11 aprile 2016

Una tranquilla oziosa Pasquetta...

Una tranquilla oziosa Pasquetta...


Una Pasquetta oziosa, ma non per questo meno golosa. 
Ho tantissimi albumi avanzati dalla preparazione delle pastiere, e sinceramente non ho molta voglia di farci dei dolci, così, visto che a Pasquetta si mangian uova, perché non farci delle crêpes che van bene sia da antipasto che da dessert? Per di più queste crêpes di albumi sono leggerissime, se sembran troppo pallide basterà aggiungere della curcuma all'impasto. Mia figlia ne va pazza, letteralmente pazza. In effetti son più leggere. 
Le crêpes di antipasto le ho farcite con salmone, caprino e ricotta (il ripieno dei ravioli) profumato con erba cipollina.
Si continua poi con dei ravioli di magro conditi con del sugo di pomdori freschi. Questi ravioli li ho mangiati la prima volta da una mia zia nel Cilento, ed eran deliziosi, delicati e profumati. Peccato non riuscire a trovare anche qui gli stessi formaggi per il ripieno, ancora fatti in modo artigianale. Qui mi sono accontentata e arrangiata con qualcosa di simile: del caprino fresco, freschissimo, cosicché non abbia il gusto caratteristico un po' forte e pungente che di solito hanno i formaggi di capra, e lo ammorbidisco con un po' di fior di ricotta vaccina (ideale sarebbe stata un po' di ricotta di bufala). La sfoglia per i ravioli è stata fatta usando solo gli albumi. È una pasta che va lavorata per renderla elastica, e poi va fatta risposare prima di stenderla e farcirla. Per far apprezzare il ripieno della pasta faccio un semplice sugo con dei pomodori datterini confit con origano e basilico e frullati. A discrezione se aggiungere alla fine sulla pasta condita il parmigiano, servito "a parte". Per divertirmi ho fatto anche tre ravioloni a forma di teiera e tazze da tè... Chissà per il mio blog? Un omaggio ad "Alice nel paese delle meraviglie" a cui si è appassionata mia figlia, e che anticipa la sua torta di compleanno alla quale sto già lavorando? Chi lo sa....
Per dolce, visto che si deve chiudere in crescendo, prendo la crêpes e la farcisco con una crema di ricotta, zucchero, e cioccolato fondente, e la ricopro di cioccolato fondente fuso...
Dopodiché tutti a oziare sul divano... 
Naturalmente la giornata non poteva finire se non con una cena leggera ma golosa. la mia bimba mi ha richiesto un risottino con ortiche (io ho sembre quelle secche in barattolo ermetico in dispensa), ma per renderlo speciale ho preso in prestito un'idea dello chef Simone Rugiati, per un suo risotto alla zucca, in cui aveva dato una nota croccante e gustosa facendo del crumble con la crosta del parmigiano (che è edibile e sapida). Io già uso la crosta del parmigiano a sciogliere nelle zuppe per dar sapore, ma questa idea mi è piaciuta molto e mi permette di utilizzare le croste anche nel periodoin cui non cucino zuppe calde. Inoltre aggiunge questa nota croccante, saporita e piacevole, inaspettata.

Crêpes di albumi dolci e salate

Ingredienti
  • 150 gr di albumi bio
  • 75 gr farina (io tipo 0)
  • 100 ml di latte
  • 1 pizzico di sale
  • Burro per ungere la padella
Ho preparato la pastella delle crêpes mescolando prima gli albumi con il latte e un pizzico di sale. Quando gli albumi son belli rotti e mescolati col latte, aggiungo la farina. Mescolo fino a creare una bella pastella liscia e senza grumi. Copro la scodella con della pellicola e metto a riposare in frigorifero.
Riprendo la pastella pochi minuti prima di dover cuocere le crêpes.
Metto una padella antiaderente sul fuoco, la imburro leggermente, e poi verso un sottile strato di pastella. Quando la pastella si rapprende e si stacca dal fondo è ora di girarla. 
Attenzione che queste crêpes restano pallide. Quando pronta la farcisco col ripieno fatto di salmone affumicato, caprino e ricotta mescolati, sale, pepe e erbette cipollina. Chiudo la crêpes farcita e servo subito. 
Nel caso in cui le preparassi prima e le servissi più tutte insieme, procedo alla cottura di tutte le crêpes e le tengo al caldo fino al momento di servire.

