9 giugno 2014

Pane con lievito madre in terracotta

Pane con lievito madre in terracotta



Con esperimento della pasta/lievito madre ho prima fatto la pizza e insieme anche il pane. Però ho voluto provare la cottura in una pentola di coccio con il coperchio. L'idea mi è stata suggerita da un libro che ho comprato all'IKEA. Incredibile, ma quel libro mi è saltato in mano, parla di cucina e suggerimenti per essere ecologici e altro. E' un librone enorme, stampato penso su carta riciclata, copertina in cartone grezzo e rilegatura scarsissima. Ma nonostante questo aspetto grezzo e rustico, quasi come se ce lo fossimo stampati in casa con stampante e rilegato alla buona, il libro è interessante, e quindi trovandolo anche in offerta l'ho infilato nella borsona blu ed è venuto a casa con me. Già dall'IKEA è difficile uscire senza qualcosa. Leggendo il libro In cucina naturalmente, trovo subito alcune idee e pensieri che condivido, tipo "c'è qualcosa che sprigiona profumi così meravigliosi e diversi come la cucina?", ma soprattutto le "5 buone ragioni per cucinare: per mostrare ai tuoi figli come si fa e per offrire loro abitudini alimentari sane, perché i piatti hanno un sapore migliore e possono essere personalizzati in base ai gusti personali (impossibile se si acquistano piatti pronti), perché conosci gli ingredienti e come sono preparati i piatti e sai che sono privi dei conservanti e degli aromi spesso contenuti nei piatti pronti e precotti, per risparmiare (la cucina casalinga con prodotti stagionali non richiede costosi imballaggi, pubblicità o altro che comporta costi nascosti), e in ultimo, ma non meno importante, perché è sano, divertente e lascia ricordi indimenticabili. Continuando nella lettura delle ricette, consigli e suggerimenti, mi imbatto in un suggerimento chiamato idea gustosa che consiglia di provare la cottura in una casseruola di terracotta, partendo da casseruola fredda, per avere un sapore più rustico. Ma non solo il pane verrà soffice e si mantiene più a lungo. Così ecco qui il risultato. Devo dire che mi è piaciuto moltissimo. Ci vuole solo più pazienza nella preparazione e cottura, perché molto lenta, ma gusto e risultati ottimi, la casseruola di terracotta rilascerà lentamente l'umidità che consente una buona lievitazione anche in cottura.



Ingredienti
  • 230 gr di lievito madre
  • 460 gr di farina per pane e pizza (io ho usato un tipo 2 buratto)
  • sale (se necessario)
  • olio extravergine d'oliva (facoltativo...)
  • acqua tiepida q.b. 
 
Ho messo la farina in una ciotola capiente, e sistemata a fontana e nel mezzo no messo il lievito madre. Verso lentamente l'acqua tiepida (volendo ancora altra acqua di coltura della mozzarelle) e inizio a impastare. Aggiungo l'olio d'oliva extravergine e amalgamo bene il tutto. Se necessario sciolgo il sale in un po' d'acqua e lo unisco alla fine all'impasto, in modo che non venga a contatto diretto con il lievito. L'impasto deve venire morbido, ma non liquido. Copro con un canovaccio e metto a lievitare in un posto tiepido e al riparo da correnti d'aria. Di solito io lo faccio la sera prima e lo lascio lievitare tutta la notte. Il mattino dopo lavoro l'impasto e lo metto nuovamente a lievitare. Nel primo pomeriggio immergo la casseruola di terracotta con il suo coperchio in acqua fredda per almeno 20 minuti. Nel frattempo riprendo l'impasto e lo lavoro. Asciugo la casseruola, la rivesto di carta forno e metto l'impasto dentro. Chiudo con il coperchio, ma non ermeticamente, e lascio nuovamente lievitare in ambiente caldo per un paio d'ore, o almeno finché non sarà raddoppiato di volume. Poi metto bene il coperchio, chiudo la casseruola, e la metto nel forno freddo. Imposto la temperatura a 225° C e cuocio per circa un'ora. Tolgo poi il coperchio e cuocio per altri 15 minuti, finché la superficie non sarà dorata. Rimuovo il pane appena sfornato dalla casseruola e metto a raffreddare su una griglia.

8 giugno 2014

'Ndunderi... una pasta protetta...

'Ndunderi... una pasta protetta...


