Vellutata verde con menta e caprino

Vellutata verde con menta e caprino

Vellutata verde con menta e caprino

Quando arriva il caldo, quello asfissiante non si sa proprio come combatterlo. Si ha voglia solo di trovare refrigerio da qualche parte, anche nel mangiare e bere. Stasera, per variare alle buonissime capresi, etc., provo con un bel pieno di vitamine verdi: zucchine e piselli con una cipollina, per dare corpo una patata, il tutto aromatizzato con un pizzico di curcuma, un cucchiaino abbondante di menta (fresca o secca, van bene entrambe), servito freddo o tiepido. Per renderlo un piatto completo accompagno con bruschetta (servita a parte). Guarnisco la vellutata con delle belle quenelle di caprino fresco, da gusto delicato anche se caratteristico, e una macinata di pepe di sichuan dagli aromi agrumati. Non mi resta che servire e sentire, uno alla volta, gli aromi e i profumi che questo piatto sprigiona. La menta poi ha la particolarità di venir fuori dolcemente e timidamente, ma poi, il suo aroma si svela regalando una sensazione di freschezza che ci regalerà un piacevole benessere, un refrigerio delicato che ci rinfresca da dentro… almeno per un po’… 



Ingredienti
  • 100 gr di piselli freschi
  • 3 zucchine
  • 1 patata
  • 1 cipollotto
  • Sale integrale
  • un pizzico di curcuma
  • 1 cucchiaino abbondante di menta
  • olio evo
  • pepe di sichuan
  • 1 formaggio caprino fresco
  • pane da tostare
Pulisco il cipollotto, le zucchine, la patata. Taglio tutto a pezzi, metto in una pentola insieme ai piselli e copro di acqua (un po’ meno). Metto il sale grosso integrale marino, il pizzico di curcuma, la menta, e lascio cuocere. Quando tutte le verdure e gli ortaggi son belli teneri, li frullo con un frullatore ad immersione. Condisco con olio evo, aggiusto di sale e metto da parte a intiepidirsi (o raffreddarsi). Nel frattempo preparo le quenelle di formaggio caprino fresco, dal sapore caratteristico ma non intenso pungente.
Tosto il pane in modo da avere una consistenza croccante che bilanci la cremosità della vellutata e del caprino.
Impiatto la crema verde, sistemo le quenelle di caprino, spolvero con abbondante pepe di sichuan macinato fresco, e servo accompagnando con il crostino.

Salmone affumicato con aneto, fagiolini, pomodori e patate...

Salmone affumicato con aneto, fagiolini, pomodori e patate...

Salmone affumicato con aneto, fagiolini, pomodori e patate...

Con la bella stagione è anche più semplice seguire, e aver voglia, di mettersi a dieta: grazie alla scelta di frutta e verdura e ortaggi che possiamo trovare. In questo modo si possono comporre dei piatti unici molto colorati e divertenti. Già perché, se questa regola vale sempre, a maggior ragione quando si è in regime controllato. Non so se vale anche per voi, ma io ho in antipatia per la parola dieta. Ho proprio un blocco, se mi si dice stai a dieta è sicuro che non ci riesco. Comunque ogni tanto bisogna darsi una regolata e avere giornate compensative se per caso abbiamo ecceduto, o ci siamo concessi qualcosa di più. Così oggi io e la piccola ci concediamo un bel piatto colorato e a perfetto regime nutrizionale: salmone affumicato all'aneto, pomodori, fagiolini sbollentati e patate lesse, il tutto condito con un filo di olio extravergine d'oliva, un po' di origano e sale marino integrale. Essendoci le patate, pesate, contate, niente pane... complice per questo piatto i nuovi filetti di salmone che ho acquistato: non il solito salmone a fette, ma veri e propri tranci, filetti, affumicati con la pelle. Buonissimi, teneri e golosi.
A proposito, le dosi sono per persona...

Ingredienti
  • 1 filetto salmone affumicato all'aneto (circa 125gr)
  • una decina di pomodori ciliegini
  • 100 gr fagiolini sbollentati
  • 1 patata medio piccola
  • Sale marino integrale
  • Olio extravergine d'oliva
  • Origano

Ho iniziato con il pulire e lavare i fagiolini. Ho lavato bene anche le patate. Ho messo a bollire l'acqua con le patate e il sale grosso. Quando l'acqua arriva a ebollizione aggiungo i fagiolini. Controllo la cottura delle patate e dei fagiolini e quando sono pronti levo e metto a raffreddare. Lavo i pomodori.
Procedo con il pelare e tagliare a fette le patate, taglio anche i fagiolini e i pomodori.
Compongo il piatto, scelgo un piatto non grande, e sistemo a mucchietti le patate, i pomodori, i fagiolini e il filetto salmone. Condisco con sale, olio e origano, ma non il salmone e porto in tavola...