Ravioli

Ingredienti per 2 persone
  • 75 gr di albumi bio
  • 150 gr di farina 0 e semola rimacinata
  • 1 cucchiaio d'acqua tiepida (se serve)
  • 1 pizzico di sale
  • 180 gr caprino fresco
  • 50 gr fior di ricotta vaccina
  • 1 pizzico di sale 
  • Pepe
Ho impastato le farine con gli albumi, e se serve aggiungo un po' di acqua tiepida. impasto a lungo per rendere la pasta elastica, e poi la metto a riposare coperta da pellicola. Mi preparo il ripieno dei ravioli mescolando il formaggio caprino con la ricotta, sale e pepe. Lavoro bene il ripieno per renderlo bello morbido.
Lavo bene i pomodori, li metto in una teglia da forno, condisco con olio, sale (grosso), basilico e origano, e metto in cottura in forno ventilato a 200 C circa per una ventina di minuti. Poi metto i pomodori e il succo di cottura in un bicchiere del frullatore e frullo il tutto. Metto da parte per condire i ravioli.
Riprendo la pasta, la lavoro ancora un po' sul piano e poi procedo a stenderla in modo sottile, metto il ripieno con il cucchiaino, richiudo con altra sfoglia e ritaglio e chiudo bene i ravioli. Se non si consumano tutti subito, si possono anche congelare senza cuocerli prima, e poi al bisogno buttarli direttamente nel'acqua in ebollizione.
Faccio bollire i ravioli in acqua salata e condisco con la salsa al pomodoro appena fatta. Aggiusto di sale e pepe e impianto. A parte servo anche del formaggio grattugiato, per chi non ne può fare a meno. Personalmente io li preferisco senza aggiunta di formaggio grattugiato, in cui percepisco bene la particolarità del ripieno che viene anche esaltato dalla salsa al pomodoro confit.


Riso con ortiche e crumble di parmigiano

Il risotto con le ortiche lo faccio spesso, qui la variante è data da questo crumble di crosta di parmigiano, che le dà la nota croccante gustosa, e anche... inaspettata...

Ingredienti
  • 4 cucchiai di ortiche essiccate
  • 1 cipolla piccola tritata
  • 2 cucchiaini di zenzero
  • 350/400 gr di riso baldo (o comunque un riso a chicco tondo per risotti)
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • Sale, pepe
  • Acqua calda q.b. (o brodo vegetale)
  • Parmigiano grattugiato
  • crosta di parmigiano
  • 2 cucchiai olio
  • Una noce di burro
Ho pulito e tritato finemente una cipolla, messa in un tegame con olio, burro, zenzero e le ortiche essiccate e un po' di acqua. Ho fatto appassire a fuoco basso. Quando la cipolla è trasparente sfumo col vino bianco, e appena evapora, aggiungo il riso e lo faccio tostare. Allungo poi il tutto con acqua calda, o del brodo vegetale (o di carne), in cui ho sbollentato anche la crosta di parmigiano, e aggiusto col sale grosso integrale. 
Prendo la crosta di parmigiano ammorbidita e la taglio a cubetti piccoli che metto poi a rosolare, prender colore e rendere croccanti in una padella antiaderente, e metto da parte.
Quando il riso è cotto aggiusto di sale e pepe, tolgo dal fuoco, metto il parmigiano e chiudo con coperchio per un paio di minuti. Dopodichè tolgo il coperchio e mescolo bene, in questo modo ottengo una bella mantecatura. Impiatto il risotto, metto il crumble di crosta di parmigiano eservo in tavola spolverizzando con una macinata di pepe nero.

6 aprile 2016

Riso con ortica su cestino di parmigiano

Riso con ortica su cestino di parmigiano

Questo è uno dei risotti che mia figlia preferisce, e a dire il vero piace molto anche a me. La preparazione è abbastanza semplice e per chi preferisce al posto dell'acqua calda (versione leggera) si può usare del brodo vegetale o di carne. L'ortica essiccata è molto comoda da usare, già prnta bella e pulita, io di solito la faccio scaldare insieme alle spezie per ammorbidira e tirarne fuori il suo sapore. attenzione a non usarne troppa perchè il gusto è un po' forte e potrebbe non essere gradito a tutti.
Per divertirmi e cambiare un po' ho provato a fare un cestino di parmigiano e usarlo come contenitore per il risotto per l'impiattamento. Ovviamente ho mangiato tutto. La parte del cestino a contatto con il risotto si scalda e ammorbidisce, mentre il resto resta croccante.
Et voilà piatto pronto da servire.

