere Le Cuisinier moderne di La Chapelle (1742) per trovare la prima omelette soufflée salata. Alla fine del secolo il soufflé era già ampiamente diffuso in Francia e nel resto d’Europa in varianti dolci e salate, mentre notorietà e prestigio continuarono a crescere durante tutto l’Ottocento. La fragilità stessa del soufflé ne decretò il successo e lo rese oggetto di intrepide sperimentazioni culinarie. Raggiunse il culmine della popolarità con il celebre cuoco Antonin Carême (1784- 1833), che ne codificò i tipi e lo presentò in porzioni individuali, capaci di garantire un’ottima riuscita. In Italia divenne soffiato oppure soufflet, come lo chiamò Artusi, che ne propose sei versioni, cinque dolci e una salata. Il soufflé è giunto fino a noi rinnovandosi sempre sia nelle versioni dolci che salate, e probabilmente continuerà trasformandosi sempre, anche per il futuro…
Il soufflé ha una crosticina superficiale, sottilissima, al cui interno racchiude un cuore morbido, umido, ma non bagnato, spumoso e leggero, che si scioglie in bocca al primo boccone. La vaniglia e il cacao conquistano prima con il loro profumo, poi, esattamente come uno ying e uno yang, con dolcezza e forza, si inseguono, si compensano e completano nel gusto regalando una piacevole armonia di sapori… come non lasciarsi conquistare e scivolare in questo abbraccio…

Ingredienti

  • 250 g di ricotta vaccina
  • 80 g di latte
  • 40 g di zucchero semolato
  • 20 g di semola di grano duro rimacinata fine
  • 3 albumi bio
  • 3 tuorli bio
  • 1/2 baccello di vaniglia (o essenza qualche goccia)
  • 15 g di cacao amaro in polvere
  • burro e zucchero per lo stampo
Verso a pioggia la semola di grano duro rimacinato nel latte bollente, e faccio cuocere per 3-4 minuti mescolando per evitare la formazione di grumi. Vi unisco i semi raschiati dal baccello di vaniglia (o qualche goccia di estratto di vaniglia), la ricotta setacciata e i tuorli. Amalgamo bene il tutto e metto da parte. Monto gli albumi a neve con lo zucchero. Unisco delicatamente i due composti. Poi divido l’impasto ottenuto e in una metà aggiungo il cacao amaro setacciato. Riempio con i due composti gli stampi precedentemente imburrati e zuccherati. Faccio cuocere a bagnomaria in forno statico preriscaldato a 200° C per 18-30 minuti (dipende dal forno e dalla dimensione degli stampi). Quando pronti sforno, e servo ben caldo cospargendo con zucchero a velo.

Created By lacreativeroom