Per il pranzo della domenica oggi si va in Costiera Amalfitana! Sono andata a riscoprire una pasta antica, riconosciuta come "pasta da salvare" dal Ministero delle Risorse Agricole e dall'UNESCO come una delle prime paste codificate al mondo.
La ricetta degli ndunderi, utilizzati tradizionalmente per i festeggiamenti in onore di Santa Trofimena, è antichissima, pare che sia una variante  delle "palline latine" o "farina cassata" di origine romana, ossia farina di farro cagliato, piccole palline di farina di farro con latte cagliato e cotte in acqua salata, condita con cacio e spezie. Furono i pastai di Minori a modificarne la ricetta, gli stessi che, nel ‘700, valicarono i monti lattari per trasferirsi a Gragnano dove impiantarono la moderna industria della pasta. La ricetta attuale prevede un impasto di farina e latte cagliato oppure ricotta, tuorli d’uovo, formaggio di vacca grattugiato, sale, pepe e noce moscata; la lavorazione deve avvenire a mano, l'impasto va ridotto in un lungo cordone, non troppo sottile, e poi tagliato a tocchetti che vanno resi concavi dalla leggera pressione di un dito o di due dita a seconda della grandezza stabilita. Dopo, i tocchetti si fanno scivolare sulla concavità di una grattugia, su una forchetta, o su un'apposita tavoletta rigata detta “pettine”. Da fonti storiche pare venissero conditi con lo squisito “moretum” una salsa a base di profumate erbe aromatiche, presenti in Costiera, formaggio pecorino primo sale e olio.
Oggi io ho voluto farli con due tipi di condimento: uno un più tradizionale con il sugo di pomodoro, e l'altro con un condimento al limone, il cui profumo e gusto è sicuramente più particolare e ricercato.
Realizzarli mi ha soddisfatto parecchio. A tavola sono stati molto apprezzati. Entrambe le versioni sono buone, poi dipende un po' dai gusti e dalle occasioni.

Ingredienti per l'impasto

  • 200 gr di ricotta
  • 125 gr di farina + quella per il piano di lavoro
  • 2 tuorli
  • 15 gr di parmigiano
  • sale
  • pepe
  • noce moscata 
  • buccia grattugiata di limone bio (per fare quelli al limone)
ingredienti condimento
  • olio extravergine d'oliva
  • pomodori
  • succo di 1 limone
  • burro
  • caciocavallo grattugiato o parmigiano
Per l'impasto ho mescolato bene la ricotta con la farina, i tuorli, il parmigiano, sale, pepe, noce moscata, e buccia di limone per gli 'ndunderi al limone. Faccio un bel panetto che lascio riposare per un'ora. Procedo poi a lavorare l'impasto come degli gnocchi, solo un po' più grandi: stiro la pasta come un cordone, creo dei tocchetti che passo su pettine (o grattugia o forchetta) e creo degli gnocchi un po' grossi. Li cuocio in acqua bollente salata per 15-20 minuti.
Preparo il condimento di pomodoro con olio e pomodorini saltati e schiacciati in padella, o del suo normale. Condisco gli 'ndunderi col sugo, aggiusto di sale e pepe, metto in una pirofila, aggiungo il caciocavallo grattugiato (o con il parmigiano), basilico e ripasso in forno a gratinare per far sciogliere il formaggio.
Per il condimento al limone: metto il burro con un goccio di olio in padella insieme a succo e scorza di limone grattugiata o a julienne. Lascio addensare qualche minuto. Faccio poi saltare gli 'ndunderi in padella, insaporisco con pepe e caciocavallo o parmigiano, e impiatto.
Servo entrambi ben caldi.

7 giugno 2014

Pizza con lievito madre

Pizza con lievito madre


Pizza: altro comfort food per eccellenza in casa, sia farle che mangiarle. Sono partita facendo il lievito madre con l'acqua di governo delle mozzarelle di bufala,  e nonostante la mia perplessità iniziale, me lo ritrovo lì bello vivo e così procedo subito a testarlo: faccio la pizza e il pane!
Anche in questo caso non ero proprio sicura della riuscita e invece eccole qui: le mie pizzette! Non so se le foto rendono giustizia, ma bando alla modestia, sono belline e soprattutto buone. Comunque sono talmente soddisfatta di questo lievito/pasta madre che ho rifatto anche altre volte l'impasto e devo dire sempre con ottimi risultati. A mio parere le pizze risultano molto leggere, e digeribili, probabilmente per merito della lievitazione naturale, lenta e lunga nei tempi che permettono così ai fermenti di agire.