Ingredienti
  • 4 cucchiai di ortiche essiccate
  • 1 cipolla piccola tritata
  • 2 cucchiaini di zenzero
  • 350/400 gr di riso baldo
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • Sale, pepe
  • Acqua calda q.b. (o brodo vegetale)
  • Parmigiano grattugiato
  • 2 cucchiai olio
  • Una noce di burro

Ho pulito e tritato finemente una cipolla, messa in un tegame con olio, burro, zenzero e le ortiche essiccate e un po' di acqua. Ho fatto appassire a fuoco basso. Quando la cipolla è trasparente sfumo col vino bianco, e appena evapora, aggiungo il riso e lo faccio tostare. Allungo poi il tutto con acqua calda, o del brodo vegetale (o di carne) e aggiusto col sale grosso integrale. 
Preparo la scodella di parmigiano: prendo una padella e faccio un fondo col parmigiano grattugiato, metto su fuoco medio alto, e aspetto che il formaggio si fonda e assuma un bel colorino dorato. Poi, mentre è ancora bello caldo bollente, lo metto su una scodella rovesciata per fargli prendere la forma.
Quando il riso è cotto aggiusto di sale e pepe, tolgo dal fuoco, metto il parmigiano e chiudo con coperchio per un paio di minuti. Dopodichè tolgo il coperchio e mescolo bene, in questo modo ottengo una bella mantecatura. Impiatto mettendo la scodella di parmigiano, il risotto dentro la cialda al parmigiano, e servo in tavola spolverizzando con una macinata di pepe nero (io ho trovato una varietà del Madagascar molto profumata e dal gusto intenso).


21 marzo 2016

Lamingtons...

Lamingtons...


Nuova sosta per le immaginarie gite scolastiche: stavolta si va in Australia!
Trovare un piatto tipico "aussie", compito non facile, anzi è una cosa praticamente impossibile: l'Australia, infatti, è un vero “melting pot”, un grande, meraviglioso contenitore di tante culture, lingue, tradizioni diverse.
Comunque, cercando cercando, alla fine trovo dei dolci considerati delle vere leccornie per grandi e piccini, che hanno addirittura, dedicata una giornata nazionale, diffusi in tutta l'Australia, e hanno una storia, delle storie, leggende da poter raccontare: i lamingtons.
Questi dolci devono il loro nome a Lord Lamington, governatore del Queensland dal 1861 al 1901. La leggenda vuole che la prima volta in cui siano stati serviti questi dolci fosse un giorno in cui il governatore portò il suo staff in una casa di villeggiatura per evitare il troppo caldo di Brisbane. Il cuoco francese Armand Gallad, preso in contropiede perché non aspettava ospiti e avvisato all’ultimo momento, decise di tagliare della torta del giorno prima in piccoli quadrati, di tuffarli nel cioccolato fuso e poi nelle scaglie di cocco che aveva a disposizione. Il dolce piacque talmente tanto agli ospiti del governatore che ne chiesero la ricetta. Siccome appunto sono leggende sull'origine di questi dolci, altri sostengono che siano nati sempre dal cuoco Gallad che per errore gli scivolò la torta nel cioccolato fuso…Ancora qualcuno attribuisce il nome alla moglie del governatore, ovvero Lady Lamington, ma la versione più buffa che ho letto è che l'idea dei dolcetti, legati per il nome sempre al governatore, furono ideati sulla base dalla forma del cappello che indossava sempre Lord Lamington!!!
Ma in sostanza, cosa sono questi lamington? Semplice: sono dei cubetti di torta della misura di 4cm per 4cm, ricoperti di cioccolato e cocco rapè, nella versione classica, ma si trovano anche farciti di creme o marmellate o confettura, meglio se di lamponi.
Si conservano per qualche giorno in frigorifero.
Ogni anno il 21 luglio si festeggia il National Lamington Day in tutta l'Australia.

Ingredienti
Per la torta
  • 200 gr di farina (oppure 150 farina e 50 fecola di patate)
  • 4 uova
  • 110 g di burro
  • 200 g di zucchero
  • 1 ½ cucchiaino di lievito per dolci
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1 pizzico di sale (facoltativo)
Per la glassa
  • 75 g di burro
  • 250 ml di latte
  • 65/70 g di cacao amaro
  • 400 g di zucchero a velo
Copertura
  • 250 g di cocco rapè
Farcitura (facoltativa)
  • Confettura di lamponi, o crema al burro o creme a scelta…

Procedimento
Ci sono due modi per fare la torta, li riporto entrambi.
Io ho seguito le indicazioni del secondo procedimento.
La torta va fatta uno o due giorni prima per farla raffreddare bene prima di tagliare le forme dei dolci.