Panna cotta ai frutti di bosco

Panna cotta ai frutti di bosco

Panna cotta ai frutti di bosco


La domenica ci vuole il dolce… solo la domenica? Assolutamente no, un piccolo dolcino aiuta quasi sempre, però nei giorni festivi, come diceva mia nonna, è d’obbligo. Anche se a casa sua, aprendo "stipetto" dei mobili cucina o porta del forno estra-large, si trovava sempre qualcosa di "speciale", un po’ come a casa mia… si sa mai… (salvo casi eccezionali).
Approfitto del caldo intenso e asfissiante arrivato,  di una confezione di panna fresca in scadenza, per fare queste panne cotte che racchiudono piccoli e delicati frutti di bosco al loro interno. Non ho voluto appositamente usare caramello o coulis vari, e le ho lasciate in purezza: preziosi, candidi, delicati scrigni… Una semlice preparazione di sicuro effetto, sia visivo che per il palato. Un delicato e leggero dolce, sembra strano per una panna cotta, ma provare per credere: infatti la leggerezza è data dal fatto che non ho usato solo panna, ma panna e latte insieme, come addensante l'agar agar, e poco zucchero. Grandi e piccini ne saranno entusiasti. Usando i frutti di bosco si possono fare con colori misti, o dividere i gusti come ho fatto io con mirtilli e lamponi freschi. Ho aromatizzato la panna cotta con della profumatissima vaniglia, la cui dolcezza smorza, sia col profumo che di gusto, l'acidità dei frutti di bosco…
Tutti i sensi vengon appagati… pochi minuti di dolci coccole…


Ingredienti
  • 250 ml di panna fresca da montare
  • 250 ml di latte fresco (possibilmente intero)
  • 40 gr di zucchero
  • 150 gr di frutti di bosco (io mirtilli e lamponi)
  • estratto di vaniglia (o bacca di vaniglia aperta)
  • 1 tbsp di agar agar (circa 5 gr)
Ho messo panna, latte, zucchero e estratto di vaniglia (o la bacca) in un pentolino sul fuoco dolce a scaldare. Quando arriva arriva a bollore unisco l’agar agar, e mescolando bene, faccio cuocere ancora dai due ai cinque minuti, facendo addensare. Tolgo poi dal fuoco, levo la bacca di vaniglia, e filtro il composto con un colino. L’agar agar gelifica quando arriva a una temperatura di 35-40°. Preparo i miei stampini nei quali ho già sistemato i frutti di bosco, verso la panna cotta, e metto il tutto a raffreddare in frigorifero per almeno 6 ore.
Una volta ben freddi non mi resta che sformarli e servire.

Granita

Granita

Granita

Tempo d’estate, voglia di fresco e unico modo per sopravvivere a torride temperature è consumare cose fresche. Allora via la produzione di ghiaccioli, sorbetti e granite. Tempo fa avevo preso un succo di lamponi naturale, col quale avrei voluto giocare a fare la chimica per far delle morbidose caramelle particolari, giocando con le proprietà chimiche degli alimenti. Però, complice le alte temperature, il succo viene “riciclato” in una rinfrescante granita da mangiare in compagnia. Le granite di frutta, soprattutto limone, è sempre bene farle fresche e consumarle tutte subito. Mi ricordo come tutte le estati mia nonna si cimentasse nella produzione di granite, ma le sue erano molto zuccherose, a lei lo zucchero piaceva, e poi ti rispondeva se no che dolce è? Io ho una filosofia un po' diversa, anche se mi ritrovo a ripercorrere i suoi passi e a mettermi anche io a far granite, usando la sua stessa tecnica, come quella della maggioranza delle persone che non possiedono la gelatiera o chi per essa. Questo procedimento richiede solo un po' di pazienza, ma il risultato finale direi che non ha nulla da invidiare ai prodotti dei professionisti. Le dosi indicate sono per tanta granita, ma nel mio caso ho ridotto di molto, circa di un terzo e mi son venute fuori tre porzioni medio-piccole. Il mio succo di frutta in realtà altro non era che succo di mirtillo con un po’ di succo di limone e poco zucchero, di conseguenza la mia granita è risultata non esser dolcissima, ma molto fresca e rinfrescante, e non ho aggiunto il succo di limone, visto che era già contenuto nel succo di partenza. Con questo metodo si possono fare granite per tutti e di tutti i gusti.
Non resta che mettersi comodi e… rinfrescarsi…