Ingredienti
  • 230 gr di lievito madre
  • 460 gr di farina per pane e pizza (io ho usato un tipo 2 buratto)
  • sale (se necessario)
  • olio extravergine d'oliva
  • acqua tiepida q.b.
  • condimento a piacere (pomodoro, mozzarella, parmigiano, basilico, alici piccanti, parmigiano)
Ho messo la farina in una ciotola capiente, e sistemata a fontana e nel mezzo no messo il lievito madre. Verso lentamente l'acqua tiepida (volendo ancora altra acqua di coltura della mozzarelle) e inizio a impastare. Aggiungo l'olio d'oliva extravergine e amalgamo bene il tutto. Se necessario sciolgo il sale in un po' d'acqua e lo unisco alla fine all'impasto, in modo che non venga a contatto diretto con il lievito. L'impasto deve venire morbido, ma non liquido. Copro con un canovaccio e metto a lievitare in un posto tiepido e al riparo da correnti d'aria. Di solito io lo faccio la sera prima e lo lascio lievitare tutta la notte. Il mattino dopo lavoro l'impasto e lo metto nuovamente a lievitare. Nel primo pomeriggio riprendo l'impasto, lo lavoro e lo divido in panetti più piccoli, copro e lascio lievitare ancora. Dopo un paio di ore, anche meno, stento i panetti nelle teglie e lascio riposare. Nel frattempo mi preparo gli ingredienti per condire le pizze e preriscaldo il forno statico a 230° C (dipende da forno a forno casalingo, va bene anche a 200). A questo punto condisco le pizze e le inforno per circa 15-20 minuti, ripeto dipende dai forni. Controllo la cottura sempre prima di sfornare. Quando pronte sforno, faccio riposare pochi minuti e servo ben calde.

6 giugno 2014

Fiordilatte con note alla lavanda

Fiordilatte con note alla lavanda

fiordilatte alla lavanda

Latte in scadenza... che fare? Ed ecco qui l'idea golosa adatta a tutti e resa particolare dall'infusione della lavanda. Giusto per chiudere in bellezza un pranzo festivo.
Non so perchè ma faccio pochi dolci al cucchiaio, devo rimediare, in fondo mi piacciono e anche molto.
Così nel giro di circa mezz'ora pronti i budini fiordilatte in forno a cuocere nel bagnomaria, di primissima mattina (rilassata, calma e senza far nulla proprio non ci so stare, sembra...), così hanno il tempo di raffreddarsi e saranno pronti per essere mangiati come dolce di fine pasto, ovviamente con la immancabile Sister. Normalmente questi budini si servono con il caramello che vien messo direttamente negli stampi e, poi, rovesciando il fiordilatte nel piatto, cola giù. Alclassico caramello ho preferito aggiungere, come topping, un filo di miele dorato alla lavanda di provenza Io non ho fatto il caramello e ho preferito aggiungere dopo un filo di miele alla lavanda... una bontà, una vera golosità! Per trovare questo miele sono andata fino ad una sagra di mieli, e lo cercavo a dire il vero per un'altra preparazione, ma già che c'ero l'ho provato anche qui. I budino con il caramello sono golosi, ma vi assicuro che il fiordilatte profumato alla lavanda con questo filo di miele acquista una marcia in più, una nota particolare, un carattere speciale. In più lavanda chiamava lavanda... una vera raffinatezza poetica, se me lo concedete...


Ingredienti

  • 500 ml di latte
  • 3 uova
  • 125 g di zucchero
  • un cucchiaino di fiori di lavanda
  • miele alla lavanda
  • un pizzico di sale
Faccio bollire il latte con un cucchiaino di fiori di lavanda in infusione, lascio a fuoco minimo per pochi minuti e poi spengo e lascio intiepidire.
In una ciotola amalgamo con cura lo zucchero con le uova e un pizzico di sale. Filtro il latte, con un colino, dai fiori di lavanda, e poco alla volta lo verso sulle uova sbattute, mescolando per amalgamare bene gli ingredienti.
Ora posso scegliere se usare uno stampo grande o stampi più piccoli, monoporzione. 
Se si vuole usare il caramello bisogna metterlo ora negli stampi.
Filtro con il colino il composto di uova e latte e lo verso negli stampi. Metto a cuocere a bagnomaria (prendo una teglia dai bordi alti, sistemo gli stampi, e verso acqua fino a circa metà altezza degli stampini) per 40-45 minuti in forno a 160° C (io sono partita da un bagnomaria freddo quindi ho lasciato i budini quasi un'ora). 
Quando i budini saranno cotti li faccio raffreddare prima di metterli in frigorifero per due ore, almeno.
Servo i fiordilatte freddi: li rovescio nei piatti e guarnisco con un filo di miele dorato alla lavanda.
Per chi non gradisce il miele, vi assicuro che questi fiordilatte sono buoni anche nella loro semlicità.
fiordilatte alla lavanda