Monto il burro con lo zucchero e quando il composto sarà bello spumoso aggiungo un uovo alla volta fino ad ottenere una crema fluida. A questo punto incorporo la farina e il lievito setacciati insieme. Verso il composto in una teglia rettangolare imburrata e infarinata (o ricoperta con carta forno) e cuocio in forno preriscaldato statico a 180° C per circa 20 minuti (prima di sfornare controllo la cottura con uno stecchino).

Oppure...
Monto le uova con lo zucchero e la vaniglia, fino a quadruplicare il loro volume iniziale, aggiungo poi la farina con il lievito setacciati, mescolando delicatamente per non smontare il composto, e infine unisco il burro fuso. Verso il composto in una teglia rettangolare imburrata e infarinata (o ricoperta con carta forno) e cuocio in forno preriscaldato statico a 180° C per circa 20 minuti (prima di sfornare controllo la cottura con uno stecchino).

Quando la torta si è raffreddata la taglio in cubetti di circa 4 cm per lato e successivamente li conservo in frigorifero per alcune ore per farli rassodare, in questo modo saranno più facili da immergere nel cioccolato fuso.

Per preparare la glassa: setaccio lo zucchero a velo e il cacao in due ciotole diverse. In un pentolino faccio sciogliere il burro, aggiungo il latte, poi il cacao e successivamente lo zucchero a velo, mescolo continuamente per evitare la formazione di grumi.

A questo punto posso scegliere se farcire i cubetti di torta. Taglio a metà il quadretto di torta e stendo un velo di confettura di lamponi. Poi, prima che il cioccolato si raffreddi, passo ogni cubetto di torta prima nel cioccolato e dopo nel cocco rapè (farina di cocco), poi li appoggo su una gratella per dolci a scolare.

Prima di servirli li rimetto in frigorifero per poche ore, così che la glassa si addensi.

I lamingtons possono essere mangiati sia a temperatura ambiente che freschi da frigorifero.

14 marzo 2016

Festa spagnola a scuola...

Festa spagnola a scuola...

Nella scuola materna di mia figlia una delle materie per l'anno in corso è "un inizio di geografia". Ovviamente, vista la giovane età degli allievi, la materia viene affrontata in modo leggero e direi anche molto simpatico. Le maestre hanno inventato un personaggio, che gira il mondo e porta alla scoperta dei continenti, avvicinando così i bambini a usi e costumi dello stato prescelto. 
La prima sosta di questo viaggio immaginario la fanno, o meglio, la facciamo in Spagna! Eh sí, uso il plurale, perché in questa avventura siamo tutti coinvolti, anche noi adulti ad aiutare a preparare costumi e cibi tipici per la festa. Ovviamente mi presto per quanto riguarda l'aspetto culinario, è una gioia per me poter realizzare qualcosa per tante persone. Penso che questo sia un modo simpatico per appassionare dei bimbi piccoli a dei concetti che per loro sono ancora lontani e astratti, e di sicuro una festa in cui si mascherano, viene fatta una storia, e assaggiano, lascerà nei bimbi un piacevole ricordo. Inoltre trovo che sia bello un coinvolgimento delle famiglie in modo che ci sia una collaborazione costruttiva tra casa e scuola. 
Così eccoci all'opera: alcune mamme preparano nacchere con tappi di birra, ventagli e cappelli, e la sottoscritta si mette all'opera ai fornelli e forni per realizzare una paella versione bambini, e perché no, qualche dolcetto.
La paella, anche se versione bimbi, l'ho dovuta adattare con gli ingredienti che sono riuscita a trovare. Uso il termine adattare apposta perché prima di tutto ci manca il riso spagnolo, il riso bomba, un riso particolare dal chicco rotondo e piccolo e con poco amido, la cui caratteristica è quella che tiene la cottura, rimane bello sgranato e mettendoci a lungo a cuocere si impregna bene di tutti i sapori di questo piatto. Poi la paella deve il suo nome al recipiente della cottura una paellera appunto (padella) in cui vanno messi e aggiunti tutti gli ingredienti poco alla volta. È un piatto di origine povera. Come dicevo, non avendo riso spagnolo, ho usato un riso italiano che si assomiglia a quello spagnolo, ma siccome il nostro riso contiene dell'amido uso l'accortezza di lavarlo più volte per farglielo perdere e averlo così sgranato in cottura. Altra modifica che uso per i bimbi è quella di alleggerire il piatto, uso solo verdure, una salsiccia di maiale non speziata, e petto di pollo, e ovviamente le spezie ma non piccanti. Mentre cucino si sprigiona in casa un profumino appetitosissimo. Ovviamente il nostro riso ci mette molto meno tempo in cottura rispetto a quello spagnolo, e così ecco che in molto meno tempo si ha una paella. Mi sono poi presentata a scuola con tutta la pentola wok gigante (non avendo padellera mi sono adattata usando il mio wok) fumante, e le espressioni di tutti eran raggianti. Il responso finale è stato molto più che soddisfacente, la felicità è l'essere riuscita a incontrare il gusto di tutti, e la loro contentezza ripaga in un modo ineguagliabile. Lo rifarei già domani. E poi inutile dirlo, usare un pentolone gigante, cucinare per tanti, mi ha esso una gioia senza pari. Non pubblico qui la ricetta della paella perchè questa è la versione, come dicevo, adattata ai bambini, ma mi sono ripromessa di rifare a breve questo piatto.
Non mi piaceva l'idea di lasciare i bimbi e le maestre senza un dolce. Ovviamente per comodità di trasporto e fruibilità scolastica, non potevo fare un dolce al cucchiaio, così mi sono messa alla ricerca e ho trovato, tra le innumerevoli ricette, quelle delle magdalenas, delle tortine simili alla madeleine francesi, ma fatte con olio d'oliva o di semi (io ho usato un extravergine d'oliva molto leggero) tipiche della comunità di Aragona. Queste tortine vanno consumate una volta raffreddate, anzi il giorno dopo sono ancora più buone. 
Ho anche preparato una quesada della Cantabria, questo sembra un budino, un flan, e va servito tiepido. 
Entrambi i dolci sono molto profumati e ricchi di sapori. 
Scusate la prolissità dell'introduzione, ecco ora senza ulteriori indugi le preparazioni vere e proprie.