Ingredienti
  • 600 ml di succo di frutta (ad alta percentuale di frutta) o frullato di frutta
  • 1,2 l acqua minerale naturale
  • 90 gr di zucchero
  • 1/2 succo limone (se occorre)

Ho messo l'acqua e lo zucchero in un pentolino e, su fuoco medio, ho fatto sciogliere lo zucchero. Ho lasciato questa soluzione ancora sul fuoco per una ventina di minuti fino ad ottenere uno sciroppo denso. Lascio poi raffreddare lo sciroppo. Nel frattempo mi preparo la frutta frullata, se uso quella fresca, o prendo il mio succo. Mescolo lo sciroppo raffreddato con il succo in una ciotola d’acciaio abbastanza larga e non alta. Se serve unisco anche il succo di mezzo limone. Metto la ciotola in freezer e lascio raffreddare per almeno 3 ore, però ogni mezz’ora mescolo il contenuto della ciotola con una frusta. Una volta ottenuto un composto omogeneo, della giusta densità non liquido ma nemmeno troppo compatto, una granulosità fine direi, verso la granita nelle coppette, o nei bicchieri e servo.

Tempo di clafoutis

Tempo di clafoutis

Tempo di clafoutis

È arrivata la stagione delle ciliegie... e se si domanda a mia figlia cosa ne facciamo, quando non vuol più mangiarle fresche, lei ti risponde: clafoutis. Devo dire che riesce a dar punti anche ad un francese di mia conoscenza, che nonostante abbia vissuto in Francia, e giri per lo mondo, e possieda un sacro tomo della cucina francese, ignora cosa sia questo dolce della regione del Limousin.
Così come ogni anno, devo dire che comunque il clafoutis incontra il mio gusto, eccomi a provare una variante nuova. Di per sé è un dolce semplice, non è altro che una sorta di impasto di crêpes che viene cotta in forno, per cui una volta imparata" “l'arte” la si può variare a piacere. Come ogni anno si pone la querelle in merito al nocciolo delle ciliegie: si leva o si lascia? Alcuni sostengono che la ciliegia intera nella torta gli conferisce un aroma particolare più intenso, scaturito proprio dal nocciolo. Certo c’è la scomodità e la poca eleganza nel mangiare il dolce dovendo “sputacchiare” il nocciolo. Personalmente, come fanno altri, preferisco denocciolare le ciliegie. Questo anno ho deciso di provare lo snocciolatore, che gentilmente mi è stato prestato dalla Sister. Confesso che ero un po’ scettica della buona riuscita, temevo che mi rovinasse la frutta, già di per sé delicata... invece, in pochi minuti ecco pronte tutte le mie ciliegie e senza che siano state schiacciate o rovinate. Fantastico attrezzo, lo consiglio. Per quanto riguarda la pastella ho deciso di arricchirla con un po' di yogurt bianco e di panna, la farina l'ho alleggerita con la frumina. Tutto in una scodella, una bella mescolata con la frusta, e verso tutto sulle ciliegie, cuocio, aspetto che si intiepidisca, spolvero con zucchero a velo e servo...

Ingredienti
  • 500 gr di ciliegie
  • 3 uova bio
  • 100 gr di zucchero
  • 60 gr di farina (io tipo 0)
  • 40 gr di frumina
  • 50 gr di yogurt bianco
  • 85 ml Latte
  • 125 gr di panna fresca da montare
  • 1 pizzico di sale
  • qualche goccia di essenza di vaniglia
  • burro per la tortiera
Snocciolo le ciliegie e le metto da parte.
In una scodella mescolo con una frusta uova e zucchero, e un pizzico di sale. Aggiungo lo yogurt, e lentamente le polveri setacciate. Infine unisco il latte e la vaniglia, mescolo bene con una frusta.
Imburro una pirofila da forno (perché il dolce andrebbe servito proprio nella pirofila di cottura), se voglio caramellare un pochino il fondo del dolce metto anche due cucchiai di zucchero (di canna possibilmente), sistemo le ciliegie e verso la pastella.
Inforno in forno statico a 180° C per circa 35 minuti. Controllo prima di sfornare che il dolce sia ben cotto, altrimenti lascio ancora qualche minuto.
Faccio intiepidire e prima di servire spolvero con zucchero a velo.