 

5 giugno 2014

Piadine light... senza grassi, soffici e leggere

Piadine light... senza grassi, soffici e leggere


Ieri sera in casa c'era bisogno, e sottolineo bisogno, di comfort food causa giornata molto, ma molto difficile… Si sente parlare molto di questo comfort food, ma che cos’è? Cosa si può definire cibo consolatorio, cibo di conforto? Un sapore, una ricetta che ci fa stare bene, che ci coccola, che ci scalda, che ci ricorda un momento… un momento casalingo, un ricordo d'infanzia, ricorda casa… ma non solo...
Ebbene qui in casa di comfort food ne abbiamo diversi, ma stasera ci siamo concesse piadine casalinghe, condivise anche con la cara Sister, che era da un po che le voleva ma sostiene di non poterle mangiare… ma queste sì…
Per questo nuovo impasto ho pensato di usare l’acqua di governo delle mozzarelle, in fondo se ho fatto la pasta, e poi il lievito/pasta madre, anche le piadine devono venire.
Così oggi pomeriggio impasto: farina, acqua di coltura di mozzarella di bufala, e bicarbonato, niente sale e niente grassi.
Conclusione, non solo le piadine sono venute, ma sono leggerissime, soffici e buone. Qui le hanno divorate.

Ingredienti

  • 250 gr di farina per pizza e pane
  • 5 gr di bicarbonato
  • acqua coltura di mozzarella
  • per farcire salmone, prosciutto, mozzarella, squacquerone, stracchino…

Impasto la farina con il bicarbonato e l’acqua di coltura della mozzarella fino ad ottenere una pasta morbida, e lascio riposare coperta da un canovaccio in una ciotola. Divido poi la pasta in 4/8 palline di pasta (a seconda di quanto grande voglio la piadina) e lascio riposare ancora un po’ coperte da canovaccio. Nel frattempo mi preparo i ripieni e metto a scaldare una padella antiaderente. Stendo la pasta in sfoglie sottili e metto, una alla volta, nella padella a cuocere. Quando inizia a gonfiarsi la giro, faccio cuocere ancora qualche minuto e poi farcisco e servo. Attenzione che la padella sia ben calda, e poi lasciare a fuoco medio in questo modo non si brucerà e cuocerà bene.

2 giugno 2014

 Bāozi e Jiaozi  con verdure al vapore... ovvero i ravioli cinesi

Bāozi e Jiaozi con verdure al vapore... ovvero i ravioli cinesi


E' da un po' che provo a rifare a casa i ravioli di verdure al vapore. Affascinata dai film orientali in cui si vedono scene di preparazione culinarie, dei veri e propri rituali, scanditi da ritmi e gesti ben precisi, il tutto in un'armonia particolare che viene ricercata anche nei sapori e nelle pietanze. Ricerca di una pace e un equilibrio, essere zen. Passerei ore a vedere quelle immagini scorrere sul mio video, e non mi stanco nemmeno dalla lentezza della ripresa che si attarda sui particolari: coinvolge a tal punto che la storia quasi passa in secondo piano. Ma sto divagando sulla poesia che trovo in quelle immagini, e a volte anche nel poco di letteratura orientale che ogni tanto mi concedo. Comunque da amante della cucina orientale, che conosciamo qui in occidente, quindi parlo della cucina ricca cantonese, e memore dei film visti, mi sono più volte chiesta se sarebbe stato difficile rifare in casa alcuni dei piatti che prediligo. Ho iniziato così a documentarmi e a sperimentare finché, visitando il Salone del Libro di questo anno, nella miriade di libri, mi salta in mano La cucina vegetariana cinese di Jack Santa Maria. Mi incuriosisce, lo sfoglio, e decido di approfondire portandomelo a casa. L'autore racconta ricette dell'oriente vegetariano, un oriente popolare, magari anche povero, ricette che riflettono l'etica del Taoismo e del Buddismo, con cenni storici e linguistici. Ed eccomi ora a ricercare l'armonia, l'essere zen, la pace e la tranquillità, nel farmi assorbire dalla preparazione di questi ravioli.
La cottura che io preferisco è quella al vapore, molto veloce e leggera. Quasi tutta la cucina cinese si basa su preparazioni con cottura veloce per non alterare le proprietà degli alimenti (che una lunga cottura farebbe perdere), anche se magari la preparazione di alcune pietanze risulterà più laboriosa. Una curiosità  che avevo sempre avuto, magari mangiando nei ristoranti orientali, era proprio la differenza tra i diversi ravioli, ed ecco che grazie a questo libro mi viene anche spiegato l'etimologia dei nomi dati ai piatti.
La differenza sostanziale tra questi due tipi di ravioli è nel tipo di pasta impiegato, anche perché per il ripieno ho usato lo stesso per entrambi: il bāozi viene fatto con pasta lievitata, mentre lo jiaozi è un impasto semplice senza uova né lievito e la sfoglia è più sottile (che io ho arricchito con della lecitina di soia, ma è stata una mia libera iniziativa non scritta nel testo). Rispetto alle ricette del testo, io non ho usato il vino di riso, che si può sostituire con cherry secco, in quanto non avevo né l'uno né l'altro.