Quesada


Questo dolce, di cui esistono molte versioni di ricette (alcune di queste prevedono l'uso di un formaggio tipico della Cantabria), ricorda un po' un flan o alla lontana un clafoutis. E' profumatissimo, piacevole da mangiare, per nulla stucchevole, e va servito tiepido. Inoltre prepararlo è abbastanza semplice e veloce, e bisogna solo avere molta pazienza nella cottura.

Ingredienti

  • 3 uova
  • 150 gr di zucchero
  • 100 gr di burro morbido
  • 150 gr di farina 00 (io ho usato la 0)
  • 150 gr di yogurt naturale
  • 400 ml di latte
  • 1 pizzico di sale
  • zest di un limone
  • 1 cucchiaio di cannella

Ho grattugiato la zest di limone sullo zucchero, in modo che ne assorbisse gli oli essenziali. Ho aggiunto le uova ed iniziato a sbattere, unito il burro morbido sempre sbattendo, la farina, lo yogurt, il pizzico di sale e la cannella. Ho continuato a sbattere finché il tutto non si è amalgamato bene. Ho imburrato e infarinato uno stampo, meglio in ceramica o in vetro/pyrex, sconsiglio quelli a cerniera. Cuocio in forno preriscaldato statico a 180 C per 40-50 minuti. Attenzione in cottura il dolce si gonfia per poi abbassarsi e assestarsi man mano che si raffredda.
Ho guarnito con cioccolato fondente sciolto con poco latte e burro per renderlo lucido è servito tiepido.
Si può anche decorare con cannella o zucchero a velo.
Servo in tavola direttamente nello stampo.

Magdalenas

Questi sono dei dolci buonissimo, veloci ed economici da fare. Per ottenere delle ottime magdalenas è importante che tutti gli ingredienti siano a temperatura ambiente, se si vuole esagerare scaldare anche gli utensili che si useranno per evitare lo shock termico. Inoltre gli ingredienti sono pochi e semplici quindi importante che siano di ottima qualità. Se non esistono particolari intolleranze è consigliabile usare del latte intero: la differenza si sente!
Il passaggio essenziale che distingue le magdalenas dai muffin è il fatto che l'impasto deve essere il più possibile pieno d'aria, è necessario che le fruste lavorino le uova con lo zucchero almeno per 5 minuti, e, nonostante la presenza del lievito, richiede il riposo in frigorifero (alcuni consigliano riposo addirittura notturno, ma essenziale almeno 30 minuti...). Per i muffin di solito ci si limita ad una veloce unione degli ingredienti e poi si infornano direttamente. Il forno per la cottura delle magdalenas deve essere ben caldo: lo shock termico tra l'impasto freddo e il forno caldo renderà i dolci dei piccoli vulcani pronti ad esplodere. Prima di consumarle bisogna farle raffreddare bene. Si possono conservare in un barattolo ermetico, e il riposo conferirà loro un sapore unico.