Chiffon Cake o fluffosa in rosa

Chiffon Cake o fluffosa in rosa

Chiffon Cake o fluffosa in rosa

Impazzano sul web le chiffon cake o torte “fluffose”. Soffici come nuvole setose, leggere e soprattutto buonissime e golose. E’ l’antica ricetta di una ciambella di origine anglosassone altissima e morbidissima. Premendo con un dito sulla superficie si sprofonda al tocco, ma appena lo si solleva la torta riprende la sua forma perfetta. È alta, rotonda, profumata; cresce nel forno, nel suo stampo speciale e si raffredda a testa in giù. Questa torta ha un’eleganza innata che raccoglie i desideri e i gusti di tutti, grandi e piccoli, ed è adatta ad ogni occasione, ed è facilissima da realizzare, diventando alta e soffice senza fatica. Può essere decorata e farcita in ogni modo. Il nome "fluffosa", che deriva dall'inglese fluffy (soffice),  le è stato dato dalle “bloggalline”, un gruppo di food blogger unite dalla condivisione della passione per questa torta che promette di abbattere la tristezza grazie ad una fetta di questa soffice delizia.
La mia sarà all’insegna del rosa grazie al gentilissimo omaggio di una mia cara amica che è passata a trovarmi con due cesti pieni di fragole profumatissime. Non solo, in questo lunedì uggioso di tarda primavera la mia bimba mi ha espressamente richiesto una torta rosa “fragolosa” (se è stato accettato “petaloso” io posso usare “fragoloso”, no?) dentro e fuori. Ho cercato di proporre una glassa di un altro colore, ma nulla da fare, è stata irremovibile: fragole! Così portiamo un po' di la vie en rose in questa grigia giornata di lunedì, che fa anche venire in mente, canzone a parte, la Parigi in cui non sai mai che tempo fa (cari bei nostalgici vecchi eleganti film)…
Per montare gli albumi la maggior parte delle ricette prevedono l’uso del cremor di tartaro, un agente lievitante naturale, anzi un sale acidificante, che si usa in sostituzione dei lieviti (unito al bicarbonato di sodio) in casi di intolleranze ( e molto amato dai vegani e vegetariani), e che serve a stabilizzare e conferire volume e consistenza alle preparazioni culinarie nelle quali è impiegato. Siccome non sono riuscita a trovare il cremor di tartaro, l'ho sostituito con qualche goccia di succo di limone, che ha le stesse proprietà di stabilizzare e mantenere la struttura degli albumi montati. Normalmente si trova indicato nelle ricette la dose di farina di tipo 00 che io non uso, così ho diviso la quantità tra la farina di tipo 0 e la frumina (ma si può usare anche fecola di patate o maizena) per dar maggior leggerezza al dolce.
Questo dolce vorrebbe il suo stampo apposito, alto e con dei piedini per poterlo appoggiare da rovesciato per far raffreddare e scendere la torta (tra l'altro non va imburrato né infarinato), ma se non si possiede questo stampo speciale da angel/chiffon cake si può usare un normale stampo da ciambella imburrato e infarinato, anche se cambierà un po' l'aspetto finale.
Per concludere posso solo dire che la torta è finita praticamente subito: leggera, golosa, profumata di limone e fragole, perché le fragole col limone... (a dispetto di una canzone) ci stan proprio bene. E non posso che dar ragione alle "bloggalline" confermando che questo dolce aiuta l'umore...
Bon vie en rose...