Ingredienti per jiaozi
  • 200 gr di farina
  • 1/2 cucchiaino sale
  • acqua
  • 2 cucchiaini di lecitina di soia (mia aggiunta)
ingredienti per bāozi
  • 3 cucchiaini di lievito secco
  • 1 cucchiaino di zucchero grezzo (io ho usato il miele)
  • 450 gr di farina
  • acqua tiepida
ingredienti per il ripieno di verdure
  • 1 cipolla finemente tritata
  • 2 cucchiai di olio (io ho usato extravergine d'oliva)
  • 1-2 cucchiaino di zenzero tritato fine
  • 2 cucchiai di salsa di soia
  • 500 gr di ortaggi misti ( io ho usato cavolo verza e carote)
  • cherry secco o vino di riso per sfumare (io non l'ho usato)
Ingredienti per salsa accompagnamento
  • salsa di soia
  • paprika (io ho scelto quella piccante)
  • zenzero
Per i ravioli bāozi (fagottini di ortaggi): ho versato in una ciotola 225 ml di acqua tiepida, vi ho sciolto il miele e il lievito e lasciato riposare fino al raddoppio del volume. Ho messo la farina in una ciotola capiente e unito la miscela di lievito. Ho iniziato ad impastare e aggiunto acqua tiepida, gradualmente, fino ad avere una bella pasta morbida e duttile. Impasto bene, copro con un canovaccio, e metto a lievitare per un'ora in un luogo al riparo da correnti d'aria e tiepido.
Per i ravioli jiaozi (mezzelune farcite): ho setacciato la farina con il sale, ho aggiunto abbastanza acqua (circa 225 ml), in cui ho sciolto la lecitina di soia, da fare una pasta liscia e setosa. Ho impastato bene e coperto con un canovaccio.
Preparo il ripieno dei ravioli: metto l'olio in una padella con la cipolla e lo zenzero (la ricetta vuole che si mettano gli ingredienti in olio bollente, io preferisco stufarli, scottarli velocemente), aggiungo dopo pochissimi minuti gli altri ortaggi tritati, condisco con salsa di soia, e faccio stufare per pochi minuti.
A questo punto riprendo in mano gli impasti dei ravioli. Inizio con la pasta lievitata: la lavoro ancora un po', poi la divido in diversi pezzi e la stendo con il matterello per farne una sfoglia e, aiutandomi con un coppapasta, ne ricavo dei dischi. Metto al centro di ogni disco il ripieno (a seconda della dimensione del disco), sollevo poi i lembi della pasta riunendoli al centro e torcendoli un poco per tenerli uniti, oppure pizzico i quattro lembi al centro e creo dei fagottini.
Stendo anche la sfoglia dei jiaozi, stessa procedura, mi creo dei dischi di sottile sfoglia, al centro metto il ripieno e richiudo la pasta dando la forma di una mezzaluna, pizzicando bene i bordi. Posso anche sigillare i bordi inumidendo gli orli con un po' d'acqua. 
Ho fatto cuocere i ravioli per 10 minuti al vapore a fuoco vivo, nei castelli di bambù foderati con della carta forno bagnata (ma vanno benissimo anche delle foglie di verdure come lattuga, cavolo, etc, quelle esterne più dure), e servito caldissimi accompagnati da salsa di soia a cui ho mescolato succo di zenzero (ho schiacciato un pezzetto di zenzero fresco con lo spremiaglio) e paprika piccante.