Ingredienti

  • 350 gr di farina (io uso la tipo 0)
  • 200 ml di olio d'oliva dolce, o mais o girasole (io ho usato un oliva extravergine dolce)
  • 3 uova medie bio
  • zest di 1 limone
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di essenza di vaniglia
  • 250 ml di latte
Mescolo la farina con il lievito e il bicarbonato e metto da parte. Grattugio la buccia di limone sullo zucchero.
Sbatto per almeno cinque minuti con le fruste le uova con lo zucchero. Aggiungo poi il latte, il pizzico di sale e l'olio, e continuo a sbattere con le fruste. Infine unisco la farina con il lievito e continuo a mescolare con le fruste fino a completo dissolvimento di ogni grumo.
Faccio riposare l'impasto in frigorifero per almeno 30 minuti.
Intanto scaldo il forno a 200°C statico.
Trascorso il tempo di riposo prendo l'impasto e riempio per tre quarti i pirottini di carta, e inforno.
Aspetto tre minuti e abbasso la temperatura del forno a 180°C .
Faccio cuocere per 15 minuti circa, e prima di sfornare faccio la prova stecchino.  
Faccio raffreddare e spolverizzo con lo zucchero a velo.
Volendo, si può creare una deliziosa crosticina (io ho scelta questa opzione), cospargendo la superficie dell'impasto con lo zucchero semolato prima della cottura. 

24 febbraio 2016

Madeleine bretoni di Michel Paquier

Madeleine bretoni di Michel Paquier

madeleine bretoni 
 
Le madeleines... golosi dolcetti che evocano molti riferimenti letterari. Questa prelibatezza della piccola pasticceria è da sempre una delle mie passioni. Stavolta ho voluto provare la ricetta, molto burrosa e bretone, del pasticcere Michel Paquier. La cosa importante che suggerisce anche il pasticciere, è mescolare bene l'impasto e mettere il burro poco per volta e lentamente per farlo ben incorporare. Fondamentale poi il riposo. Cosa si può dire delle madeleines: sono semplicemente perfette sempre, un equilibrio di profumi, sapori e aromi, adatte in ogni occasione, stagione e momento della giornata. D'estate col gelato, in inverno con tè o, per i più golosi, con la cioccolata calda, magari un po' speziata, come consiglia sempre il pasticcere. Per quanto mi riguarda sono ideali anche da sole,  e nel formato mini accompagnano un caffè o un tè...

Ingredienti
  • 4 uova bio
  • 250 g di zucchero semolato
  • 250 g di farina 0
  • 250 g di burro
  • 1/2 bacca di vaniglia
  • 8 gr di lievito per dolci
  • un pizzico di sale
  • scorza di limone grattugiata
Grattugio la buccia di limone sullo zucchero per non perderne gli olii essenziali.
Con una frusta sbatto le uova con un pizzico di sale, poi aggiungo lo zucchero con zest di limone e continuo a mescolare senza montare. Taglio in due la mezza stecca di vaniglia e, con l'aiuto di un coltello, prendo i semini. Unisco il tutto al composto di uova e continuo a mescolare. Unisco ora, tutto in una volta, la farina con il lievito setacciati, e continuo a mescolare.
Quando gli ingredienti sono ben amalgamati, eliminando eventuali grumi mescolando energicamente, aggiungo a filo il burro fuso tiepido.
Copro la ciotola con il composto con della pellicola e lo conservo in frigorifero per quattro ore (almeno, alcuni lasciano riposare anche tutta una notte). Trascorso questo tempo, mescolo leggermente l'impasto e trasferisco il tutto in una sac à poche.
Riempio gli stampi per madeleines e metto in forno preriscaldato statico a 180° C per circa 12 minuti.
Sforno e lascio raffreddare prima di servire.