Ingredienti per uno stampo da 18 cm
  • 100 gr di farina (io tipo 0)
  • 50 gr di frumina
  • 125 gr di zucchero a velo
  • 3 uova medie bio
  • zest di 1 limone
  • succo di 1/2 limone
  • 150 gr di fragole (abbondanti)
  • 60 ml di olio d’oliva dolce (o di semi)
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di succo di limone
  • 1 bustina di lievito per dolci vanigliato
  • 200 gr di fragole
  • 1/2 tbsp di agar agar
Ho lavato e asciugato il limone, grattugiata la buccia e spremuto il succo. Ho lavato e tolto il picciolo a 150 gr di fragole, le ho messe nel bicchiere con il succo di 1/2 limone e le ho frullate creandone una purea.
Ho diviso gli albumi dai tuorli. Ho montato i tuorli con lo zucchero a velo. Ho pesato 150 gr di purea di fragole e l’ho unita ai tuorli montati. Nel caso in cui il peso delle fragole frullate fosse inferiore, basterà aggiungere dell’acqua fino al raggiungimento del peso desiderato. Al composto di tuorli e fragole ho aggiunto l’olio e un pizzico di sale e ho mescolato bene il tutto. Ho setacciato le polveri, farina, frumina e lievito, e poco alla volta l’ho unito al composto dei tuorli. Amalgamo bene il tutto e metto da parte. Monto gli albumi a neve con un cucchiaino di succo di limone. Unisco delicatamente i due composti, mescolando dal basso verso l’alto per non smontare gli albumi. Verso l’impasto nella tortiera da chiffon/angel cake e cuocio in forno statico preriscaldato a 160° C per 60-70 minuti. Verifico la cottura prima di sfornare, e poi rovescio lo stampo su un piano e lascio raffreddare e che la torta scenda da sola dallo stampo.
Una volta che la torta sarà fuori dallo stampo, preparo la glassa di coulis di fragole. Lavo e pulisco 200 gr di fragole, le frullo con il frullatore ad immersione. Prendo la purea di fragole e la setaccio con un colino per eliminare tutti i semi. Metto il coulis in un pentolino e la faccio scaldare, quando arriva quasi a bollore aggiungo l’agar-agar, mescolo accuratamente e faccio sciogliere bene sul fuoco per pochi minuti (più cuoce più diventa densa). Faccio raffreddare, o meglio intiepidire, e quindi anche rassodare, prima di versarla sulla torta.

Tartufi al cioccolato con brillantini

Tartufi al cioccolato con brillantini

Tartufi al cioccolato con brillantini

tartufi al cioccolato glitter

C’era una volta un Natale di qualche tempo fa in cui avevo organizzato gli auguri con gli amici, mi ritrovavo un po’ di corsa tra preparazioni biscotti, feste, e altro e mi sarebbe piaciuto comunque offrire un dolce che sapesse di festa. Avevo da poco preso il libro "Tea time" di Csaba della Zorza, un testo elegante e raffinato, proprio come l'autrice, sia per quanto riguarda l'aspetto grafico editoriale, sia nella cura dei testi. Tra le varie pagine di foto splendide e ricette, verso la fine, mi imbatto tra alcuni dei suoi piatti per le feste, nei suoi gold truffles: belli, eleganti, piccoli e con le scaglie di oro alimentare danno idea di qualcosa di prezioso adatto alle occasioni di festa.
Finora non avevo fatto dei tartufi al cioccolato e quindi l’idea mi è piaciuta. Questi bon bon golosi che chiudono piacevolmente un menù senza eccedere o appesantire (son stati serviti dopo una paella de pescado), ma sono anche bellissimi da regalare. Per renderli preziosi, invece dell’oro alimentare, ho preferito i brillantini, glitter alimentare. Nell’impasto ho messo il burro salato: il sale con il cioccolato mi piace, da una nota particolare e trovo che ne esalti il sapore.
Solitamente si vedono tartufi di cioccolato con note liquorose, io preferisco non usare alcolici, in questo modo anche i bambini possono mangiarli. La cosa bella di questo tipo di pralineria è che sono abbastanza semplici da fare, e visto che si usano “le mani” per dare la forma tonda, anche i bambini possono aiutare e collaborare nel farli… ci si sporca un pochino ma ci si può divertire… insieme…


Ingredienti
  • 150 gr di cioccolato fondente al 72%
  • 150 gr di cioccolato bianco
  • 125 ml di panna liquida fresca
  • 50 gr di burro leggermente salato
  • 50 gr di cacao amaro
  • Glitter argentati alimentari

Scaldo la panna e il burro in una pentolina e spengo la fiamma appena raggiunge l'ebollizione. Nel frattempo spezzetto il cioccolato. Poi, poco per volta, metto il cioccolato nei liquidi caldi, e mescolo. Non lavoro troppo l'impatto in questa fase. Il cioccolato deve solo amalgamarsi bene. Poi metto tutto da parte e lascio raffreddare per almeno un'ora, mescolando un po' ogni 20 minuti circa. Dopodiché metto a riposare il tutto in frigorifero per altri 30 minuti.
Usando due cucchiaini formo delle piccole palline di cioccolato grandi come noci e le metto su carta forno. Sistemo il tutto su un piatto o un vassoio e rimetto in frigorifero per 10-15 minuti prima di lavorare i tartufi.
Intanto preparo un piatto fondo con dentro il cacao amaro.
Ora c'è da sporcarsi un po' le mani: con i palmi arrotolo ciascuna pallina smussandola, e poi la faccio rotolare nel cacao. Una volta terminati tutti i tartufi, scuoto via il cacao in eccesso e li sistemo in un piatto o vassoio pulito, e infine li cospargo con la polvere argentata.

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