29 maggio 2014

Lingue di gatto alla panna

Lingue di gatto alla panna


lingue di gatto

Che fare quando in cucina avanzano degli albumi? 

Bhè di certo non si buttano, gli albumi si possono conservare e congelare finché non viene in mente un modo per riciclarli, che non siano le solite meringhe o i macaron, che tanto van di moda... 

Ma se posso esser sincera, a parte la sfida di farli, perché davvero è una bella prova di pasticceria, poi non è che ne vado matta, ecco preferisco altri dolci.

Comunque modi per riciclare gli albumi ce ne sono molti, sia nel dolce che nel salato.

Uno dei tanti modi è preparare delle lingue di gatto, che sono dei deliziosi biscottini molto sottili e allungati che prendono il nome proprio da questa loro caratteristica.

Più che biscotti fanno parte di quella piccola pasticceria secca, le petit friandises, che di solito si servono accomagnando un tè, dei gelati, dei semifreddi, delle creme, cioccolata calda, delle mousse (mousse al caffè).... ma sono buonissimi anche da soli.

Dalle origini molto antiche, di cui però non si hanno notizie certe. Artusi ne parla nei suoi libri definendoli "biscottini per il tè". Negli anni Venti a Parigi il pasticcere della Les Halles ne sfornava tantissime durante il giorno, e le confezionava in scatole di latta, sulle quali vi era disegnato un gatto con gli stivali.

La preparazione delle lingue di gatto è molto semplice, pochi ingredienti, e richiede poco tempo. Nella maggior parte delle ricette viene usato il burro, ma in una delle mie tante ricerche e sperimentazioni ho trovato la variante con la panna, e devo dire che è diventata la mia preferita. La panna dona un gusto più delicato a questo biscotto.

Purtroppo devo dire che hanno un difetto... no due. Il primo è che finiscono subito: non ci si rende conto di mangiarli, sono biscottini leggeri, sottili e friabili, che si sciolgono quasi in bocca, però attenzione, quando dico leggeri intendo che sono lievi come piume, ma in realtà sono un concentrato di calorie e zuccheri. Il secondo difetto è che, proprio come le meringhe, risentono dell'aria, della temperatura e dell'umidità, quindi se non finiscono subito sarà opportuno conservarli in una scatola con chiusura ermetica.

Il segreto per preparare delle lingue di gatto perfette è nell’impasto, che deve risultare morbido, consiglio per dare la forma di mettere l'impasto in un un sac à poche con un beccuccio liscio e sottile. Appena sfornata, calda bollente, è possibile modellare la lingua di gatto, ma bisogna essere molto veloci, si possono creare delle spirali, dei castini, etc. 

A proposito io ho dimezzato le dosi, visto che avevo solo 100 gr di albume, e già così ne vengono quasi due teglie.

Ma ora non resta che mettere mano agli attrezzi, accendere il forno e preparare queste delizie giusto per l'ora del tè.


Ingredienti

  • 300 gr di farina 00 (io 0 e 00)
  • 300 gr di zucchero a velo (io vanigliato)
  • 200 gr albume
  • 250 ml di panna fresca liquida
  • qualche goccia di estratto vaniglia o vanillina
Preriscaldo il forno a 200° C, e rivesto le teglie con carta forno.
In una ciotola monto gli albumi a neve ben ferma.
In un'altra ciotola più grande monto la panna a neve ben soda.
Unisco le due masse montate, delicatamente.
Mescolo la farina con lo zucchero a velo, poi poco alla volta le unisco alle masse montate facendole scendere da un setaccio/colino e delicatamente le incorporo. Continuo fino a completare le polveri. Devo ottenere un composto morbido, filante e senza grumi.
Trasferisco l'impasto in un sac à poche a cui taglio la punta, posso anche mettere un beccuccio liscio e sottile. Formo le mi lingue di gatto direttamente sulle teglie formando delle strisce di impasto della lunghezza di 4-5 centimetri l’una, e le distanzio l'una dall'altra di circa 3 cm.
Inforno e lascio cuocere per circa 7, max 10 minuti. Devono rimanere chiare con solo i bordi  più scuri, dorati. Le tolgo dalla teglia appena sfornate e le lascio raffreddare.
Le lingue di gatto si conservano in una scatola sigillata.
 
 

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