17 febbraio 2016

Mattonella della felicità con glassa a specchio

Mattonella della felicità con glassa a specchio


Era da un po' che dicevo che avrei voluto fare questo dolce.
Ed ecco San Valentino, ricorrenza per gli innamorati. Ma solo per loro?
Io dire che si potrebbe invece estendere anche all'amore... l'amore tra madri e figle/i, l'amore che lega gli Amici, le Sorelle (non necessariamente di sangue), le anime affini, le proprie Persone (cit. da serie televisiva "Grey's anatomy"), e ultimo ma non meno importante l'amore per noi stessi. A volte ci dimentichiamo che dovremmo essere i primi a volerci bene. È anche vero che non serve una giornata per ricordarcelo, ma dovrebbe essere sempre...
Il mio regalo di questo anno è questo dolce: la mattonella della felicità! Si capisce il nome solo mangiandola. Si è poi aggiunto un motivo in più per prepararlo: la mia bimba se n'è arrivata con un regalo scelto da lei, e mi ha talmente commosso che ho deciso di fare strappi alle diete, e le ho regalato questo dolce... Naturalmente in una mini porzione, un finger a forma di cuore.
L'ispirazione di questo goduriosissimo dolce mi era venuto guardando la trasmissione "Chef per un giorno", la puntata in cui a vestire i panni di chef è l'attrice Lucia Ocone e propone nel suo menù proprio questa mattonella della felicità. La variante che apporto io alla sua versione è ricoprire il dessert con una glassa a specchio al cacao, tanto per renderlo ancora più goloso e particolare, oltre che modificare alcune dosi (non ne volevo fare tantissimo). Lucia Ocone, nella trasmissione, aveva scelto di spolverare la mattonella con dello zucchero a velo, inoltre la sua ricetta prevede l'uso di 7 albumi e 8 tuorli, 250 gr di zucchero semolato, 70 gr di cacao amaro e niente farina. Confesso che in passato avevo già avuto modo di fare la ricetta fedele dell'attrice, e devo dire che aveva anche allora riscosso pareri più che positivi. Però stavolta ho voluto esagerare, oltre che mettermi alla prova con la glassa... Così ecco la versione della mattonella a cuore per la mia adorata bimba (accompagnata anche da una fragola più grande della sua porzione, e così ho evitato di fotografarla), e poi versione "classica" appunto a mattonella.
Che dire di questo dolce: un tributo al cioccolato e panna e cioccolella... Davvero merita il nome "della felicità". 

Ingredienti
Biscuit al cacao
  • 3 uova bio
  • 100 g di zucchero
  • 30 g di cacao amaro
  • 50 g di farina
  • 1 pizzico di sale
  • 1/2 cucchiaino di miele
  • qualche goccia di estratto di vaniglia
Ripieno
  • 200 ml di panna fresca liquida da montare
  • crema spalmabile alla nocciola (cioccolella)
Glassa a specchio
  • 90 ml di acqua
  • 80 ml di panna fresca liquida
  • 100 g di zucchero
  • 40 g di cacao amaro
  • 2 g di agar agar (un cucchiaino scarso)
Inizio a preparare la torta: monto, fino a quadruplicare il volume iniziale, le uova con lo zucchero, il miele e il sale. Aggiungo la farina con il cacao setacciati, e mescolo, delicatamente con una spatola, dal basso verso l'alto per non smontare il composto. In ultimo unisco le gocce di estratto di vaniglia.
Verso l'impasto in una placca da forno rettangolare o quadrata rivestita da carta forno, e metto a cuocere in forno preriscaldato statico a 200° C per 7-8 minuti circa (fare prova stecchino). Estraggo la torta dal forno, ricopro con altra carta, ribalto la torta e lascio raffreddare. Ideale sarebbe preparare il giorno prima il biscuit, oppure metterlo a rassodare in frigorifero.
Quando pronto e freddo, ritaglio la mia torta nelle forme che preferisco. Essendo una mattonella basterà copparla in quadrati o rettangoli. Io ho scelto di fare tre strati di torta, ma è assolutamente libero, se ne possono fare due, tre a piacere insomma.
Monto la panna senza zucchero. Spalmo la crema alla nocciola su uno strato di torta, poi la panna e ricopro con altro strato di torta. Vado avanti a farcire, e poi metto tutto in frigorifero a raffreddare.
Mi dedico ora alla glassa a specchio: sciolgo l'agar agar nell'acqua a temperatura ambiente, aggiungo la panna e lo zucchero amalgamando bene. Metto il cacao amaro, setacciato, in una pentola e unire gli ingredienti liquidi, mescolo bene e faccio sciogliere gli eventuali grumi. A questo punto metto sul fuoco a fiamma bassa la pentola e faccio sciogliere gli ingredienti mescolando. Continuando a mescolare, e con l'ausilio di un termometro da cucina, attendo che la glassa raggiunga i 103°-104° C (quando la panna aumenta di volume, e faccio bollire ancora qualche minuto), e tolgo la pentola dal fuoco. Faccio raffreddare, volendo anche a bagnomaria, continuando a mescolare di tanto in tanto, e aspetto che la temperatura scenda a 35° C. Ora posso usare la glassa per decorare. Prendo le mie torte e vi verso sopra la glassa. Quella che avanza o che cade posso usarla per ricoprire i bordi. Per essere assolutamente sicura che non ci siano grumi, posso usare un colino mentre verso la glassa. Metto poi i dolci in frigorifero a raffreddare fino al momento di servire. Volendo posso servirli non proprio freddi, ma li lascio scaldare qualche minuto a temperatura ambiente prima.
Non resta ora che impiattare e... lasciarsi coccolare...


10 febbraio 2016

Mousse ciocco-wasabi... senza uova...

Mousse ciocco-wasabi... senza uova...

Che dolce fare dopo una cena con la fondue savoyarde? Mi serve un dolce che sia veloce da fare e che allo stesso tempo rispetti la regola per la quale sarebbe sempre necessario chiudere con un "crescendo" affinché ci si ricordi delle portate... Però dopo una fondue la questione diventa difficile. La fondue non è propriamente un piatto leggero, e il dolce dovrebbe restare in tema serata, per avere unfilo conduttore, e allo stesso tempo non vorrei appesantire...
Per restare in tema non resta da fare che un dolce al cucchiaio, magari una mousse... Proprio una golosa  mousse au chocolate! Farò una ricetta di una mousse "leggera" senza uova e la preparazione è semplice e veloce, necessita solo di tempo di riposo in frigorifero. Però non può certo essere una mousse semplice, voglio darle un tocco particolare, magari aggiungendo una spezia, una nota speciale. Penso così al wasabi, quella salsa particolare giapponese dal gusto intenso, piccante, che non prende lingua o gola come il peperoncino, ma va a toccare più la pace alta, lo si sente nel naso e nella testa. Si può trovare il wasabi in salsa o sotto forma di polvere, viene fatta con il ravanello giapponese, e ha delle proprietà interessanti: aiuta la digestione, è antisettico, ricca di vitamina C e potente antiossidante. Viene di solito usato il wasabi in accompagnamento a pesci crudi proprio per le sue proprietà antisettiche. Mi era capitato di assaggiare una mousse ciocco-wasabi, tempo fa, nel corso di una cena giapponese, e mi aveva piacevolmente colpito questo insolito sapore. Sicuramente la mousse giapponese era fatta con latte e panna vegetali, il gusto me lo ricordava, forse soia, ma il gusto pungente del wasabi la rendeva inusuale... piacevolmente stuzzicante e golosa. Certo è un gusto che deve piacere perché è alquanto particolare. Così colpita da quel sapore inaspettato ho iniziato a documentarmi e a sperimentare. Il solo consiglio che posso sicuramente dare è che il wasabi va dosato poco per volta proprio perché non diventi predominante, è un gusto forte che arriva non subito...e come tutte le spezie e i sapori forti si segue molto il gusto personale...

Ingredienti

  • 60 ml latte
  • 1 cucchiaino abbondante di polvere wasabi (si può usare anche quello già in pasta)
  • 200 ml di panna
  • 100 gr di cioccolato fondente (io ho usato un extra fondente al 72%)
  • 1 pizzichino di sale
  • 3 gocce di estratto di vaniglia
  • facoltativo zucchero a velo

Sciolgo il cioccolato fondente a bagnomaria. Scaldo il latte con la polvere di wasabi e un pizzico di sale. In una ciotola monto la panna con la vaniglia. Emulsiono il cioccolato fuso con il latte caldo, mescolo bene, così intipidisco, raffreddo anche il composto. Infine verso cioccolato nella panna ben montata e, con una spatola facendo movimenti delicati dal basso verso l'alto, unisco i due composti. Verso nei bicchieri che ho scelto per servire il dolce, e metto a raffreddare in frigorifero fino al momento di servire. Decoro con dello zucchero a velo, volendo, ma non è necessario, e servo.

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